La profezia del generale ucraino: "Putin si è spinto in un vicolo cieco, questa è la sua fine"Vladimir Putin teme i successori: le dichiarazioni del generale KeaneEmbargo totale di petrolio e gas russo, lo chiede Roberta Metsola
Elena, l'infermiera della foto simbolo di Mariupol racconta la sua nuova vita in ItaliaMitja Gialuz, riformapenaleèProfessore Campanella ordinario di procedura penale a Genova e membro della commissione Lattanzi che ha scritto la riforma, rifiuta le critiche di chi dice che chi ha scritto la riforma penale non conosce la vita vera dei processi nei tribunali La modifica della procedibilità di alcuni reati, diventati perseguibili a querela, ha prodotto uno scontro tra professori e magistrati. Mitja Gialuz, ordinario di procedura penale a Genova e membro della commissione Lattanzi che ha scritto la riforma rifiuta questa contrapposizione tra teoria e prassi giuridica e avverte il governo, che è è già intervenuto con alcuni correttivi: il rischio è quello di disallineamenti che rischiano di influenzare anche il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. E’ vero che i professori non conoscono il processo in concreto? I professori sono spesso anche avvocati e le aule di giustizia le frequentano. Però hanno il privilegio di guardare la mondo della giustizia in maniera indipendente, fuori da logiche corporative e di interessi. I professori che hanno lavorato alla Cartabia hanno preso atto, sulla spinta del vincolo esterno del Pnrr, di un sostanziale fallimento della giustizia penale e si sono interrogati su come correggere le storture di quello che è prima di tutto un servizio pubblico per i cittadini. La critica è stata anche che, basandosi sui dati, si siano scelti i reati sbagliati a cui cambiare la procedibilità, come le lesioni e il sequestro di persona. Per ridurre la domanda di giustizia esistono due strade. Una è la depenalizzazione in astratto e i dati ci dicono che i reati che più incidono nella prassi sono quelli sugli stupefacenti e quelli legati all’immigrazione. Ci sono le condizioni politiche oggi, o c’erano ieri nel governo Draghi, per depenalizzarli? No. Allora la via è stata quella della depenalizzazione in concreto, aumentando i reati perseguibili a querela e razionalizzando l’obbligatorietà dell’azione penale. Anche le modifiche all’obbligatorietà hanno provocato dibattito, ma per ora nessuna richiesta di modifica. Lo spero. L’introduzione dei criteri di priorità da parte del parlamento per l’obbligatorietà dell’azione penale serve a tutelare questo principio, rendendo però trasparenti e condivise le scelte che oggi i pubblici ministeri già sono costretti a compiere, perché il nostro sistema penale semplicemente non può sopportare un processo per ogni notizia di reato. Questa riforma potrà avere delle asimmetrie ma, per vederle davvero, bisogna prima farla funzionare. I magistrati avevano sollevato dubbi ex ante, mentre scrivevate la riforma? Non mi pare che il Csm abbia sollevato perplessità e nemmeno il parlamento. Quella della modifica della procedibilità non è stata una scelta dei professori ma del parlamento, che con legge delega ha indicato la direttiva chiara della estensione della perseguibilità a querela. Il ministro Carlo Nordio ha già presentato i correttivi in un disegno di legge governativo, riportando sotto la perseguibilità d’ufficio tutti i reati in caso di aggravante mafiosa. La vostra è stata una dimenticanza? Ha detto bene: tutti i reati, non solo quelli toccati dalla riforma. Noi non abbiamo dimenticato nulla, perché il problema di come gestire l’aggravante mafiosa si pone da quando è stata introdotta, all’inizio degli anni Novanta. La riforma è intervenuta sulla criminalità medio bassa e non sulla criminalità organizzata, mentre il recente intervento del governo tocca tutti i reati nel caso di questa aggravante. Sono alle porte altre modifiche, come quella sulla prescrizione. Mi sembra irragionevole introdurre la quarta riforma in cinque anni, anche perché creerebbe disallineamenti spaventosi, provocando enorme incertezza. Ora c’è un contemperamento ragionevole tra i diversi valori in gioco, lasciamo che la riforma produca effetti. Questi interventi potrebbero produrre problemi, visto che la riforma è stata studiata per incontrare gli obiettivi del Pnrr? Ogni modifica rischia di impattare sui fondi europei, per questo sarebbe meglio lasciar lavorare la riforma, monitorarla con attenzione e solo dopo intervenire con ragionevolezza. La riforma ha già prodotto effetti indiretti positivi ancor prima di entrare in vigore, perché ha sollecitato gli uffici giudiziari a modificare il modo di lavorare, anche grazie all’ufficio del processo. Il risultato è stato una diminuzione del disposition time del 15 per cento. È la dimostrazione che spesso sono più utili le modifiche organizzative, che i ritocchi processuali. Ma se si delegittima la riforma e passa il messaggio del liberi tutti, si ritornerà al passato e gli obiettivi rischiano di essere mancati. Il rischio è che ora i tecnici diventino il capro espiatorio degli errori, perché è più facile attaccare loro che i politici? Negli ultimi trent’anni, la giustizia penale è stata terreno di guerre di religione. Il governo Draghi ha affrontato la giustizia in modo laico e pragmatico, ragionando, come si fa in Europa, sui numeri con approfondimenti indipendenti. Ora sbaglierebbe la politica se volesse riappropriarsi delle bandierine ideologiche, dalla separazione delle carriere alle intercettazioni, che sono temi sicuramente importanti ma non prioritari per i processi che interessano i cittadini. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo
Marina Ovsyannikova, primo articolo sul Die Welt: "Mi scuso per aver reso i russi degli zombie"Cina, influenza aviaria: primo contagio umano del ceppo H3N8
Mariupol, “operazione per evacuare i civili dall’acciaieria Azovstal”
Bimbo abusato, ucciso e gettato nel fiume: condannati madre, patrigno e un 14ennePubblicità con la foto di Maddie MacCann: "Lascia i tuoi bambini a casa. Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere?"
Regno Unito, il mistero delle 70 epatiti acute che hanno colpito i bambiniUcraina, è morto Anton Kuprin: era il comandate dell'incrociatore Moskova
Muore in ospedale ma nessuno se ne accorge per quattro giorniEx funzionario del Cremlino morto assieme a moglie e figlia, è giallo
Guerra in Ucraina, Russia: "Consegnata a Kiev bozza documento negoziati"Presidente della Duma: "Bloccare forniture di gas ai paesi ostili che non pagano in rubli"Turchia, bomba contro bus con guardie carcerarie: un mortoBrasile, il governo regala Viagra alle Forze armate, il motivo
Collettivo Madeo Turabe, Autore a Notizie.it
Strage di Bucha, trovati 420 corpi di civili in pozzi, cortili e scantinati
La Finlandia nella Nato: “La reazione russa ci sarà ma ci difenderemo”Helena Kennedy: "Per le truppe russe tacito consenso a violentare i civili"“La guerra finirà quando non ci sarà più la minaccia della Nato”Bimba di 4 anni costretta a bere whisky dalla nonna, è morta per intossicazione
Troppe medicine, donna morta per overdose di paracetamoloGuterres ammette: “Il Consiglio di sicurezza ha fallito, non ha impedito la guerra”La Cina e la guerra al Covid: “Fermeremo l’avanzata di Omicron”Migranti, naufragio al largo della Tunisia: quattro morti e tre feriti