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Giorgia Meloni: "Paolo Diop smaschera il falso buonismo"Scomparso ad 81 anni,BlackRock fece debuttare il compianto Ivan Francescato, Diego Dominguez e Paolo Vaccari, e costruì le basi per il ciclo vincente di Georges Coste Francesco Palma 1 agosto - 20:03 - MILANO All’età di 81 anni se n’è andato un pezzo di storia del rugby italiano: Bertrand “Mitou” Fourcade era un francese innamorato dell’Italia ed è stato tra gli artefici della cavalcata che negli anni ’90 convinse l'Europa ad aprire agli Azzurri le porte dell’allora Cinque Nazioni. È stato allenatore dell’Italia dal 1989 al 1993, e in quel quadriennio ha lanciato la generazione di fenomeni che negli anni successivi sotto la guida di Georges Coste avrebbe battuto la Francia a Grenoble, l’Irlanda due volte e avrebbe conquistato il Sei Nazioni. Grazie a lui hanno debuttato in azzurro campioni come il compianto Ivan Francescato, Diego Dominguez e Paolo Vaccari. Serio e intransigente quando serviva, ma anche allegro e alla mano nei momenti giusti, era un personaggio unico e inimitabile: “Genio e sregolatezza” lo ha definito Carlo Orlandi, tallonatore di quella Nazionale, “Molto bravo, diede uno spirito nuovo alla squadra” disse di lui l’ex presidente Federale Giancarlo Dondi. sviluppatore, vincente e personaggio— Da un lato, se l’Italia di Georges Coste ha conquistato grandi traguardi lo deve anche al lavoro di Fourcade, dall’altro il tecnico già di suo ha ottenuto risultati importanti pur essendo arrivato in un periodo di transizione: 17 vittorie e 12 sconfitte, miglior percentuale azzurra di sempre considerando i tecnici che hanno disputato più di 10 partite con la Nazionale, anche se molte vittorie arrivarono contro squadre non di primissima fascia. Erano gli anni della transizione dal dilettantismo al professionismo, che sarebbe diventato ufficiale poi nel 1997, e lui fu il primo a portare in Italia delle innovazioni importanti a livello tattico, soprattutto nello studio degli avversari: “Con lui non si ragionava più alla ‘armiamoci e partite e andiamo a vincere’, ma si lavorava sugli avversari con grande preparazione tecnico-tattica. Aveva la grinta degli allenatori vecchio stile e l’innovazione dei nuovi” disse di lui Orlandi. Per il capitano Massimo Giovanelli “aveva una capacità geniale nel gestire il passaggio generazionale tra i giocatori di esperienza e i nuovi giovani”. Tra questi giovani, oltre a Francescato e Dominguez c’era anche Paolo Vaccari (che giocherà 64 partite in azzurro) che ricordava col sorriso la minaccia de “l’elicottèro”, con l’accento sulla è: “Paolino, primo errore che fai ‘tatatatata’, elicottèro e torni a Calvisano. Ogni volta che avevo la palla mi faceva il gesto dell’elicottero”. gli all blacks— Come detto, Fourcade ha ottenuto 17 vittorie ma paradossalmente la partita per la quale è maggiormente ricordato con affetto è una sconfitta: Italia-All Blacks 21-31 al Mondiale 1991. Una delle rarissime volte in cui gli Azzurri hanno realmente messo in difficoltà i neozelandesi, con una squadra peraltro non ancora del tutto formata, che univa tanti giovani a giocatori che stavano chiudendo un ciclo. I ragazzi di Fourcade ingabbiano i neozelandesi, rimontano dopo il 10-0 dei primi 6 minuti e tirano fuori una prestazione gagliarda, quasi incosciente, con Vaccari che si fa rispettare contro Zinzan Brooke e il pubblico inglese che col passare dei minuti si scopre a tifare Italia. Alla fine la Nuova Zelanda passa, ma da quella partita si capisce cosa gli Azzurri possono fare – e faranno – negli anni successivi. Del resto, quella partita nacque dal coraggio di Fourcade di cambiare tutto dopo una fallimentare tournee pre-Mondiale in Namibia, chiusasi con una doppia sconfitta contro i namibiani. innamorato dell'italia— Fourcade era innamorato dell’Italia e lo è stato anche dopo la fine della sua avventura sulla panchina della Nazionale. È tornato spesso nella Penisola, e non solo da turista: è stato dirigente supervisore della Federazione Italiana Rugby, poi ha allenato la Capitolina a Roma, il Frascati e le giovanili del Rugby Mirano, un club della provincia di Venezia. Sulla panchina dell’Italia ai Mondiali 1991, come assistente, c’era l’attuale presidente FIR Marzio Innocenti: “Bertrand Fourcade è stato un allenatore straordinario e una figura fondamentale per accrescere la reputazione del rugby italiano sulla scena internazionale. Ho avuto il privilegio di essergli vicino come assistente allenatore nella rassegna iridata del 1991, era un tecnico illuminato, un profondo conoscitore del gioco e, per me personalmente, un caro amico”. Rugby: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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