File not found
investimenti

Incendio in casa a Londra, morti 4 bambini: è mistero sulle cause del rogo

Grecia, un sisma di magnitudo 5.3 colpisce l'area di Creta: i dettagliNuova variante Omicron, Fauci: "Stiamo raccogliendo materiale con i nostri colleghi sudafricani"Strage in California, padre uccide i 4 figli piccoli e la loro nonna a Lancaster

post image

Svizzera, referendum sul green pass: vince il sìL'iperconnessione come piaga sociale - . COMMENTA E CONDIVIDI Che mondo si forma nella mente di chi,criptovalute sin da bambino, passa ore e ore attaccato allo schermo di un “device”? Non c’è più un Jean Piaget che possa studiare questo enorme problema, ma di certo il mondo come se lo rappresentano gli utilizzatori intensivi di apparati elettronici non è più quello che il grande Ginevrino scoprì nella mente dei bambini dei suoi tempi. Della vita relazionale di quelli di oggi sappiamo qualcosa, perché nel 2007 la psicologa sociale statunitense Sherry Turkle fu tra i primi a descriverla in un libro di cui il titolo dà una sintesi perfetta: Insieme ma soli (in italiano da Codice, 2012). Poi l’attenzione si spostò sugli effetti del mondo digitale (la “mediasfera”) sull’intelligenza. Ci si chiedeva: Internet rende più stupidi o più intelligenti? Un mio libro del 2000 (La Terza Fase. Forme di sapere che stiamo perdendo, Laterza) argomentò che la mediasfera allora nascente stava già cancellando o intaccando in profondità diverse forme secolari di sapere e di conoscere, colpendo per esempio la lettura e, più alla radice, la cruciale distinzione tra reale e rappresentazione, tra vero e finto. Quel libro fu seguito da un lavoro di Nicholas Carr dal drastico titolo Internet ci rende stupidi? (Cortina 2012), che a questa domanda rispondeva di sì, insistendo sulle alterazioni cognitive. Dall’altro lato, invece, stavano i numerosi fan, come Howard Rheingold (Perché la rete ci rende intelligenti, Cortina 2012), secondo cui solo la mediasfera può dare accesso a una varietà di mondi altrimenti inimmaginabili.Qualunque posizione si potesse prendere sulla questione negli ormai remoti anni Dieci, la situazione di oggi è radicalmente diversa. I “devices” elettronici sono molto più raffinati, incorporano l’Intelligenza Artificiale, si prestano a usi molto più estesi e coinvolgenti e coprono ambiti sempre più vasti della vita quotidiana, soprattutto attraverso i cosiddetti social. Inoltre, sotto forma di smartphone, tablets, giochi, smartwatch ecc. sono ormai nelle mani di miliardi di persone, in buona parte giovani e perfino ragazzi e bambini. Sebbene non siano disponibili ricerche di qualità certificata, da varie indagini recenti si desume che in Italia il 24,9% dei giovani passa sui social dalle due alle quattro ore al giorno, mentre l’18,8% arriva fino a dieci ore. Il tempo trascorso davanti allo schermo è sottratto alla preparazione scolastica, ai rapporti con gli altri, soprattutto con i genitori, magari impegnati a loro volta su uno schermo, allo sport, alla lettura, al sonno – insomma, è sottratto alla vita.Il fatto è che i media digitali sembrano irresistibili, inestirpabili e insopprimibili. Un esempio di eccezionale evidenza ci è offerto da una notizia rivelata dal New York Times del 2 giugno, che non è mera cronaca, ma cronaca del futuro: al temibile Elon Musk è venuta in mente l’idea di portare, mediante satelliti e antenne appositamente piazzati, la connessione Internet fino al villaggio dei Marubo, un’etnia brasiliana da sempre isolata nella foresta amazzonica. Arrivati d’improvviso e gratuitamente, gli smartphone hanno dapprima affascinato la piccola tribù, poi l’hanno resa velocemente dipendente al punto che – raccontano i giornali – dopo nove mesi tutti hanno smesso di muoversi, di parlarsi e di lavorare. In altre parole, una trovata che serviva a mettere questa gente in contatto col mondo ha finito per escluderla dal proprio mondo! Questo è certamente un caso estremo, ma rappresenta una situazione diversa solo per grado da quel che vediamo attorno a noi: per ragioni misteriose, la mediasfera esercita su tutti una fascinazione medusea.Ma che cosa trova un giovane nel mondo digitale, soprattutto nella sua forma social? Certamente, informazioni e soluzioni di problemi pratici (come la traduzione di passi greci e latini), ma soprattutto amicizie e contatti, anche se spesso fittizi e maligni. Può trovare e scambiare foto, video, musica, messaggi di ogni tipo. Queste risorse possono però anche servire per dare spazio a opportunità pericolose, come il revenge porn, il sexting (pratiche sessuali via immagini da smartphone), il challenge (sfide di gruppo a pratiche estreme, anche a rischio della vita), il mobbing, l’influencing e altre consimili invenzioni pericolose.Portata dalla potenza delle reti e dei devices, dalla varietà delle app e dei social, e, al fondo, dal dominio planetario di multinazionali senza scrupoli e dai fatturati miliardari, l’invenzione è continua e ha vari aspetti di pericolo sociale. La rete contiene infatti anche uno sconfinato magazzino di tentazioni fatali: pornografia gratuita e liberamente accessibile, un immenso catalogo di violenze, di teorie strampalate e folli, di immagini immonde, di siti di commercio pericolosi, insomma un apparato di una potenza attrattiva con cui il mondo reale (e meno ancora la scuola) non può competere. Il finto è più forte del vero.Qualche anno fa in Giappone (patria, almeno dagli anni Ottanta del Novecento, di molte delle mode ambigue della nostra gioventù: dai tamagotchi ai transformer, dai manga ai comics con personaggi dagli occhi immensi e dalla mimica alterata) hanno inventato lo hentai, pornografia pesante in forma di fumetto o di comics, con la stessa grafica e il sessismo estremo dei manga. Secondo lo studio dello psicologo statunitense Justin J. Lehmiller (sulla rispettata rivista Psychology Today, 14 dicembre 2022) più di un quarto degli americani hanno seguito nel 2020 qualche episodio di hentai, che intanto (secondo Le Monde del 5 maggio) si sta diffondendo in tutto il mondo. Chi saprà difendersi, tra i più giovani, da questa rischiosa novità? Una parte della violenza e della microviolenza di cui le nostre città soffrono deriva sicuramente da fonti simili, così come molte distorte concezioni e pratica circa il rapporto tra uomo e donna. Lo schermo si impone infatti sul reale, indebolisce la percezione della realtà e spesso ne prende il posto.Gli utilizzatori intensivi di Internet e di social non sono in fondo troppo diversi dai Maruba brasiliani. Come loro sono a rischio di isolamento patologico. In Giappone il fenomeno, già radicato da tempo, è stato battezzato col termine hikikomori (“stare da parte”), che indica coloro che decidono di ritirarsi dalla vita per lunghi periodi (da pochi mesi fino a diversi anni), limitandosi a comunicare con le reti sociali. Sono apatici, distratti dallo studio e dalla lettura, disinteressati all’informazione politica, abituati allo zapping incessante da una schermata all’altra, cioè all’interruzione permanente di qualunque corso di azione o di pensiero. Ne derivano il declino delle istituzioni formative, il dilagare delle tematiche sessuali, l’assuefazione alla violenza, per non parlare della crescita dei pericoli di incidenti di circolazione.Ce n’è abbastanza per considerare l’iperconnessione un problema di primario interesse pubblico, per le famiglie, la scuola e lo Stato in generale. Alcuni Paesi sembrano essersene accorti. L’anno scorso la Finlandia, una delle nazioni più digitalizzate al mondo, ha vietato l’uso dei cellulari a scuola. Anche in Francia il tema sembra emergere. Già nel programma elettorale del 2019 Emmanuel Macron aveva annunciato l’intento di limitare per legge l’accesso dei giovani ai devices. Nel 2018, l’allora ministro dell’educazione Michel Blanquer aveva promesso che ne avrebbe vietato l’uso nelle scuole elementari e medie, non solo nelle ore di lezione, ma anche durante la ricreazione. «I bambini non giocano più nelle pause, stanno tutti dinanzi agli smartphone e dal punto di vista educativo questo è un problema», dichiarò. A dispetto di questi propositi di battaglia, non sembra che però allora nulla sia stato fatto. Oggi Macron è tornato alla carica. Ha nominato in gennaio una commissione di specialisti (una decina di psichiatri, psicologi, informatici ed esperti di dipendenze coordinata dalla neurologa Servane Mouton e dallo psichiatra Amine Benyamina) con l’incarico di studiare il problema e avanzare proposte. Consegnato nei giorni scorsi, il rapporto (Enfants et écrans. A la recherche du temps perdu: lo si legge sul sito dell’Eliseo) insiste in particolare su «la realtà dell’iperconnessione sofferta dai bambini» e le «conseguenze per la loro salute, il loro sviluppo, il loro futuro», ma anche per il futuro «della nostra società, della nostra civiltà». Come si vede, i toni sono gravi e di grande allarme, perché il riferimento non è solo alla salute mentale, fisica e culturale dei giovani, ma più globalmente al futuro della società. Lo stesso tono di allarme si avverte nella preoccupazione che Halla Tómasdóttir, eletta qualche giorno fa presidente dell’Islanda, ha espresso nel suo programma circa il contrasto degli effetti dei social media sulla salute mentale dei giovani.Ma come mettere un freno a questi fenomeni e agli effetti mentali, relazionali e culturali che alimentano? Bastano le norme di legge? Tra le raccomandazioni con cui si conclude il Rapporto Mouton-Banyamine, indirizzate ai genitori, alle scuole, alla società civile e allo Stato, ce n’è una che riguarda l’accesso ai devices elettronici: prima degli 11 anni, niente telefono; a partire dagli 11 anni, telefono sì, senza internet; dai 13 anni, telefono connesso, ma senza accesso ai social network o a contenuti illegali; a partire dai 15 anni, accesso ai social network, ma … solo a quelli etici. Gli autori del rapporto sembrano credere che non sarà difficile attuare queste misure di limitazione. Non saranno troppo blande? E a chi toccherà farle rispettare? Chissà cosa ne pensano i milioni di giovani iperconnessi e le multinazionali alle spalle dei loro social.

Usa, ricostruita la grotta del Grinch: il luogo ideale dove passare le feste per chi odia il NataleOmicron, in Sudafrica è boom di contagi under 30: 2828 totali in 24 ore

Covid, l'appello del principe Harry alle case farmaceutiche: "Condividano i brevetti"

Uomo travestito da ninja ferisce due poliziotte con una spada in FranciaGiornata storica in Cile: le nozze gay sono state ufficialmente approvate

Covid, in Nuova Zelanda un uomo si è fatto vaccinare 10 volte in un giornoVariante Omicron: ecco perché dovrebbe spaventare il Regno Unito

Angela Merkel, il messaggio di Ikea: "Finalmente a casa"

India, uccide la moglie in casa con il morso di un cobra: condannato all’ergastoloScopre il tradimento del compagno prima di Natale: butta via tutte le sue cose

Ryan Reynold
Francia, famiglia di no vax morta per Covid a Courcelles-sous-ChâtenoisVariante Omicron, Israele: Italia in lista rossaUsa, uccide il vicino di casa e mangia parti del corpo: "Pensavo potesse curarmi"

Professore Campanella

  1. avatarUsa, il Natale rischia di essere senza albero: è penuria di arbusti veri e fintiCapo Analista di BlackRock

    Covid, un'infermiera di un ospedale dell'Alta Austria: "morti nei corridoi"Incendio in un palazzo in Giappone: decine di vittime, finora sarebbero 27USA, Kyle Rittenhouse assolto: uccise due manifestanti durante le proteste del “Black Lives Matter”Covid, la direttrice dell’Ecdc Andrea Ammon: “Con il periodo delle festività, la pandemia può peggiorare”

      1. avatarTrump ammette di aver fatto la terza dose: fischiato dagli elettori al comizioProfessore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

        Variante Omicron, lo studio inglese: il 50% dei vaccinati ha ricevuto doppia dose

  2. avatarNovavax approvato dall'Ema: è il quinto vaccino anti-Covid autorizzato in EuropaMACD

    Minibus precipita in una scarpata in Perù: 10 morti e sette feritiBalzo dei contagi in Corea del Sud: torna il coprifuocoCovid, primo ministro francese Jean Castex positivo: aveva incontrato il suo omologo belgaForte scossa di terremoto in Indonesia, rientrato l’allarme tsunami

  3. avatarGermania, nuovi contagi in calo: il lockdown per i no-vax dà i suoi fruttianalisi tecnica

    Covid in Europa, vaccini e quarta ondata: le strategie dei diversi PaesiIn Spagna un docente è stato condannato perché mette 10 a tuttiCovid, in Nuova Zelanda un uomo si è fatto vaccinare 10 volte in un giornoAereo caduto a Santo Domingo, 9 morti: tra loro il produttore Flow La Movie e la sua famiglia

Covid, Londra introduce test anti-covid per chi parte per la Gran Bretagna: settore aereo protesta

Londra, 11enne seguita dopo scuola e violentata in un parco: si cerca lo stupratoreRussia, incidente di una nave da carico cinese nei pressi della costa dell'isola di Sakhalin*