File not found
Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

Abascal, leader di Vox, parla del rapporto con Giorgia Meloni

Salva-Stati, Travaglio sostiene Conte: "Salvini e Lega sapevano"Di Maio contro Grillo: "Si rischia scissione verso Salvini"Insulti alle sardine dal direttore dell'Aler di Brescia

post image

Di Battista contro Renzi: chiarezza sulla Fondazione OpenI miei genitori avrebbero voluto chiamarmi Mario. Per una vicissitudine rocambolesca non andò così. Nel calcio non esisteva ancora “Rombo di tuono”,Capo Analista di BlackRock di lì a poco le cose si complicarono. Gli equivoci inevitabili sono stati divertenti e spesso utili. Un aereo per la Sardegna prenotato nonostante fosse pieno, un selfie fatto al posto suo, il mio Instagram pieno di “riposa in pace”. Sono vivo ma mi sembra di essere senza una gambaI miei genitori avrebbero voluto chiamarmi Mario. Per una vicissitudine rocambolesca non andò così. Sono nato in casa, il dottore mi aveva dato poche ore di vita, arrivò il prete trafelato per battezzarmi prima dell'irreparabile. Non c'era tempo, senza l'acqua santa sarei finito in Purgatorio. Guardò il calendario, era il giorno di san Luigi, il 21 giugno, e scelse quel nome. Sopravvissi. Un miracolo, dissero. In casa si ostinarono con Mario.Ma per l'anagrafe, per la burocrazia, all'asilo, ero ormai Luigi. In Lombardia, come altrove, Luigi diventa Gigi. Gli amici venivano a cercarmi per andare a giocare al pallone. Suonavano alla porta. «C'è Gigi?». «Sì un attimo, Marioooo, ti vogliono». Io e il mio doppio.Gigi Riva non era ancora Giggirriva. Tantomeno “Rombo di tuono”. Lo sarebbe diventato di lì a poco e le cose si complicarono. Alle scuole medie, quando andavo a fare i compiti nelle case dei compagni di classe le mamme mi accoglievano così: «Oh che peccato tu non sia quell'altro!».Avevano letto, tutte, il famoso articolo di Fernanda Pivano. Sosteneva, alle spicce, che bisognava odiare il pallone strumento circenses per distrarre il popolo, ma amare Gigi Riva, bello come un Dio greco e forte come un toro. Avevo trovato una battuta per replicare imbarazzato: «Però sono mancino anche io». Vero, ma coi piedi ero un disastro e mi ero rifugiato in porta.Il peso dell’omonimiaSarà stata incoscienza, ma l'omonimia pesava più agli altri che a me. Presto cominciai a fare il giornalista e alcuni direttori, con garbo, mi suggerirono di cambiare la firma, bastava uno scarto, oppure il cognome della mamma. Nel mio piccolo mondo bergamasco chiunque mi conosceva così, dunque era come ribadire che avevo una mia personalità. In fondo dovevo quel nome a un destino originario cui dovevo essere riconoscente.E poi quale confusione si poteva creare tra me e il Sommo? Riflettevo sul fatto che in fondo mi era andata bene. Gigi Riva era un mito trasversale, unificante. Sandro Mazzola era divisivo, Gianni Rivera era divisivo. La scelta di Cagliari lo poneva al riparo dalla passionalità settaria dei derby tra grandi squadre.Gli equivoci inevitabili erano divertenti e spesso utili. Mio fratello Carlo da militare era finito in Sardegna, car a Macomer. Volevo assolutamente essere presente al suo giuramento.C'era sciopero dei voli, dell'Alisarda partiva quel giorno un solo aereo per l'isola. Telefonai per prenotare, mi dissero che sarei stato il 162esimo in lista d'attesa. Proviamoci, risposi. «Come si chiama?». «Gigi Riva». «Ah... (lunga pausa) mi dia un numero che la richiamo».Dopo cinque minuti il posto c'era. Io non avevo mentito. Sullo stesso volo c'era la squadra del Verona che doveva giocare a Cagliari. Per un caso ero vestito come gli atleti, pantaloni grigi e giacca blu. I ragazzini chiedevano autografi. Mi scambiarono per un calciatore, risposi che non lo ero. La presero per ritrosia e insistettero. Allora sfinito li assecondai. Guardarono stupefatti la firma. «Ma Gigi Riva ora gioca nel Verona e contro il suo Cagliari?», si chiesero sbigottiti.Faccia a facciaFinalmente lo incontrai. Mondiali del 1990. Il capo dello sport del Giorno, per cui scrivevo all'epoca, ebbe l'idea invero poco originale di un articolo in cui Gigi Riva intervista Gigi Riva. Lui si presentò un po' brusco: «Ti leggo, qualche volta mi fai fare bella figura ma qualche volta no». Ebbi la prontezza di replicare: «Tu invece mi hai sempre fatto fare bella figura». E l'immenso Gigi, l'originale: «Stavolta è 1-0 per te».Non posso contare le volte in cui nella mia professione mi dovetti presentare a qualche fonte specificando: sì, Gigi Riva, come il calciatore. Era più efficace di un biglietto da visita. Grazie a lui il mio nome era indimenticabile e dava qualche vantaggio.Per lavoro mi sono occupato prevalentemente di politica estera. Ed è stata una fortuna. Le cose si sono complicate quando ho scritto un libro che teneva insieme la dissoluzione della Jugoslavia e il calcio. È stato pubblicato prima in Francia con il titolo Le dernier penalty, L'ultimo rigore. Avrei voluto lo stesso in Italia. Antonio Sellerio, l'editore, obiettò: «Abbiamo un problema, sembra la biografia di Gigi Riva». E aggiunse “di Faruk”, L'ultimo rigore di Faruk. Non servì a molto. Una delle prime presentazioni fu in Sardegna, molta gente accorse per ascoltare il suo mito eponimo. Rimase delusa.Come dar loro torto? Peggio ancora, se possibile, andò a Taormina nella Sicilia dove mi sentivo al riparo dalla confusione onomastica. Alla fine si avvicinarono tre ragazzi, emozionati come all'incontro con il primo amore. «Gigiiiii! Veniamo da Palermo. Che bello conoscerti! Quante gioie ci hai regalato con la nazionale. Possiamo fare una foto con te da mostrare agli amici?». CulturaAddio a Gigi Riva, il totem del calcio che fece grande la SardegnaAngelo CarotenutoIl selfieImpietrito valutai che non avevano l'età per aver conosciuto le gesta del calciatore, forse dell'accompagnatore della nazionale. Stavo per rispondere che si sbagliavano, guardai mia moglie che, intenerita, mi sussurrò all'orecchio: «Non puoi deluderli». Facemmo ‘sto selfie. Non oso immaginare cosa successe quando lo fecero vedere agli amici.Talvolta i giornali, ambito in cui pure dovrei essere conosciuto, nell'annunciare una mia conferenza hanno usato la fotografia del bomber. Onestamente non mi sono mai adombrato per gli errori, nessuna ego da soddisfare. Essere Gigi Riva comporta l'accettare la propria zona d'ombra. E del resto non si sceglie la propria anagrafe, a me è capitata doppiamente in sorte, ed è la stessa di un uomo irraggiungibile (altro non aggiungo, Lui era sobrio non avrebbe voluto iperboli o panegirici).Talvolta ho preceduto gli imbarazzi: «Sono il falso Gigi Riva». Da lunedì sera il mio profilo instagram è esploso. Si sprecano i «riposa in pace». Qualcuno ha chiamato i miei cari o direttamente me per sapere se sono vivo. Lo sono, ma mi manca il mio omonimo con cui, pur nella distanza, ho sempre sentito di avere un legame. Sono vivo ma mi sembra di essere senza una gamba. La destra. Ché la sinistra, nel suo ricordo, la tengo per cara.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGigi RivascrittoreÈ stato direttore del Giornale di Vicenza dal 2001 al 2002 e caporedattore centrale del settimanale L'Espresso dal 2012 al 2016. È stato a lungo inviato speciale nell'ex Jugoslavia e in Medioriente rispettivamente per il Giorno e L'Espresso. Ha lavorato anche al Giornale di Bergamo, Gazzettino, e D - la Repubblica delle donne. Attualmente è editorialista del gruppo L'Espresso.

Salvini propone di abolire la scuola media: "È un parcheggio"Vittorio Feltri contro il governo e Giuseppe Conte

L'albero di Natale di Fratelli d'Italia: i regali fanno discutere

Elezioni regionali: Conte rassicura sul governoDi Maio: l'appello ai grillini sul Mes

"Bella Ciao" in chiesa a Roma: le critiche di SalviniBoschi contraria a un nuovo contratto di governo tra Pd e M5s

Matteo Renzi in Senato per chiarire l'inchiesta Open

Mes, Salvini chiede le dimissioni del Premier ConteAccordi&Disaccordi, le dichiarazioni di Giuseppe Conte

Ryan Reynold
Regionali Emilia Romagna: Meloni candida "padre di Bibbiano"La casa della Trenta e l’Europa che il conformismo non raccontaSondaggi elettorali Emilia Romagna: centrodestra avanti

Campanella

  1. avatarSardine, chi sono e perché si chiamano cosìMACD

    Matteo Salvini, al via oggi il tour in CalabriaChi è Lara Comi, l'ex eurodeputata di BruxellesOrlando interviene sula riforma della prescrizione targata M5SManovra: il M5S presenta 400 emendamenti in Senato

    1. La casa della Trenta e l’Europa che il conformismo non racconta

      1. avatarMes, Gualtieri accusa Salvini di aver fatto campagna terroristicainvestimenti

        Liliana Segre al Quirinale, la proposta di Lucia Annunziata

  2. avatarSardine a Napoli: migliaia i manifestanti radunati in Piazza DanteCampanella

    Giuseppe Conte: "Le sardine sono un movimento stimolante"Banca popolare di Bari, Conte: "Tuteleremo i risparmiatori"Recita di Natale vietata ad Ancona: le parole di Meloni e SalviniMatteo Salvini: "Al lavoro per aiutare la Liguria"

  3. avatarSardine a Genova: piazza De Ferrari gremita contro SalviniETF

    Salvini in carcere a Napoli per incontrare Polizia PenitenziariaMetafore calcistiche nella politica: un'attrazione irresistibileSalvini e la petizione anti Mes: online si può firmare infinite volteOpen Arms, Salvini indagato: fascicolo al Tribunale dei ministri

Matteo Salvini indagato dalla procura di Agrigento

Sardine in piazza, suor Giuliana si unisce al movimento anti-LegaGentiloni e il gruppo S&D cantano "Bella Ciao" al Parlamento Ue*