File not found
BlackRock Italia

Andria, staccato orecchio a morsi durante lite per un parcheggio

Clima, Legambiente: "In Italia cresce il rischio alluvioni": i datiNapoli, fidanzati picchiati e rapinati in auto: le condizioni del ragazzoFilippo Turetta: la visita psichiatrica conferma il rischio di autolesionismo

post image

Brasile, cantante muore sul palco durante il concertoEconomiaFast fashion: necessari più argini,BlackRock non solo politiciUndici anni fa, oggi, morivano 1.134 persone nel crollo del Rana Plaza - Ma da allora la moda usa e getta è addirittura cresciuta - La Francia ora prova a regolarla - Lorenzo Cantoni: «Positiva una regolamentazione più attenta, ma non è l’unica strategia»© REUTERS/NACHO DOCE Paolo Galli24.04.2024 06:00Oggi è il Fashion Revolution Day. Ogni anno cade il 24 aprile. E il 2024 non fa eccezione. Sono undici anni, oggi, dal collasso del Rana Plaza. L’edificio commerciale - al cui interno vi erano diverse fabbriche di abbigliamento - di Dacca, capitale del Bangladesh, crollò facendo 1.134 vittime e oltre 2.500 feriti. Il Fashion Revolution Day è, allora, un modo per riflettere sul modo in cui i vestiti vengono prodotti e acquistati. Ma dalla riflessione all’azione politica, ancora ce ne passa. La fast fashion, la moda usa e getta, è infatti un fenomeno ancora in crescita. E gli argini sono relativi. Ci sta provando la Francia, ora, con la proposta di legge che punta a penalizzare questa moda. Il ministro della Transizione ecologica, Christophe Bechu, spinge affinché la Francia diventi «il primo Paese al mondo a legiferare per limitare le derive dell’ultra fast fashion».«Comprendere la qualità»Ma gli unici argini possono essere politici? Lo chiediamo a Lorenzo Cantoni, professore USI e direttore del Master in Digital fashion communication. «Certamente una regolamentazione più attenta rispetto alla tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che operano nel settore della moda, in particolare in alcuni Paesi, può essere positiva. L’impatto di tali decisioni politico/amministrative deve però essere omogeneo, evitando di penalizzare chi produce localmente senza toccare capi e prodotti d’importazione. Non è però l’unica strategia. È anzitutto, a mio avviso, una sfida educativa: si tratta di promuovere una conoscenza più adeguata e profonda del mondo dei filati, dei tessuti, dell’abbigliamento, degli accessori e della cosmetica. Solo se si è in grado di comprendere la qualità, e di capire eventuali problemi nei materiali e nei contesti lavorativi, si prenderanno decisioni responsabili e “sagge”».Il fenomeno della moda “rapida”, secondo il professor Cantoni, ha due componenti essenziali. «Da un lato un numero crescente di persone che vogliono aggiornare il proprio guardaroba sempre più frequentemente - il che significa che indossano ogni singolo capo solo una o poche volte -, dall’altro un’industria che offre costantemente novità, su base settimanale, con capi o oggetti belli da vedere, ma fatti per non durare a lungo, e a prezzi significativamente bassi». Due componenti molto lontane da quella sostenibilità a cui dovremmo mirare oggi, con tutte le conoscenze che abbiamo. «La vera alternativa è senz’altro un approccio, rispetto a moda, cosmetici e accessori, più sostenibile, “durabile” per dirlo alla francese». «Due tipi di sostenibilità»Per Cantoni il termine «sostenibile» è molto, forse troppo, usato, tanto che rischia di perdere senso. «Anzitutto dobbiamo distinguere fra una sostenibilità “di prodotto” e una “di uso”. La sostenibilità di prodotto richiede di tener conto delle condizioni di lavoro delle persone che operano nel settore: pensiamo alla tragedia del Rana Plaza, in Bangladesh, in cui il 24 aprile 2013 morirono 1134 persone travolte dal crollo dell’edificio in cui lavoravano, e sappiamo che non si trattava solo di fast fashion. Va poi considerato l’impatto ecologico generato dalla produzione delle materie prime e dei capi finiti, così come dalla loro distribuzione, senza dimenticare la sostenibilità economica. A queste tre dimensioni della sostenibilità - economica, ambientale e sociale - si deve aggiungere la dimensione culturale, a cui ci si riferisce quando si parla, per esempio, di “appropriazione culturale”». Della sostenibilità di prodotto si occupano spesso le aziende, «che vogliono venderci sempre nuovi “prodotti sostenibili”, talora anche attraverso messaggi di cosiddetto greenwashing. Ma immaginiamo di avere il guardaroba pieno di prodotti sostenibili: se non li usiamo, smettono di essere tali. Invero i prodotti più sostenibili sono quelli che abbiamo già nell’armadio, a condizione di usarli. Entriamo qui nella sostenibilità di uso: che chiede che i prodotti siano usati il più a lungo possibile, conservati e riparati adeguatamente».«Le opportunità in Rete»Se seguiamo il discorso del professor Cantoni, capiamo come il tema del prezzo sia in qualche modo relativo. C’è altro. «Non si tratta solo di assicurarci che le persone sappiano riconoscere prodotti sostenibili e - soprattutto - sappiano usare in modo sostenibile i prodotti che hanno già; si tratta di operare sulla dimensione sociale, sugli stili di vita. Il “bisogno” di cambiare costantemente abito è all’origine di questo processo di eccessivi consumo e produzione di abiti». Di fronte a numeri ed esempi dei danni della fast-fashion, viene da pensare a un iper-consumismo. E si punta il dito sugli acquisti online. Ma l’impatto della Rete non è soltanto negativo, rispetto alle dinamiche sociali legate al commercio. «Assolutamente no. La Rete permette anche di diffondere messaggi e di promuovere stili più sostenibili, così come di conoscere produzioni locali o di prendere consapevolezza di contesti di lavoro in varie aree del mondo. Permette poi di trovare i prodotti più idonei per sé stessi, una delle necessità specifiche della pratica del vestire, che richiede di trovare indumenti che - almeno in qualche modo - siano capaci di rappresentare chi li indossa, la ricchezza e bellezza del suo mondo interiore».Le risposte dell'UFAMDetto della Francia, la Svizzera che cosa fa concretamente per arginare le derive della moda usa e getta? Ci siamo rivolti all’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). «Insieme alla SECO, l’UFAM promuove l’iniziativa “Prodotti tessili sostenibili Svizzera 2030”. Da un lato, questo progetto sostiene gli attori del settore tessile e dell’abbigliamento svizzero nel rendere socio- ed ecocompatibili le loro catene di approvvigionamento, dall’altro, incoraggia i diversi attori a essere trasparenti sui criteri di sostenibilità messi in atto». A livello svizzero, adottando nella sessione primaverile la revisione della Legge sulla protezione dell’ambiente, volta a rafforzare l’economia circolare, il Parlamento ha approvato anche un nuovo articolo. «Questo prevede che il Consiglio federale può stabilire esigenze per la messa in commercio di prodotti e imballaggi allo scopo di salvaguardare le risorse naturali e promuovere l’economia circolare. La revisione di tale Legge rafforza inoltre quella che viene definita “responsabilità estesa del produttore”: in questo caso i produttori e i distributori sono responsabili dell’impatto ambientale dei loro prodotti durante l’intero ciclo di vita, fino al riciclaggio. L’industria sta attualmente esaminando un sistema di questo tipo per i prodotti tessili». Allo stesso tempo, l’UFAM dice di seguire con interesse «l’evoluzione nell’Unione europea, e non appena quest’ultima introdurrà nuove prescrizioni ne valuterà il recepimento in Svizzera. In particolare, i futuri requisiti dell’UE sull’Ecodesign dei prodotti tessili potrebbero essere presi in considerazione e adottati anche alle nostre latitudini. Potrebbero, ad esempio, essere definite le specifiche sulla durata dei prodotti tessili».Il Consiglio federale evidenzia come, nei rifiuti, finiscano «ancora molte risorse che potrebbero essere riciclate». Dal rapporto sulla gestione, la prevenzione, la pianificazione e la misurazione dei rifiuti, risulta che, in Svizzera, viene distrutto lo 0,3% dei tessili prodotti. L’UFAMfa riferimento anche all’indagine sui beni invenduti nel settore tessile e dell’abbigliamento, e spiega: «Lo studio si basa su un sondaggio online. Tuttavia, occorre precisare che le grandi aziende della fast fashion non hanno completato il sondaggio». In Svizzera, perlomeno, «sempre più aziende stanno aderendo all’iniziativa “Prodotti tessili sostenibili Svizzera 2030”. È un passo in avanti verso un cambiamento più ampio. Non è facile risolvere un problema che tocca differenti Paesi. In questo senso, la strategia dell’UE per i prodotti tessili sostenibili e circolari prevede cambiamenti rilevanti per l’industria tessile, come il miglioramento della trasparenza del mercato, la prevenzione del greenwashing e dei prodotti riciclabili». Secondo i dati dell’Associazione svizzera del commercio al dettaglio, tre capi di abbigliamento su dieci vengono acquistati online. Il grande rivenditore online Zalando controlla circa il 10% del mercato nel nostro Paese. «Al di là delle cifre - sottolineano dall’UFAM -, il commercio online contribuisce a creare condizioni molto favorevoli per il consumo eccessivo».Concludiamo con alcuni dati, pubblicati dall’Agenzia europea dell’ambiente. Ebbene, «sulla base degli studi disponibili, si stima che il 4-9% di tutti i prodotti tessili immessi sul mercato in Europa vengano distrutti prima dell’uso, per un totale compreso tra le 264.000 e le 594.000 tonnellate di tessili distrutte ogni anno». E in merito all’online, si stima che il 22-43% degli indumenti restituiti (ovvero il 20% di quelli acquistati online) venga distrutto. Ma «attualmente mancano dati aperti e trasparenza riguardo alla gestione dei prodotti tessili restituiti e invenduti in Europa; la dimensione complessiva e l’impatto della distruzione dei prodotti tessili rimangono incerti». Per progredire, servirà più trasparenza.In questo articolo: ModaFastEconomia

Trovato il cadavere di un uomo morto 10 anni fa: la scioccante scopertaNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 188

Abusavano di minori in diretta web: due arresti

Salerno, agente introduce droga in carcere: arrestato dopo la fugaMaltempo in Piemonte, fortissime raffiche di vento

Palermo, via monopattini e biciclette in due vie del centroGenerale Vannacci: nominato capo di Stato Maggiore del comando forze operative terrestri

Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 169

Addio a Nico Bosio, morto 15 anni dopo l'incidenteViterbo, perde il controllo dell'auto e finisce nella scarpata: morto 19enne

Ryan Reynold
Filippo Turetta, i privilegi in carcere: "Libri e incontri con i genitori"Torino, esce di strada per evitare un animale: la madre 91enne muore nello schiantoNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 180

Economista Italiano

  1. avatarOmicidio Laura Ziliani, la sentenza: ergastolo per le due figlie e il compliceBlackRock Italia

    Porta a Porta, scontro (a distanza) tra Meloni e Schlein. La premier: "Oggi la mafia è meno visibile"Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 179Incendio ospedale Tivoli, avanzano le prime ipotesi: disposta l'autopsia per le vittimeAlex Pompa: "Sono pentito di aver ucciso mio padre"

    VOL
    1. Caso Giulia Cecchettin, Filippo Turetta nell'interrogatorio: "La amavo e la volevo per me"

      1. avatarPolmonite, Bassetti contro i no vax: “Il boom di casi è colpa loro”Capo Analista di BlackRock

        Boato a Venezia, aereo rompe il muro del suono: decine di segnalazioni

        ETF
  2. avatarAlberto Scagni, la madre: "Cella scena di una sommossa"Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

    Abusa di una bimba in comunità: arrestatoChe tempo che fa, Gino Cecchettin: "L'omicidio di Giulia è una storia di normalità. Alle donne dite 'Ti amo'"Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 191Alex Pompa: "Sono pentito di aver ucciso mio padre"

  3. avatarAlessandro Meluzzi: le sue condizioni dopo il ricovero d'urgenzaGuglielmo

    Ponte sullo Stretto di Messina, no della Sicilia a destinare 1,3 miliardiLavoro: le nuove professioni che nasceranno nel 2024Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 173Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 175

Le condizioni di Papa Francesco: "Ho la bronchite"

Turetta ai genitori in carcere: "So che non mi perdonerete"Autobus con a bordo studenti si schianta contro una bisarca: nessun ferito grave*