File not found
BlackRock Italia

Strage di Uvalde, cancellare ciò che è stato non è sufficiente

Usa, dimentica il figlio di 18 mesi in macchina sotto il sole, lo ritrova morto: il padre si uccideMuore in luna di miele: incidente sul golf cart, alla guida c'era il maritoGiochi arcobaleno vietati in Arabia Saudita: "Incoraggiano l'omosessualità"

post image

Sparatoria in Oklahoma, il killer di Tulsa voleva uccidere il medico che lo aveva operatoDalla guerra civile spagnola al Vietnam: il fotoreporter odiava i conflitti eppure non è mai riuscito ad evitarli. La mostra al Museo Diocesano di Milano ne restituisce lo sguardo,ETF capace di cogliere con grazia orrori indicibiliProbabilmente il giovane ungherese Endre Friedmann, André a Parigi, non immaginava dove l’avrebbe portato l’affascinante personaggio che negli anni Trenta aveva creato con la compagna Gerda Taro: Robert Capa, il fotografo americano. I due cominciano a fare i fotoreporter per potersi mantenere poi però, conflitto dopo conflitto, Capa lega il suo nome e il suo destino alla guerra con il suo bisogno di «esserci», vicino, sanguigno ma sempre umano e con i suoi scatti dal fronte si guadagna prima la fama e poi il titolo di più grande reporter di guerra. Ma a Robert Capa la guerra dà e toglie tutto: Taro muore schiacciata da un carro armato a Madrid nel 1937 e diciassette anni dopo è lui a saltare in aria su una mina antiuomo tra Nam Dinhh e Thai Binh, nel Vietnam del Nord.Alla fotografia come alla guerraC’è sempre una guerra e poi un’altra e lui è in prima fila sul campo di battaglia, come ogni volta. Prima la guerra civile in Spagna, la prima coperta dai fotoreporter, poi la seconda guerra sino-giapponese che segue nel 1938, e poco dopo la seconda guerra mondiale.Capa condivide le paure e la fatica degli uomini che accompagna. Durante il D-day si rifiuta di usare il teleobiettivo e si butta in acqua: scatta mentre i soldati corrono e sparano. Sono foto tremolanti, fuori fuoco, agonizzanti. È la guerra a pochi centimetri che buca l’obiettivo e l’occhio di chi guarda.Chiusa l’esperienza come corrispondente di guerra per Life nel 1946, un anno dopo fonda con altri famosi fotografi la Magnum Photos. Capa prova a fare altro, lavora anche sui set cinematografici, per un periodo si lega all’attrice Ingrid Bergman ma il richiamo del fronte è più forte e già nel 1948 sceglie di seguire la guerra arabo-israeliana.Nel 1954 è in Giappone con una mostra Magnum quando Life cerca disperatamente un fotografo per la campagna in Indocina. Robert Capa, ovviamente, si offre volontario per quella che sarà l’ultima missione. L’amico e collega John G. Morrison da New York prova a fermarlo e lo chiama: «Bob non fare questo lavoro, non è la nostra guerra!». Per Capa suonava sempre la campana però e la guerra di ogni uomo era la sua guerra. CulturaL’outsider Tish Murtha ha dato un volto ai disastri del neoliberismoUn certo Capa e i collaterali della guerra Una donna cammina in una strada danneggiata dalla battaglia, Agrigento, Sicilia, Italia, luglio-agosto 1943. © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum PhotosCapa diceva di voler «camminare sotto il sole della California e indossare scarpe bianche e pantaloni bianchi» ma poi ripartiva sempre per il fronte. Per poter catturare attraverso le immagini la cruda e inconfutabile realtà delle atrocità belliche, per restituire allo sguardo degli altri la verità priva di filtri sugli orrori della guerra: Capa fa reportage, cioè riporta ciò che vede preoccupandosi di preservare quel che resta dell’umano.Basta osservare la foto in cui un contadino siciliano indica a un ufficiale americano la direzione presa dai tedeschi, nei pressi di Troina – o quella che mostra una donna dalla testa rapata dai tedeschi – per capire che non aveva come obiettivo solamente essere fisicamente e geograficamente vicino ma anche intimamente connesso all’orrore. Quello che resta oggi della sua fotografia è l’empatia e la complicità che riservava ai soggetti ritratti: vecchi o bambini, donne e uomini, soldati o civili, nemici, alleati o sconosciuti.Fino al 13 ottobre il Museo Diocesano nei suoi chiostri ospita 300 opere che raccolgono la sua intera carriera (1932-1954) con un focus sulle sue esperienze di reportage bellico.Perché parlare di Capa è parlare di guerra e parlare di guerra significa anche occuparsi di quello che ancora succede ogni giorno nel mondo. Per Gabriel Bauret, curatore della mostra: «Oggi la situazione è molto diversa perché in passato il punto di vista sulla guerra era limitato alle grandi riviste come Life, mentre ora possiamo vedere gli scontri non solo attraverso il lavoro di fotografi professionisti ma anche nelle immagini che le persone comuni caricano online».Cambia il medium e cambia il punto di vista ma quello che finisce spesso per mancare è un filtro, come lo sguardo umano di Capa che sapeva cogliere con grazia anche la morte di un soldato colpito al petto all’improvviso. «L’orrore di ieri è però quello di oggi e possiamo stabilire un legame tra le persone nelle foto e quelle che vediamo nei video online e nei telegiornali ogni giorno» prosegue il curatore.Come spiega Bauret l’obiettivo della mostra è anche suscitare una reazione perché solo «riflettendo sulle nostre esperienze passate, possiamo acquisire conoscenze sulle sfide e i progressi che abbiamo compiuto come società anche se a guardar bene la situazione geopolitica attuale sembra che non abbiamo fatto alcun progresso».Punto di partenza Autiste del corpo di ambulanza francese vicino al fronte, Italia, 1944 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum PhotosQuando ci troviamo di fronte a una fotografia, per citare Roland Barthes, sperimentiamo una duplice dimensione. Da un lato, lo studium, ovvero la realtà sociale che quella foto ritrae e che ci appare attraverso gli elementi che la compongono: gli abiti, le strade, i volti. in pratica il contenuto manifesto dell’immagine, ciò che è rappresentato e che la mente umana può facilmente decodificare e contestualizzare.È nel punctum però che risiede il potenziale dell’incontro autentico con una fotografia cioè quel dettaglio, quell’aspetto particolare che all’improvviso ci coinvolge in maniera viscerale, come una ferita che si apre dentro di noi. È quel momento in cui l’immagine sembra invertire i ruoli e guardarci a sua volta, agendo sulla nostra memoria emotiva e personale in un modo che va ben oltre la semplice registrazione visiva.Ogni scatto di Capa va oltre la superficie delle cose, il suo obiettivo non cattura semplicemente le immagini di guerra ma le trasfigura: negli occhi dei soldati, nei volti straziati dei civili, nelle rovine fumanti, Capa non vedeva solo distruzione, ma la vita stessa che lottava per sopravvivere. Una verità che frantuma ogni distacco e coinvolge lo spettatore, ferendolo con il punctum di quelle immagini che si imprimono nell’anima ben prima che sulla pellicola. Eppure Capa, il più grande fotoreporter di guerra, non ha mai considerato le sue fotografie come arte né aveva una vocazione per l’orrore, semplicemente se la politica portava alla guerra era naturale che un fotoreporter si occupasse di quello.Immortalava l’atroce per ritrovare l’umanità e il suo andare sempre fino e più in fondo anticipò la tragedia, saltare in aria su una mina antiuomo, il simbolo tangibile della non umanità. Cultura«Fotografo per non scomparire». La poesia inquieta di Alessandra SanguinettiLuca Fiorecritico d'arte© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLucia AntistaScrive di cultura, arte e fenomeni dell’era digitale per diverse testate, tra cui Lampoon, Siamo Mine, Link idee per la tv, Snaporaz, Artribune

Massacro di Uvalde: per 77 minuti i poliziotti non hanno nemmeno provato ad entrare nella scuolaSparatoria in un ospedale in Oklahoma: cinque morti e dieci feriti

Morto Cooper Noriega, star di TikTok deceduto a 19 anni. L’ultimo post: “Forse morirò giovane”

Regno Unito, 39enne soffre di crampi al pollice e scopre di avere una malattia incurabileNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 423

Uvalde, la Polizia avrebbe potuto sparare al killer che si stava avvicinando alla scuolaSparatoria fuori da una discoteca ad Oslo: due morti e diversi feriti

Abortisce in casa perché non c'è posto in ospedale e conserva il feto in frigorifero

Gas, la Germania ha attivato la fase di allarme nel piano di emergenzaRussia, cadavere di una modella 23enne ritrovato in una valigia ad un anno dalla scomparsa

Ryan Reynold
Rissa in volo tra fratelli ubriachi: uno fa la pipì addosso all’altroAuto contro la folla a Berlino: tutti i precedentiL’allarme del Consiglio dei rifugiati: “I russi controllano quasi tutta Severodonetsk”

criptovalute

  1. avatarGuerra in Ucraina, conferenza stampa Draghi, Macron e Scholz a Kiev: “Massimo sostegno”Professore Campanella

    Fuga di gas ed esplosione in Giordania: 13 morti e centinaia di intossicatiBimbo di tre mesi morto nell’auto del padre: lasciato sotto il sole per ore  Bimbi bevono per errore sigillante per pavimenti al posto del latte in una scuola dell'AlaskaSpagna, turista 23enne sale su un cannone, cade nel vuoto e muore davanti agli amici

      1. avatarPutin firma il decreto che elimina i limiti di età per la chiamata alle armiBlackRock

        Vaiolo delle scimmie, Oms: “Si sta valutando se l’epidemia sia un’emergenza sanitaria internazionale”

  2. avatarNon va al lavoro ma viene inquadrato allo stadio per la Coppa di Scozia: rischia il licenziamentoETF

    Guerra in Ucraina, Biden ridimensiona gli aiuti: "Non manderemo missili che possano colpire Mosca"Trovato l’aereo scomparso in Nepal: finora recuperati 14 cadaveriLa denuncia di Zelensky: “Rapiti 200mila bimbi ucraini”Il capo del dipartimento di sicurezza del Texas ammette l'errore: "La polizia sbaglia, la gente muore"

  3. avatarPutin: “I leader del G7 a torso nudo sarebbero stati disgustosi, dovrebbero fare più sport”Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

    Russia, cadavere di una modella 23enne ritrovato in una valigia ad un anno dalla scomparsaRegno Unito, donatore di sperma ha 15 figli ma nasconde di avere una malattia ereditaria: a processoGuerra in Ucraina, Johnson: “Se Putin fosse stato una donna non ci sarebbe stato nessun conflitto”Giubileo di Platino, il saluto della Regina Elisabetta al balcone di Buckingham Palace

Ucraina, raffineria vicino a Kiev colpita da missili. Tv russa pubblica video dei prigionieri americani

Leone stacca il dito al custode che lo stuzzica davanti ai turistiAll’asta il trofeo della Kalush Orchestra, finanzierà l’esercito ucraino*