Milano, 93enne mette in fuga il ladro che cercava di rapinarloPrevisioni MeteoFuoristrada in una scarpata: un morto
"Devi fare la fine di Giulia Cecchettin": Daspo di 5 anni a un padreIl reato si bilancia con il principio di libertà di espressione sulla base del modo di esprimersi: la critica anche dura deve essere nel merito e mantenere forme non lesive dell’istituzione. Il punto,à diparolaèVOL dunque, è soprattutto la forma con cui gli undici indagati si sarebbero espressi: l’istituzione è criticabile in modo anche molto violento, ciò che non può essere fatto è attaccarla con forme ed epiteti che ne ledano il prestigio.Nel caso di Gervasoni, sembrerebbe che l’elemento portante delle accuse non siano tanto i tweet pubblici, quando alcune frasi da lui scritte su un social network russo Vkontakte. Tuttavia, bisognerà attendere la chiusura delle indagini per individuare esattamente le frasi incriminate. Nel contestare il reato di vilipendio al capo dello stato a undici persone, tra le quali il professore universitario Marco Gervasoni, la procura di Roma fa sorgere due questioni: la prima riguarda l’incontinenza verbale sui social network, che oggi non sono più considerabili qualcosa di separato rispetto alla vita reale; la seconda il bilanciamento tra libertà di espressione e reato. La vicenda ha ancora dei contorni non del tutto chiariti, quel che si sa è che i carabinieri del Ros hanno avviato un’indagine con l’ipotesi di reato di vilipendio al capo dello stato in seguito a insulti pubblicati sui social e hanno proceduto a perquisire le abitazioni degli undici indagati e al sequestro dei loro account. Il professor Gervasoni si è difeso dicendo che «sul mio profilo i post contro il presidente della Repubblica ci sono, perché io l’ho criticato diverse volte, però sono tweet di critica politica, assolutamente non minacce. E se diventa vilipendio la critica politica allora vuol dire che siamo in regimi di altro tipo». Il reato Dal punto di vista giuridico, tuttavia, i termini della questione sono diversi. Il reato di vilipendio al capo dello stato è un reato che perseguibile d’ufficio e recita: «Chiunque offende l’onore o il prestigio del presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni». Perché questo reato si configuri non è necessario il cosiddetto dolo specifico, ovvero l’intenzione di offendere, ma è sufficiente la consapevolezza che quanto scritto possa obiettivamente considerato irrispettoso nei confronti dell’istituzione. La vittima del reato, poi, non è il presidente della Repubblica in quanto cittadino, ma Sergio Mattarella nell’esercizio delle sue funzioni di capo dello stato. Questo significa che oggi questo reato è ipotizzabile solo in riferimento a chi attualmente ricopre la carica, non anche ai predecessori. Più complicato è identificare quando le frasi scritte escono dalla sfera della libertà di espressione e rientrano nella fattispecie penale del vilipendio. In altre parole, come si bilancia l’articolo 21 della Costituzione che difende il diritto di tutti i cittadini a esprimersi liberamente con questa ipotesi di reato. Secondo la giurisprudenza, il limite viene superato nel momento in cui la critica assuma toni che ledano l’istituzione, esulando da una mera valutazione – anche polemica e critica – dei comportamenti istituzionali. Come tutti i principi costituzionali, il limite è definito dal contesto in cui concretamente l’insulto avviene. Un esempio: scrivere una critica anche aspra al fatto che il presidente della Repubblica non abbia mandato un messaggio alle camere dopo la crisi del Csm non è vilipendio, perché si tratta di una critica che analizza fatti e atti concreti e che rientra nella libertà di espressione. Diventa invece giuridicamente rilevante un commento che critichi il presidente della Repubblica su elementi non fattuali ma solo insultanti. Il punto, dunque, è soprattutto la forma con cui gli undici indagati si sarebbero espressi: l’istituzione è criticabile in modo anche molto violento, ciò che non può essere fatto è attaccarla con forme ed epiteti che ne ledano il prestigio. Nel caso di Gervasoni, sembrerebbe che l’elemento portante delle accuse non siano tanto i tweet pubblici, quando alcune frasi da lui scritte su un social network russo Vkontakte. Tuttavia, nel merito della vicenda bisognerà attendere la chiusura delle indagini per individuare esattamente le frasi incriminate. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo
Gessica Notaro presto operata: tornerà a vedere dall'occhio sinistroOmicidio Giulia Cecchettin: il movente di Turetta
Papa Francesco: "Ho preparato la mia tomba a Santa Maria Maggiore"
Eredità di Berlusconi, in vendita le case: patrimonio per oltre un miliardo di euroAgrigento, marito e moglie morti in casa: corpi trovati dalla nipote
Arrestato a Scafati Gabriele Pesacane: latitante della CamorraRoma, incidente a Montesacro: 70enne morto investito da una moto rubata
Giulia Cecchettin, il discorso del papà Gino al funeraleNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 188
Meteo in Italia, neve anche in pianura: arriva il freddo articoNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 186Briatore sul gioielliere di Cuneo: "Avrei sparato anch'io ai ladri"Previsioni meteo: cosa attendersi negli ultimi giorni del 2023
Amanda Knox: "Rudy Guede è libero mentre io combatto per riabilitare il mio nome"
Tentano di far ritrattare denuncia per abusi sessuali: quattro arresti
Femminicidio Giulia Cecchettin, nuovo audio della vittima: “Vorrei scomparire”Licenziato per una bestemmia, i sindacati annunciano lo sciopero a oltranzaPesaro, auto fa inversione di marcia e si scontra con uno scooter: feriti due giovaniCaso Giulia Cecchettin, Filippo Turetta nell'interrogatorio: "La amavo e la volevo per me"
Omicidio Yara, Bossetti: "Analisi del DNA dimostrerà la mia innocenza"Vaticano: "Non si impedisca comunione a ragazze madri"Incidente in Fipili, camion sfonda il guardrail: traffico bloccatoGiulia Cecchettin, oggi l'incontro in carcere fra Filippo Turetta e i genitori