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Le polemiche per la maglia mostrata da Lucia AzzolinaDopo 14 anni la sentenza non è ancora definitiva: per Mauro Moretti e altri imputati servirà un nuovo giudizio in Corte d’Appello per calcolare esattamente la pena. Il legale dell’ex ad di Fs: non rischia più il carcereCondanne confermate,criptovalute pene da ricalcolare. I giudici della Corte di Cassazione hanno disposto un processo d'Appello Ter per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009 in cui morirono 32 persone, raggiunte in strada e nelle loro case dalle fiamme dopo il deragliamento in stazione di un convoglio carico di gas. Al centro dei processi sulla strage sono finite anche le omissioni e le superficialità nella sicurezza del trasporto merci nazionale. Nelle motivazioni della sentenza d’appello i magistrati certificarono l’inadeguatezza dei controlli sui carri merci che circolavano sulla nostra rete ferroviaria.Davanti ai giudici della corte d’Appello di Firenze per valutare le attenuanti generiche torneranno alcuni imputati, tra i quali l'ex ad di Fs e Rfi Mauro Moretti. I supremi giudici hanno hanno annullato la sentenza di appello bis, «limitatamente all'entità della riduzione di pena inflitta per le circostanze attenuanti generiche, che era stata determinata dalla Corte di appello, con rinvio, per nuovo giudizio sul punto, ad altra sezione della Corte di appello di Firenze». Secondo l’avvocata di Mauro Moretti, Ambra Giovene, la decisione di ricalcolare le attenuanti, farà sì che l’ex ad di Ferrovie non rischi più il carcere. 15 anni tra indagini e processiLa prima sentenza è del 2017 e si chiude con una condanna a 7 anni per Mauro Moretti, 7 anni e mezzo per Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rfi e per Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia. Condanne anche per i dirigenti di Gatx Rail Austria (società titolare del carro che deragliò) e delle officine Jugenthal di Hannover (dove fu fatta la manutenzione dell'asse del carro divorato dalla ruggine).Nel 2018 la Corte d’Appello di Firenze conferma la condanna a 7 anni a Moretti, 6 anni a Elia e Soprano; condanne per gli imputati stranieri, assoluzione per alcuni dirigenti Rfi.Nel 2020 la Cassazione, in piena emergenza Covid, esclude l'aggravante della violazione delle norme di prevenzione sui luoghi di lavoro e dichiara prescritto il reato di omicidio colposo plurimo. I giudici di piazza Cavour, con la stessa sentenza, dispongono quindi la celebrazione di un appello-bis a Firenze. Si giunge così al 2022, con 13 condanne e 3 assoluzioni: Moretti viene condannato a 5 anni, Spataro e Elia a 4 anni e 2 mesi.Per Paolo Pizzadini, manager di Cima Riparazioni, e Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico Cima riparazioni, la Corte dispone una pena pari a 2 anni, 10 mesi e 20 giorni., Quattro anni per Mario Castaldo, ex direttore divisione di Cargo Chemical. Condannati anche dirigenti e tecnici di aziende ferroviarie austriache e tedesche addette al controllo e alla manutenzione dei carri merci: Uwe Kriebel, operaio dell'officina di Junghental addetto ai controlli, e Helmut Brodel, funzionario dirigente dell'officina Junghental di Hannover (per entrambi 4 anni e 5 mesi), Andreas Schroeter, tecnico di Junghental (4 anni e 8 mesi), Peter Linowski, ad di Gatx Rail Germania, e Rainer Kogelheide, ad di Gatx Rail Austria (per entrambi 6 anni), Roman Meyer, responsabile flotta carri di Gatx Austria (5 anni, 6 mesi e 20 giorni) e Johannes Mansbart, manager Gatx Rail Austria (5 anni e 4 mesi).Gli atti del procedimento tornano in Cassazione dopo il ricorso contro la sentenza di appello-bis di 13 imputati, della parte civile Medicina democratica, e di 4 responsabili civili (Rfi, Trenitalia, Ferrovie dello Stato e Cima Riparazioni). La Corte ha adesso parzialmente accolto i ricorsi, oltre a quello di Moretti, anche quelli di Andreas Schroter, Uwe Kriebel, Paolo Pizzadini, Daniele Gobbi Frattini, Michele Mario Elia (ex ad di Rfi), Rainer Kogelheide, Peter Linowski, Johannes Mansbart, Roman Mayer, Mario Castaldo ed Helmut Broder. I giudici hanno quindi annullato con rinvio la sentenza d'appello-bis «limitatamente all'entità della riduzione di pena inflitta».© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedi
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