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Malta e la legislazione delle criptovaluteI sindacati nazionali ed europei dei giornalisti chiedono la tutela delle fonti e dei giornalisti del quotidiano Domani,àaDomaniDeBenedettidifenderelalibertàinvestimenti indagati dalla procura di Perugia in seguito a un esposto del ministro Crosetto. Solidarietà anche da parte del mondo politico. La nota del nostro editoreL’indagine sul lavoro della squadra investigativa di Domani ha ottenuto reazioni di solidarietà di parte del mondo politico e dei sindacati dei giornalisti. La vicenda è quella che vede iscritti nel registro degli indagati una quindicina di persone, tra cui il finanziere Pasquale Striano, all’epoca in servizio alla procura nazionale antimafia, e il magistrato dello stesso ufficio, Antonio Laudati. Tra gli indagati anche tre giornalisti del nostro quotidiano, accusati di accesso abusivo a sistema informatico, in concorso con Striano, e rivelazione di segreto in seguito alla pubblicazione di notizie riservate (e vere) sul ministro della Difesa, Guido Crosetto, in merito ai compensi ricevuti per consulenze svolte per Leonardo. A far partire le indagini è stato lo stesso ministro, con un esposto alla procura di Roma. L’editoreIn difesa del nostro giornale si esprime oggi anche l’editore, Carlo De Benedetti: «Con riferimento all'inchiesta di Perugia che ha coinvolto anche alcuni giornalisti del quotidiano Domani da me fondato voglio esprimere la vicinanza nei loro confronti certo che sapranno chiarire pienamente il loro operato professionale. La magistratura saprà senz'altro distinguere ogni eventuale responsabilità nella vicenda. Ancora una volta voglio però ribadire l'importanza di difendere il fondamentale diritto alla libertà di stampa inteso sia come diritto ad informare ed essere informati sia, con riferimento specifico al mio ruolo di editore, come obbligo morale a non interferire in alcun modo nel lavoro dei giornalisti, come è testimoniato dalla mia storia nei giornali ora del gruppo Gedi e oggi in editoriale Domani». FattiDomani sotto attacco dei pm. Ma la procura smentisce l’esistenza di «dossieraggi»Federico MarconiI sindacatiPer l’organizzazione sindacale Stampa Romana l’indagine è «un’azione che rappresenta un nuovo, inaccettabile tentativo di intimidazione nei confronti dei giornalisti, un attacco alla libertà di stampa, al diritto dei cittadini a essere informati». «A pubblicare le notizie i giornalisti non commettono mai un reato. Se quelle notizie sono frutto dei reati di qualcun altro non sta ai giornalisti accertarsene. I giornalisti hanno come unico scopo della loro professione cercare e verificare i fatti e pubblicare notizie che siano veritiere», ha detto invece Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.«Se esiste un istituto che è il segreto professionale – prosegue – un motivo c'è ed è esattamente quello di non rivelare le fonti. Non vorremmo mai che l'indagine a carico dei giornalisti dovesse servire da un lato ad annichilire ancora una volta la libertà di stampa e dall'altro a provare a dare conferme che magari gli inquirenti non hanno».Sul caso si è espressa anche l’European Federation of Journalists, la più grande organizzazione di giornalisti presente in Europa e rappresenta circa 320 000 giornalisti di 71 diverse organizzazioni di 43 paesi membri. Su X la federazione ha chiesto al «governo italiano di rispettare lo stato di diritto e gli standard legali europei per la tutela delle fonti giornalistiche».La politicaSul fronte politico, solidarietà arriva dalle opposizioni. «Dopo l’esposto del ministro della Difesa Guido Crosetto tre giornalisti del quotidiano Domani sono finiti sotto inchiesta a Perugia per accesso abusivo e rivelazione di segreto. Ai tre cronisti e all’intera redazione del quotidiano va la nostra solidarietà. La loro unica colpa è quella di aver raccontato la verità», ha scritto in una nota Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento Cinque Stelle.«La legge professionale n. 69/1963 e la legge sulla privacy del 1996 tutelano il segreto dei giornalisti sulla fonte delle notizie. Chi dalla destra parla di dossieraggio lo fa solo per gettare fumo negli occhi dei cittadini: le uniche intenzioni dei giornalisti infatti erano quelle di raccontare notizie e non di ricattare i potenti come invece fa chi fabbrica dossier. Consideriamo tutta questa vicenda dunque come un grave sopruso ai danni della stampa libera», ha aggiunto l’europarlamentare.Domenica anche il responsabile informazione del Partito democratico, Sandro Ruotolo, è intervenuto esprimendo solidarietà: «I tre giornalisti di Domani sono accusati di aver utilizzato carte ottenute da fonti giudiziarie per scrivere i loro articoli. Se il finanziere era la loro fonte e ha commesso un reato lo deciderà la magistratura perugina. Resta il fatto che le notizie pubblicate dai cronisti erano vere e quindi hanno fatto solo il loro dovere di informare l’opinione pubblica».L’indagineIntanto è stata completata ed è già agli atti della procura di Perugia l'analisi dei supporti informatici sequestrati il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano nell'ambito dell'indagine sui circa 800 presunti accessi abusivi che avrebbe compiuto alle banche dati in uso alla Procura nazionale antimafia. Nei prossimi giorni sarà interrogato il pm Antonio Laudati, sostituto procuratore antimafia e già coordinatore del gruppo Sos, indagato nel fascicolo che coinvolge il finanziere Striano. Le attività del presidente della Figc, Gabriele Gravina, al centro di una indagine avviata dalla Procura di Roma sulla base della trasmissione atti che venne fatta dal finanziere Pasquale Striano e dal pm Antonio Laudati che trasmisero gli atti a piazzale Clodio, nei mesi scorsi. Ed anche se il militare e il magistrato risultano indagati a Perugia per una presunta attività di dossieraggio l'oggetto di quanto affermato è motivo di interesse degli inquirenti capitolini.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedi
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