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Coronavirus, l'appello del premier Conte agli italianiSecondo il legale Rossi Albertini e Luigi Manconi,Professore Campanella tale decisione significa che «per la prima volta si sta mettendo in dubbio la legittimità del regime 41bis rispetto alle convenzioni internazionali». L'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani ha inviato allo stato italiano la richiesta di applicazione di misure temporanee cautelative relative la detenzione al 41bis di Alfredo Cospito. Il documento è stato notificato sia alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra e che all'avvocato dell’anarchico in sciopero della fame al 41 bis, Flavio Rossi Albertini. All’origine dell’iniziativa dell’Alto commissariato Onu c’è una petizione individuale che l’avvocato ha inviato alla commissione Diritti umani, subito dopo il rigetto del ricorso per Cospito in Cassazione, per denunciare «le condizioni di detenzione del proprio assistito». In una nota, lui e Luigi Manconi, presidente dell'associazione "A buon diritto" che segue da vicino il caso, si legge che «in attesa della decisione sul merito della petizione individuale presentata per Alfredo Cospito, il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso di applicare una misura provvisoria che consiste nel richiedere all'Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali e degli articoli 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti e divieto di sottoposizione, senza libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche) e - prosegue la nota - 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata della libertà personale) del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici in relazione alle condizioni detentive di Alfredo Cospito». GiustiziaLa Cassazione rigetta il ricorso: Cospito rimane al 41 bisGiulia Merlo Nessuna iniziativa del ministero A fronte della richiesta dell’Onu di adottare misure «urgenti a protezione del detenuto», Rossi Albertini e Manconi hanno reso noto che nulla è stato ancora fatto dal ministero della Giustizia per «revocare o quantomeno migliorare la condizione detentiva di Alfredo Cospito», come chiede la Commissione. «Lo Stato italiano deve, nel rispetto dei propri obblighi internazionali (assunti con la ratifica del Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici delle Nazioni Unite), dare esecuzione a tale misura provvisoria. Rappresenterebbe un grave precedente se la decisione adottata dal Comitato rimanesse lettera morta, se l'Italia emulasse l'indifferenza dimostrata per l'ONU dai regimi autocratici». Questo tipo di iniziative vengono assunte dal Comitato nei casi in cui ci sia rischio imminente per la tutela dei diritti essenziali della persona e per evitare danni irreparabili, come la morte durante la detenzione. Secondo Manconi e Rossi Albertini, tale decisione della Commissione significa che «per la prima volta si sta mettendo in dubbio la legittimità del regime 41bis rispetto alle convenzioni internazionali». A distanza di tre giorni, il ministero della Giustizia ha comunicato che l'Italia fornirà all'Onu le informazioni richieste. Nella nota, via Arenula ha specificato che la richiesta in favore di Cospito è «trattata dalle Nazioni Unite secondo la procedura ordinaria applicabile a ogni petizione ricevuta: l'Onu chiede all'Italia informazioni sul caso e domanda di assicurare che le condizioni di detenzione siano conformi al patto internazionale sui diritti civili dell'uomo e rispettino gli articoli 7-10». Il sottinteso è: l’iniziativa dell’Onu rientra nella prassi per questo tipo di procedure. I prossimi passi Questa iniziativa del Comitato non sarà l’unica. Il caso di Alfredo Cospito, infatti, è stata registrata con il numero di registro, e il Comitato è in attesa di ottenere maggiori informazioni per raggiungere una decisione finale sul caso. PoliticaNordio scarica sulla polizia penitenziaria: sono loro che hanno messo Cospito con i mafiosiVanessa Ricciardi© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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