David Sassoli ricoverato per polmonite, il presidente del Parlamento Ue "è in buone condizioni"Giovanni Toti attacca duramente i no vax: “Siete i nostri talebani”Riparte il 6 ottobre il processo Ruby ter con Silvio Berlusconi come imputato
Covid, il sottosegretario Costa: "A mio avviso abbiamo fatto un errore a non riaprire le discoteche"Foto Icponline COMMENTA E CONDIVIDI Siete genitori “interventisti”?ETF Pretendete di pilotare in ogni istante la vita dei vostri figli? Non rinunciate a verificare con la massima cura possibile frequentazioni, amicizie, contatti abituali e occasionali? Talvolta però, dopo aver esercitato questa occhiuta vigilanza “a fin di bene”, vi interrogate sull’opportunità di continuare in questo controllo sistematico e asfissiante? Ai genitori che si pongono questi interrogativi, diciamo subito che i dubbi sono più legittimi e che sarebbe necessario resettare le abitudini. Negli Stati Uniti gli psicologi hanno definito questa prassi di vicinanza un po’ asfissiante, overparenting. Una genitorialità sovrabbondante in senso negativo, quasi tossica perché pretende, per esempio, di incolpare sempre e comunque gli altri bambini se il figlio, mentre gioca al parco, cade e si sbuccia il ginocchio. Oppure di puntare il dito contro l’insegnante, facendo magari la voce grossa o anche peggio, se arriva un brutto voto ma anche se il malcapitato docente si permette di rimproverare il pargolo. Una delle espressioni più deteriore di oveparenting consiste nel controllare i figli minori in tutti i loro spostamenti, geolocalizzarli mentre escono da scuola, vanno in palestra, si fermano a parlare con gli amici, avviene sempre più spesso con il loro consenso. I genitori, convinti di aver trovato con questa “sorveglianza informata e condivisa” una modalità per tacitare la loro coscienza, sostengono che anche i ragazzi vivono meglio. Sanno, questi malcapitati figli, che un “genitore elicottero” veglia in qualsiasi momento su di loro e – sempre secondo l’opinione di questi madri e padri – si sentono più tranquilli. “Quando ha la tentazione di “deviare” si ferma in tempo perché – mi raccontava qualche giorno fa un amico che sul suo iPhone segue passo dopo passo i movimenti del figlio 14enne – sa che verrò a sapere qualsiasi cosa in tempo reale. Una sicurezza per noi e una garanzia per lui. Prima, ogni volta che usciva, si scatenava l’ansia. Cosa farà? Chi avrà incontrato? Avrà bisogno di aiuto? Ora non abbiamo più motivi di essere preoccupati”. Ma è davvero così? Basta il controllo elettronico per assicurare davvero a un ragazzo una crescita più serena? O non sarà vero il contrario? E cioè che questo persistente affiancamento da remoto finisce per produrre tutta una serie di effetti negativi tali da azzerare la presunta tranquillità indotta dall’occhio elettronico. Due domande, tra le tante che potremmo porci: quale senso di responsabilità riuscirà a sviluppare un ragazzo consapevole – e apparentemente d’accordo – del fatto di essere controllato in ogni suo spostamento? Non rischierà di subire una preoccupante stagnazione per quanto riguarda lo sviluppo dell’autonomia? E, allo stesso modo, non risulteranno paralizzate tutte le dinamiche relative alla conquista dell’autonomia che si fondano in modo prevalente proprio sulla possibilità di verificare, tentare, sperimentare? Anche sbagliare, naturalmente, come momento normale e prevedibile di un percorso di crescita che va certamente promosso e accompagnato, ma non video-controllato né teleguidato passo dopo passo. Bisognerebbe anche riflettere sull’autenticità del consenso espresso dai figli. Quali sono gli adolescenti davvero contenti di essere controllati elettronicamente dai genitori? Può essere che in alcuni casi, di fronte ad atteggiamenti tanto ansiosi di mamme e papà da sfiorare la patologia, i ragazzi accettino la “spia digitale” per non causare ulteriori motivi di stress e di conflittualità familiare. Ma può anche darsi che, mentre noi ci affanniamo a trovare nuove modalità di controllo elettronico, loro abbiano già capito il sistema per aggirare il “nemico digitale”, illudendoci di poter dormire sonni mentre loro si godono a nostra insaputa la riconquistata e legittima libertà.Ma è chiaro che questi sistemi di controllo elettronico, facilmente utilizzabili e forse facilmente aggirabili, se possono essere utili in qualche circostanza estrema – un concerto ad alto rischio di sballo e di droga – non sono da considerare strumenti ordinari di accompagnamento educativo. Pensiamo a tutto l’ambito scolastico, al mondo delle relazioni, alla pratica sportiva. Che senso avrebbe verificare momento dopo momento la vita e gli incontri di un figlio o di una figlia se non quello di azzerarne la spontaneità, spegnare il loro sano e giusto vitalismo adolescenziale, convincerli di non essere in grado di far un passo da soli senza l’occhiuta vigilanza elettronica dei genitori. Attrezzare un ragazzo o una ragazza alla vita significa, al contrario, mostrare con i fatti che ci fidiamo di loro, che siamo convinti – anche se quasi sempre non è così – del loro equilibrio, della loro capacità di giudizio, della possibilità di fare bene da soli. Qualche volta ce la faranno a stare in piedi, qualche volta cadranno, in alcune occasioni torneranno con le ginocchia e il cuore escoriati. Ma la sfida dell’educazione è proprio questa. Coltivare con tutto l’impegno e la passione possibile un albero capace di germogliare. E poi attendere con pazienza e fiducia i frutti. Standosene, per quanto possibile, un po’ in disparte. Chi pretende di esserci sempre, di intervenire, di stabilire modi e tempi della maturazione ottiene solo l’effetto contrario. I frutti si guasteranno prima del tempo e non si otterrà altro che una immaturità perenne e irreversibile. Non credo che qualche genitore desideri questo per i propri figli. E allora? Mettiamo da parte l’overparenting e accettiamo il rischio di vederli crescere anche senza sapere in diretta ogni particolare della loro vita, di scoprire ogni sillaba delle loro conversazioni, di anticipare ogni loro possibile sbaglio. La bontà di un approccio educativo non si misura dal tanto percepito grazie alla geolocalizzazione, ma dal poco che loro ci verranno spontaneamente a raccontare perché si fidano di noi.
David Sassoli ricoverato per polmonite, il presidente del Parlamento Ue "è in buone condizioni""Scarsi? É il cagnolino di Conte": Vittorio Sgarbi si scaglia contro Scarzi dopo la serata di Verona
Luca Morisi, Ilaria Cucchi: "Ora so che c'era lui dietro gli attacchi di Salvini alla mia famiglia"
Green pass, De Luca prepara due due ordinanze per la CampaniaLega, le accuse rivolte al ministro Giovannini: “Perde tempo sul Ponte sullo Stretto”
Viminale, rave party nel viterbese: “Ripristinare legalità il prima possibile”È morto Nadir Tedeschi, ex esponente delle DC: aveva 91 anni
Ecco il Piano B di Salvini: lasciare la Lega e farsi un partito tutto suoConfedilizia: "La riforma del catasto? É già chiaro il finale del film"
Elezioni comunali a Bologna 2021, exit poll e risultati in diretta: le proiezioni danno la vittoria di LeporeVaccino Covid, Speranza è ottimista: “Aumentano le prime dosi”Green pass, Massimo Cacciari: "Sperimentazione di massa, roba da regime dispotico"Sondaggi elettorali, la situazione: Partito Democratico primo partito
Giovanni Toti attacca duramente i no vax: “Siete i nostri talebani”
Musumeci a tavola con 20 persone senza mascherine, la reazione del sindaco: "Sgarbo istituzionale"
Sardegna, Solinas sul concerto di Salmo: "Non ho autorizzato alcun evento" e attacca FedezBianchi: "Obbligo vaccinale per studenti? Pronti ad usare ogni strumento necessario"Covid, Sileri: "Terza dose vaccino andrà fatta. Dovremmo iniziare a ottobre"Mattarella riceve la laurea honoris causa in Relazioni internazionali ed europee
G7, Draghi: "Necessario mantenere canale di contatto anche dopo la scadenza del 31 agosto"Voghera, la sindaca rompe il silenzio: "Basta strumentalizzazioni"Elezioni Comunali 2021: serve il Green Pass per votare alle amministrative?Green Pass, il sottosegretario Costa chiede l'obbligo per i dipendenti pubblici