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Incendio a Ponte di Nona, chiuse le uscite del centro commerciale Roma Est verso l'area in fiammeSospesi tre leghisti e tre di FdI per l’aggressione a Donno (M5s). Quattro dem nel provvedimento. Ancora bagarre in aula. Per il leghista Crippa Bella Ciao è «peggio del segno della Decima Mas»In parlamento va in scena il mondo alla rovescia. Le opposizioni sventolano il tricolore,BlackRock cantano l’inno di Mameli e accusano le destre di «tradire la patria». Le destre, quelle nazionaliste e quelle secessioniste, si imbufaliscono. E quando c’è l’occasione tirano cazzotti. Alla Camera, dove sono in corso le battute finali dell’approvazione dell’autonomia differenziata, per tre ore le opposizioni bloccano i lavori, dopo l’aggressione del deputato Leonardo Donno di mercoledì sera.Il verbale che si deve approvare a inizio seduta stavolta racconta la storia del giorno precedente, ma al contrario. Il deputato atterrato da un pugno allo sterno, il grillino Lorenzo Donno, viene descritto avvicinarsi «con veemenza» al ministro Calderoli. La successiva sua aggressione da parte di un gruppo di leghisti e meloniani, diventa «disordini». In realtà Donno a Calderoli si avvicina per consegnargli un tricolore. Dai video si vede il leghista che arretra inorridito, e il grillino bloccato dai commessi: e per fortuna, perché quando i pugili calano dai banchi della destra, saranno proprio i commessi a proteggere lo sfortunato. Uno di loro finisce con lui in infermeria. CommentiUn ceto politico mediocre ha riportato lo squadrismo nelle aule parlamentariGianni Cuperlodeputato PdLa destra litiga sulle sanzioniLe opposizioni non ci stanno: chiedono di cambiare il testo e convocare l’ufficio di presidenza per individuare e sanzionare i colpevoli. Operazione facile, i filmati del tutti contro uno sono virali, sono finiti anche sulle homepage dei siti internazionali. Scene da parlamento sudcoreano, un figurone per l’Italia, e per la premier che nel frattempo presiede il G7 in Puglia. Tant’è che in Transatlantico qualcuno sospetta che sia una macchinazione leghista. «Qual è il disegno? I deputati della destra vogliono far perdere la faccia a Meloni di fronte al mondo?», si chiede Peppe Provenzano (Pd). Ma se è un complotto, è un autocomplotto: è vero che nei video si distingue il leghista Igor Iezzi che prova a colpire Donno (poi ammetterà affranto di averci provato e di non esserci riuscito) ma nella ressa c’è anche il meloniano Federico Mollicone. E Donno dice di sapere chi gli ha sganciato il destro fatale che lo ha fatto crollare al suolo, dice che è di FdI: i suoi colleghi riferiscono che si tratta Enzo Amich, che ovviamente si dichiara innocente. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, commentando i fatti da Milano, capisce l’autogol: «In questi giorni diamo una rappresentazione che normalmente non c'è. Quasi che proprio perché siamo sotto l’occhio del mondo, creiamo delle tensioni che per gli altri giorni, del mese, dell’anno... Non è mai successo alla Camera in questa legislatura. Guarda caso succede proprio ora. Mi sembra una miopia generale, non ho visto le dinamiche, non importa la colpa di chi è, ma quello che sottolineo è che anziché cercare di far vedere, in questi giorni, un’Italia conscia del proprio ruolo e della propria importanza, stiamo dando una immagine peggiore di quella che è normalmente. Mi sembra un harakiri».All’ufficio di presidenza vengono convocati tutti quelli che si riconoscono nei filmati: contumaci i leghisti Iezzi, Furgiuele e Crippa. Al Var è tutto chiaro. Ma anche questa riunione deve essere sospesa: le destra litigano fra loro, non si riescono a mettere d’accordo sulle sanzioni.Finirà con una censura e una 15 giorni di sospensione per Iezzi (Lega), 7 per Amich, Mollicone, Cangiano (FdI), Forgiuele (Lega) e Stumpo (Pd), 4 per Donno (M5s), 3 per Amendola (Pd) e Candiani (Lega), 2 per Scotto e Stefanazzi (Pd).Meglio Decima che Bella ciao In mattinata la seduta non va meglio del giorno prima. Certo, stavolta non piovono pugni e calci. Il vicepresidente Sergio Costa fa leggere il verbale, ma le opposizioni si scatenano contro il termine «disordini» che consegna agli atti, e alla storia, l’opposto di quello che è accaduto.Tutti i deputati delle minoranze chiedono che l’espressione sia sostituita con «aggressione squadrista». L’episodio viene riraccontato da tutti, è un romanzo corale: si è trattato di «squadrismo parlamentare» (Grimaldi, Avs), «ministro Calderoli, era una bandiera italiana, mica del Regno delle due Sicilie» (Santillo, M5s), «anzi il suo è un oltraggio alla bandiera italiana» (Bonelli, Avs), «il colpo allo sterno è vietato dalla lotta libera perché può essere mortale, potevate ammazzarlo!» (Cherchi, M5s).Nico Stumpo, che nel parapiglia ha rovesciato una sedia, chiede scusa ma sfida i deputati di destra a fare altrettanto: senza esito. La maggioranza resta muta e sghignazzante. Il giorno prima il leghista Domenico Furgiuele ha mimato per tre volte il segno della Decima Mas, poi ha eroicamente spiegato che intendeva X Factor. Ma casca male: ieri era l’anniversario della strage di Forno, dove la Decima, con l’esercito nazista, ha ucciso 68 civili. Costa non sa più che fare, spiega che il verbale, una volta approvato, lo deve firmare: è il regolamento. Va in confusione, sbaglia i nomi dei deputati, Orfini diventa Orfino, Furfaro Furfàro, Devis Dori è invitato a parlare come Doris Day.Chiara Braga, capogruppo Pd – Elly Schlein è seduta accanto a lei – chiede la correzione del testo, alla fine si vota, ma la maggioranza dice no. Scoppia un altro caso: a un cronista di La7 il vicesegretario leghista Crippa spiega che è «peggio cantare Bella Ciao», lo avevano fatto le opposizioni in aula, che «fare il gesto della Decima». Le opposizioni gli urlano «fuori, fuori» e si rimettono a cantare Bella ciao. Mauro Berruto (Pd), grande pallavolista, con un balzo riesce a piazzare un tricolore sul seggio 14, quello occupato da Giacomo Matteotti, primo martire fascista, di cui un mese fa si è celebrato l’ultimo discorso alla Camera, quello in cui denunciava brogli, intimidazioni e botte delle camicie nere. Tricolore anche al SenatoL’approvazione del ddl Calderoli alla Camera slitta a martedì e così anche al Senato il primo sì al premierato. Quel giorno Pd, M5s, Avs e +Europa (Iv deve decidere) saranno in piazza Santi Apostoli a Roma per «difendere l’unità nazionale». E per la prima volta dopo le europee, tutti i leader sullo stesso palco. Sulle due leggi però non si fanno illusioni: per la destra le due leggi s’hanno da fare.Anche se Forza Italia ha rovesciato una quantità di ordini del giorno che di fatto contraddicono la secessione leghista. E FdI, in Campania, alle europee ha perso cinque punti: effetto, per il Pd, dell’ostilità allo “Spacca-Italia” degli elettori del Sud, anche quelli di destra. A palazzo Madama le senatrici dell’opposizione occupano i banchi del governo, anche loro sventolano il tricolore. Sono signore, i commessi hanno difficoltà a intervenire. Ma qui la maggioranza è un po’ più pronta e intona l’inno nazionale. Per non farselo scippare un’altra volta. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediDaniela PreziosiCronista politica e poi inviata parlamentare del Manifesto, segue dagli anni Novanta le vicende della politica italiana e della sinistra. È stata conduttrice radiofonica per Radio2, è autrice di documentari, è laureata in Lettere con una tesi sull'editoria femminista degli anni Settanta. Nata a Viterbo, vive a Roma, ha un figlio.
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