File not found
Guglielmo

Università: Luiss-Engineering, nuova cattedra in 'Ai climate change' - Tiscali Notizie

Un'ancora di età romana trovata nei fondali di Palinuro - Tiscali NotizieSindaci più amati d'Italia: la classifica 2024Senza politiche e incentivi efficaci il plastic free resterà una chimera

post image

Agosto da incubo, violenti temporali al Nord Italia: le previsioni meteoGli scienziati hanno pochi dubbi sul fatto che il crollo della Marmolada sia avvenuto anche a causa dell’aumento delle temperature. Ma quando parliamo di valanghe in generale,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock il rapporto con il cambiamento climatico è una faccenda spinosa Gli scienziati hanno pochi dubbi sul fatto che il crollo di una parte del ghiacciaio della Marmolada, che probabilmente ha causato la morte di un ventina di persone, sia stato causato almeno in parte dall’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico. «L’atmosfera e il clima, soprattutto al di sotto dei 3.500 metri di quota, è in totale disequilibrio a causa del "nuovo" clima che registriamo», ha scritto Renato Colucci, ricercatore del Cnr che da anni studia il ghiacciaio.  Ma quando più in generale parliamo del rapporto tra cambiamento climatico e valanghe, la faccenda si fa molto spinosa. Le valanghe sono fenomeni complessi e ancora più complesso è il cambiamento climatico. In luoghi diversi, ad altitudini e in condizioni differenti, gli effetti potrebbero essere diametralmente opposti. L’unica cosa certa è che il cambiamento climatico sta modificando profondamente le nostre montagne e difficilmente questo sarà per il meglio. AmbienteLa Marmolada è un fossile climatico che ci avverte della catastrofeFerdinando Cotugno Facile parlare di valanghe Quella della Marmolada non è stata una vera e propria valanga di neve, come la intendiamo normalmente. Si è trattato di un distacco di ghiaccio, causato dalle alte temperature che sciogliendo neve e ghiaccio superficiali creano dei rivoli d’acqua che si insinuano nel ghiaccio, erodendone la base e creando i presupposti per un distacco come quello di domenica. L’Ipcc, l’organizzazione scientifica delle Nazioni unite che studia il cambiamento climatico, ha dedicato alcuni paragrafi del suo ultimo rapporto proprio a questo fenomeno. Gli esperti consultati sono d’accordo nel sostenere che l’aumento delle temperature causa maggiori rischi per i ghiacciai, ma questi rischi possono tradursi sia in un aumento che nella diminuzione delle probabilità di un crollo come quello della Marmolada: «Dipende strettamente dalle condizioni locali e quindi non ci aspettiamo una chiara tendenza regionale o mondiale». Nei molti luoghi dove i ghiacciai stanno scomparendo, ad esempio, il rischio di distacco si riduce, semplicemente perché la superficie ghiacciata è ormai divenuta troppo piccola o è scomparsa del tutto. Ma dove invece i ghiacciai restano, come sulla Marmolada ma anche in Asia centrale, dove interi ghiacciai sono crollati su sé stessi, il rischio aumenta a causa dell’innalzamento delle temperatura. CommentiDopo i No vax e i No Mask, arriva il negazionismo climatico dei “no sic”contro la siccitàSelvaggia Lucarelli Valanghe di neve Sono tutta un’altra storia le vere e proprie valanghe di neve, come quella che nel gennaio del 2017 ha travolto l’albergo di Rigopiano causando la morte di 29 persone, una delle più letali dell’ultimo secolo.  Semplificando una questione piuttosto complessa, le valanghe di neve possono avvenire di inverno, quando sono in genere causate da un accumulo di neve soffice e spesso per colpa dell’uomo (ad esempio dagli sciatori fuoripista), oppure alla fine della stagione invernale o d’estate, quando lo scioglimento della neve può causare una valanga “umida” in cui la neve è mista ad acqua e viaggia molto più velocemente. Anche se sono valanghe molto diverse da quelle di ghiaccio, l’impatto che ha su di loro il cambiamento climatico è altrettanto ambiguo. Uno dei problemi nel valutare se le valanghe stanno aumentando o diminuendo in questi anni di riscaldamento climatico è il fatto che non possediamo un studio storico accurato delle valanghe avvenute in passato, anche perché molti di questi fenomeni avvengono in aree remote e non vengono registrati. Per ovviare a questo problema gli scienziati utilizzano la dendrocronologia, ossia lo studio degli effetti climatici sugli alberi. Le valanghe, ad esempio, lasciano delle “cicatrici” sulla corteccia degli alberi. Oppure, quando ne piegano il tronco senza ucciderlo, lasciano dei segnali che gli scienziati possono successivamente interpretare per valutare la frequenza delle valanghe. Utilizzando questo metodo su alcuni alberi delle Montagne rocciose, nello stato americano del Montana, un gruppo di ricercatori ha notato una riduzione del 2 per cento annuo delle valanghe di grosse dimensioni nel periodo 1950-2017 dovuto, ritengono, alla riduzione dei carichi nevosi e quindi delle valanghe più tipiche della stagione invernale. Secondo gli studiosi, il riscaldamento climatico continuerà a causare una continua riduzione delle valanghe dovuta all’accumulo di neve, ma sarà probabilmente accompagnato «da un aumento delle valanghe di grosse dimensioni causate dall’aumento della temperatura e dalle precipitazioni primaverili». ItaliaLa sete delle due Italie: manuale di sopravvivenza siciliano a uso dei nordiciAttilio Bolzoni Altitudine e temperature Un altro studio realizzato con lo stesso metodo, ma esaminando gli alberi dell’Himalaya indiano, ha invece mostrato risultati diversi. Lo studio, scrivono i ricercatori, mostra «un aumento negli ultimi decenni della frequenza delle valanghe e della distanza percorsa». «Queste scoperte – proseguono i ricercatori – contraddicono l’assunzione intuitiva che il riscaldamento climatico causi automaticamente meno neve e quindi meno valanghe nella regione». Una possibile differenza con le Montagne rocciose è la maggior altitudine della catena dell’Himalaya. A grandi altezze la riduzione delle precipitazione nevose è molto minore, ma l’aumento delle temperature e l’accorciamento degli inverni rendono comunque più probabili le valanghe a fine stagione o in periodo primaverile.  Gli scienziati che studiano le nostre Alpi sono giunti a conclusioni simili. Secondo uno studio pubblicato nel 2015, intorno al 1980 si assiste al periodo in cui viene raggiunta l’altitudine minima alla quale si verificano valanghe. Nel periodo 1980-2005, un periodo che coincide con un netto riscaldamento dell’arco alpino, l’altitudine minima cresce rapidamente. Se dividiamo il numero di valanghe tra quelle che si sono verificate sotto e sopra i duemila metri, si scopre che più in basso la riduzione di valanghe è stata netta, ma ad altitudini maggiori è invece aumentata. Studi come questo sono alla base, ad esempio, degli avvertimenti ufficiali delle autorità della Svizzera, che negli ultimi anni hanno avvertito turisti e abitanti dell’aumento del rischio valanghe causato dal cambiamento climatico. Un futuro incerto, ma spiacevole La complessità del fenomeno, l’incertezza del futuro climatico del pianeta e la mancanza di studi storici contribuiscono a rendere difficile prevedere cosa accadrà alle nostre montagne. Ma gli scienziati hanno alcuni punti fermi. Le nostre montagne saranno prive di neve a quote sempre più alte. Il fenomeno sarà più visibile alle quote più basse, sotto i duemila metri, ma per il momento meno visibile sulle grandi catene montuose, come l’Himalaya.  Lo stesso sta accadendo ai ghiacciai. Scompariranno quelli alle quote più basse, mentre saranno ridotti e indeboliti quelli alle quote più alte. Complessivamente, una minore superficie ghiacciata e innevata dovrebbe portare a una riduzione nel numero di eventi come quello che abbiamo visto sulla Marmolada e questa è la conclusione su cui gran parte degli scienziati concorda. Ma, allo stesso tempo, l’aumento delle temperature e l’accorciamento delle stagioni invernali renderà i ghiacciai e le grandi superficie innevate più vulnerabili allo scioglimento e alle infiltrazioni di acqua, che sono tra le prime ragioni di crolli e valanghe nelle stagioni più calde. Se questo fenomeno non sarà comunque sufficiente a bilanciare la riduzione della superficie ghiacciata e innevata, e produrrà comunque una riduzione nel numero di crolli, non sarà comunque una buona notizia. Montagne prive di ghiaccio e neve saranno maggiormente soggette ad erosione e frane. Cesseranno poi di essere quei fondamentali serbatoi di acqua che nelle regioni temperate rendono possibile la nostra agricoltura intensiva, l’industria e i comfort casalinghi a cui siamo abituati. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediDavide Maria De Luca Giornalista politico ed economico, ha lavorato per otto anni al Post, con la Rai e con il sito di factchecking Pagella Politica.

Corte conti, risorse assegnate a Regioni non compensano aumento prezzi - Tiscali NotizieTuo Benessere | Approfondimenti su notizie di salute, benessere e bellezza

Disobbedienza civile o vandalismo? Il dibattito coi lettori su Ultima generazione

Riccardi "Da ampliare progetti su disabilità di Pordenone" - Tiscali NotizieBardi presenta nuova giunta Basilicata: "Sanità e industria tra le sfide principali" - Tiscali Notizie

Daniele Morchio, Autore a Notizie.itSordi per colpa del Covid? Studio rileva problemi di udito 3 volte più frequenti dopo il virus - Tiscali Notizie

Ariane 6, il nuovo razzo europeo è pronto al lancio

La sanità globale non è ancora pronta ad affrontare l’emergenza climaticaRedazione Notizie.it, Autore a Notizie.it

Ryan Reynold
Entro pochi anni dovremo ridisegnare le aree climatiche della TerraAlice Sabatini, bullizzata l'ex Miss Italia 2015: "Ero ingrassata 15 Kg"Lunga ondata di calore almeno fino a Ferragosto - Tiscali Notizie

Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

  1. avatarI sonnambuli del clima che corrono verso la catastrofeanalisi tecnica

    Anzil "A Pordenonelegge per modificare il concetto di confine" - Tiscali NotiziePer il futuro del clima, il ritorno di El Niño rischia di essere un grande problemaNel negoziato Ue sul futuro dell’auto, l’Italia ha sbagliato tutto: ecco perchéUnesco, Sangiuliano "Su Via Appia successo nasce da un lavoro corale" - Tiscali Notizie

    1. Siti industriali inquinati: nessuno ne parla in campagna elettorale

      ETF
      1. avatarSpazio, Ariane 6 ha completato con successo il primo decollo - Tiscali NotizieMACD

        Senza politiche e incentivi efficaci il plastic free resterà una chimera

  2. avatarJoe Biden positivo al Covid: Kamala Harris può davvero vincere contro Trump?criptovalute

    Il dibattito ecologico decisivo per il futuro degli oceani di cui non parla ancora nessunoIl numero dei contenziosi legati al clima è raddoppiato, per l’Onu sono un pilastro dell’azione ecologicaNotizie di Politica italiana - Pag. 1Mentre guardiamo altrove, l’Antartide continua ad avvicinarsi al collasso

  3. avatarToti, nuovi arresti domiciliari: l'accusa di finanziamento illecitoGuglielmo

    Ricerca, Fedriga "Risposte a sfide globali investendo su Scienze Vita" - Tiscali NotizieI casi di Covid aumentati del 26% nell'ultima settimana - Tiscali NotizieSiti industriali inquinati: nessuno ne parla in campagna elettorale“Nimby”: la sindrome di chi non vuole impianti industriali vicino casa nasconde domande lecite

De Luca "Siamo autonomisti ma su una linea diversa, burocrazia zero" - Tiscali Notizie

Autoxelox illegali, la Procura dispone il sequestro: tutti i comuni interessati. Cosa succede a chi ha ricevuto la multa? - Tiscali NotizieNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 2*