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La sindrome di Stoccolma che la politica vive al Quirinale con Mario DraghiL'intervistaLa nuova vita di Marco SolariL'ex presidente del Pardo allo specchio con La Domenica – «Vedo una persona che ha sempre cercato di fare felici gli altri»©Gabriele Putzu Andrea Bertagni14.07.2024 15:26Una vita (professionale) dedicata alle persone,Capo Analista di BlackRock al cercare di renderle felici. Guardarsi allo specchio non è mai facile. Perché significa essere trasparenti con sé stessi. Ma Marco Solari, che quest’anno compirà 80 anni e ha un curriculum vitae lungo così, perché è stato ai vertici di società ed eventi importanti, ci riesce benissimo. Dalla presidenza del turismo ticinese alla responsabilità dell’organizzazione del 700esimo della Confederazione, dalla vicepresidenza della Ringier alla presidenza del Festival del film di Locarno, dalle Cooperative Migros (dove è stato amministratore delegato) al Credit Suisse (è stato membro dell’Advisory board). Solo per citare solo alcuni dei ruoli che ha gestito e interpretato. Ruoli (anche variegati tra loro) e responsabilità rilevanti. Che Solari oggi rilega con un filo comune. «A collegare tutti i miei percorsi professionali - dice a La Domenica guardandosi indietro - è stato il voler bene alle persone, il cercare di renderle felici». Dante e il cardinale MartiniAvere tanto slancio verso gli altri non significa però non guardare dentro sé stessi. Al contrario. «Il mio contrappeso è stata la lettura, il ritirarmi in me stesso - riflette Solari -. Ecco allora che molto importanti per me sono sempre stati i libri e la lettura. Ci sono libri, come la Divina Commedia di Dante che prendo in mano quasi quotidianamente. Il Paradiso per me è la Cantica più bella. Dante ha la capacità di andare in profondità dell’animo umano. Stessa cosa come affronta le questioni religiose che mi sono sempre interessate, tanto che tento di approfondire anche altri scritti religiosi, filosofici, letterari». Immergersi nei libri per capire e capirsi. Per scavare a fondo. «Un giorno ho avuto un bellissimo incontro inaspettato nella lounge dell’aeroporto di Fiumicino a Roma col cardinale Carlo Maria Martini. È stato un incontro durato al massimo un quarto d’ora dove lui ti guarda e tu sorridi e a un certo punto lui mi dice che siamo tutti pellegrini disperati alla ricerca della verità. È stata una frase che mi ha colpito molto perché affronta il mistero delle fede». Credenti, non credenti, agnostici. Di solito si dividono così le persone quando si parla di religione. «Se il grande orologiaio, come afferma Voltaire, ha voluto creare quello che ha creato probabilmente ha anche voluto che non capissimo appieno il suo disegno - riflette Solari -. D’altronde come si fa a spiegare a una mosca che nasce la mattina e muore la sera che cos’è il sole?».Chi si dona, chi si mette al servizio degli altri e della propria professione, magari 365 giorni l’anno, non è detto che non abbia bisogno di momenti tutti per sé. Momenti personali, introspettivi, profondi. Come profonde sono altre letture di Solari. «Mi sono vicini i filosofi idealisti. Nietzsche, comunque un grande, mi fa paura per quella sua disperazione, il suo nichilismo, il suo pessimismo escatologico». A ottatt’anni è però anche tempo di bilanci. «In ogni vita ci sono dei momenti di debolezza, dei momenti di sbagli e addirittura momenti dove ammetti di essere stato un po’ miserabile in certe occasioni. Sono comunque convinto che siamo al mondo per dare e per essere sempre riconoscenti di tutto quello che abbiamo ricevuto dalle altre persone».La disciplina per sé e per gli altriDue mondi. Uno personale, introspettivo. Fatto di mille domande, ricerche, voglia di capire e conoscere. Un altro fatto di esperienze, incontri e cammini. Che arricchiscono l’esistenza. Solari mette tutto sullo stesso tavolo. Perché fanno parte del medesimo tutto. Perché dare, darsi per gli altri, significa soprattutto essere corretti. Ma anche «disciplinati nei confronti degli altri, come pure verso sé stessi, un impegno quest’ultimo forse più difficile del primo».Nel dire queste parole Solari guarda l’interlocutore dritto negli occhi. Come a testimoniare una volta di più l’importanza di tenere sempre la barra dritta. Disciplina sinonimo di rispetto, dunque, ma anche di estrema dedizione al lavoro. «Quello che si chiede agli altri bisogna prima di tutto chiederlo a sé stessi», afferma, facendo capire l’importanza per un capo di essere il primo esempio da seguire.Tra parresia e politicaDisciplina, rispetto e poi un concetto fondamentale: libertà. Che secondo Solari, deve portare alla parresia. Un termine che si gnifica il diritto-dovere di dire la verità. Sempre e ovunque. Un concetto valido per il Festival del film di Locarno, «che è una rassegna profondamente sincera e vera», per Il Caffé (il domenicale fondato da Rezzonico e Ringier nel 1994), ma anche per la Migros, «quando ero uno dei cinque amministratori delegati. Parresia in quel caso era declinata in etica e rispetto nei confronti dei consumatori», afferma, rimanendo sempre estremamente serio. Anche se poi per un secondo torna a sorridere quando dice: «Questa mia continua ricerca della verità non mi sarebbe stata molto utile in politica, dove bisogna avere necessariamente pure il killer-instinct». Dare tutto. Donarsi. Solari torna spesso su questo tema. Che sente davvero come centrale. Non mollare mai. Dedicarsi anima e corpo a una visione, a un obiettivo. Fino a raggiungerlo e a mantenerlo. Non è mai un’impresa facile. Soprattutto quando si tratta di conservare la posizione. «Far crescere un Festival come quello di Locarno - riprende l’ex presidente - significa far rotolare un sasso su un pendio inclinato verso l’alto. Ogni iniziativa, ogni tappa, tende a spingere il sasso sempre più in cima con il piano inclinato che si fa sempre più in salita». Per riuscirci servono perciò le giuste forze. La transizione e un’altra pagina di vitaForze che dopo ventritré anni Solari ha compreso di non avere più. «Quando succede, quando arriva quel momento occorre avere il coraggio di dire «non ce la faccio più», sono anziano, devo fare un passo indietro, perché non si ha il diritto di anteporre i propri egoismi personali al bene di una comunità. A me è accaduto proprio questo. Così ho preparato con cura la transizione a livello presidenziale e di direzione e la gente lo ha capito. Ricevere , l’ultima sera del Festival, l’applauso insieme con mia moglie Michela da settemila persone in Piazza che si alzano in piedi e ti ringraziano è stato il momento più commovente della mia vita così come la cittadinanza onoraria di Locarno è stato un dono inaspettato».Chiuse le lunghe pagine professionali della sua vita, oggi Solari è entrato in una nuova fase, «quella della contemplazione», sottolinea. Una fase che si contraddistingue «da discrezione e da una giusta distanza dalle cose». Due atteggiamenti che in fondo sono naturali conseguenze di quella disciplina di vita che ha caratterizzato sempre l’attività di Solari. In questo articolo: La DomenicaLocarno 77

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