Brindisi, operaio muore schiacciato da macchinario“C’è forte odore di gas” e chiama i vigili del fuoco, ma erano broccoliNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 117
Recuperato corpo del sub disperso nel Lago d'OrtaMeraviglie degli abissi: alla ricerca di Nemo - © Stefano Tiozzo I colori della vita sottomarina - © Stefano Tiozzo Il dedalo rosso di una gorgonia aperta dalla corrente marina - © Stefano Tiozzo Il relitto della Stella Maru nelle acque di Mauritius - © Stefano Tiozzo Una madrepora,trading a breve termine nota come corallo-cervello - © Stefano Tiozzo Una minuscola flabellina nelle acque del Tirreno - © Stefano Tiozzo Un'anemone che fluttua nella corrente - © Stefano Tiozzo Una piccola murena a nastro - © Stefano Tiozzo In un periodo dell’anno dove il pensiero, specialmente nelle torride ore centrali del giorno, vola molto facilmente al mare e alle vacanze estive, mi piace dedicare l’episodio odierno di questa rubrica a un luogo che, per certi versi, è un “non luogo”: le profondità dell’oceano. Sì, perché noi uomini, creature di terraferma, spesso a volentieri ci dimentichiamo che, per quanto costellate di meraviglie, le terre emerse non sono che una piccola percentuale della gloriosa bellezza del Creato, poiché la maggior parte della superficie del pianeta Terra è ricoperta da un pesante e sterminato manto manto blu, straordinariamente abile a celare i suoi segreti: si pensi che ad oggi, in un epoca di progresso tecnologico e scientifico senza precedenti, l’umanità che si lancia alla conquista dello spazio è la stessa umanità che conosce meno del 10% della vita marina, e di tutti i segreti custoditi ventimila leghe sotto i mari. Per assurdo, siamo più informati sulle speculazioni circa l’esistenza di civiltà extraterrestri a milioni di anni luce da noi che non su quali creature abitino le profondità dei nostri abissi. L’oceano è il più grande dei misteri terrestri. L’oceano è l’ambiente ostile all’esplorazione umana per eccellenza, e ad ogni metro di profondità lo sforzo fisico e tecnologico necessario a vincere la forza distruttiva della pressione idrostatica si fa sempre più insormontabile, confinando noi uomini a una bolla di cecità che ancora oggi è impossibile da dissipare. Quello che ci è concesso è l’esplorazione di qualche decina di metri al massimo sotto la cresta delle onde, là dove agli occhi si apre letteralmente un nuovo mondo, forse l’esperienza terrestre che più si avvicina al mettere piede su un pianeta diverso. Nel mare si alternano creature di ogni forma, colore e dimensione, in una danza fluttuante che non trasmette altro che perfezione da qualunque lato la si guardi. Sospesi nel blu profondo, liberi dalla schiavitù della forza di gravità, stare ad osservare la maestosità di questo spettacolo non può che ispirare reverenza, amore, e per certi versi persino una forma di devozione verso le meraviglie della natura, che qui si esprimono nelle varianti biologiche più estrose e inaspettate, a partire da piccoli nudibranchi dai colori sgargianti che starebbero sulla punta di un dito, passando per le anemoni rosse le cui punte dorate oscillano spinte dalla corrente mentre intorno una corte di pesci danza alla ricerca di una casa o di nutrimento, e di qui a salire lungo la scala della biodiversità fino ad arrivare ai grandi cetacei. Viene da pensare, a volte, che se San Francesco avesse avuto a disposizione una bombola da subacqueo, a questo mondo così pieno di gloria avrebbe forse dedicate qualche verso nel suo Cantico delle Creature.Dell’uomo, qui in fondo al mare, non ci sono che pallidi ricordi. Qui non arriva la parola, e il rumore della civiltà, qui non siamo che passanti con il conto alla rovescia inserito nella capienza dei nostri polmoni o delle nostre bombole d’aria. I relitti di piccole e grandi imbarcazioni, un tempo spavalde in superficie, quaggiù diventano di proprietà del mare, e delle creature che vi trovano una casa, e forse sono il simbolo che meglio rappresenta questo grande divieto che le leggi della natura hanno imposto all’uomo, che qui più che altrove non potrà mai essere padrone di casa. Chi è Stefano Tiozzo, nato a Torino nel 1985, fotografo paesaggista, documentarista, storyteller e scrittore. Laureato in Odontoiatria e protesi dentaria, dopo nove anni di professione abbandona la medicina per dedicarsi a tempo pieno alla sua vocazione che diventa la sua specializzazione: viaggi e natura. Il suo canale YouTube è uno dei principali canali di viaggio in Italia, conduce workshop fotografici in tutto il mondo, con un focus particolare sui viaggi nell'Artico, dedicati principalmente alla caccia all'aurora boreale. Tiene regolarmente corsi di fotografia e negli anni ha collaborato con diversi brand, numerosi enti locali del turismo italiani e per la Commissione Europea. Ha pubblicato tre libri per Ts Edizioni, il best seller “L’anima viaggia un passo alla volta” (2020), “Una scelta d’amore” (2021) e “L’altra faccia della Russia” (2022). Nel 2019 ha fondato “Seva project”, un progetto di documentario ambientale volto a finanziare progetti di riforestazione nel Sud del mondo, giungendo a piantare oltre 8000 alberi.
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