Viminale: “Libertà di manifestare pacificamente, no ad atti di violenza e minacce”Afghanistan, il Premier Draghi ha incontrato i ministri Guerini e Di MaioTajani: "Il problema è il virus, non il Green Pass"
Francesco Leone, Autore a Notizie.itScontri di fronte al Palacio Quemado,Guglielmo l'edificio del governo, a La Paz - Reuters COMMENTA E CONDIVIDI Golpe lampo, rivolta dimostrativa, mossa mal calcolata. Quanto accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì in Bolivia si può chiamare in vari modi. La definizione che consente, però, di andare oltre la fotografia dell’esistente è quella di “crisi da estrattivismo”. Termine quest’ultimo chiave per comprendere il passato e il presente dell’America Latina. Fin dai tempi della Colonia, l’economia del Continente si è basata sull’esportazione delle materie prime grezze per rifornire il mercato internazionale. Prima della metropoli spagnola e, poi, delle nuove potenze emergenti, dalla Gran Bretagna agli Usa alla Cina. Mentre i sistemi politici sono mutati, spesso brutalmente, dall’Indipendenza alle attuali democrazie, l’apparato produttivo è rimasto inesorabilmente prigioniero del paradigma estrattivo. Un modello inefficiente: gli introiti dipendono dai prezzi globali, estremamente volatili, e dalla disponibilità delle risorse. I boom sono repentini come i crolli. Il passaggio dagli uni agli altri mette a dura prova i Paesi più fragili, come la Bolivia. L’elevato valore del gas naturale, di cui è ricca, ha fatto crescere la nazione al tasso del 4 per cento annuo all’inizio degli anni Duemila, finanziando i programmi sociali dei governi di sinistra di Evo Morales, artefice della nazionalizzazione degli idrocarburi. Dal 2015, però, la quantità estratta ha cominciato a diminuire, passando da 22 milioni di metri cubi al giorno agli attuali 15 milioni. Troppo pochi per coprire il fabbisogno interno: dall’aprile 2022 il Paese ha iniziato a importare diesel e benzina. Le ragioni della contrazione sono tante: scarsi investimenti, necessità di nuove prospezioni e esaurimento naturale dei giacimenti. Il suo impatto dirompente sulle finanze statali, però, dipende dalla mancata diversificazione dell’economia. Il calo è avvenuto, oltretutto, in uno scenario internazionale difficile: la guerra in Ucraina ha fatto schizzare il costo dell’energia. Il governo spende due miliardi di dollari l’anno per comprarla dai vicini e rivenderla a metà prezzo sul mercato interno. In breve, le riserve di dollari si sono erose e, insieme al valore del biglietto verde, è cresciuta l’inflazione. Nel mentre il sogno di costruire un’industria nazionale del litio – il minerale chiave della transizione ecologica di cui la Bolivia ha le maggiori riserve mondiali – è rimasto tale. Morales prima e Arce poi avevano scommesso su un sistema pubblico di gestione della risorsa ma aperto alla partecipazione – non maggioritaria – di compagnie private estere. La mancanza di figure specializzate all’interno e la dislocazione periferica rispetto ai clienti occidentali complicano le cose. Ostacoli che La Paz ha cercato di bypassare siglando, l’anno scorso, un lucroso accordo con il consorzio cinese Catl, suscitando le preoccupazioni Usa. Di queste ultime, nel frattempo,vuole approfittare l’Argentina di Javier Milei decisa a entrare nel business del litio grazie al mega-giacimento di Vaca Muerta. L’amicizia tra il leader dell’ultradestra e il controverso magnate dell’auto elettrica, Elon Musk, va letta in questo quadro. In ogni caso, la “crisi da estrattivismo” boliviana, probabilmente, non sarebbe comunque sfociata in un intento di rottura costituzionale se non fosse stata trasformata in arma politica nel duello tra l’ex presidente Morales e l’ex delfino nonché attuale leader Luis Arce. Quest’ultimo è stato candidato e poi eletto, nel 2020, in quanto alleato di Evo, come lo chiamano i boliviani, costretto nel frattempo alla fuga in Messico da un altro pseudo-golpe. Nell’ultimo anno, però, i rapporti fra i due si sono deteriorati, portando alla rottura del Movimiento al socialismo (Mas), spaccato ufficialmente tra “evisti” e “arcisti”. Entrambi puntano ad aggiudicarsi la leadership della sinistra nelle presidenziali del 2025. In teoria, Morales non potrebbe farlo poiché a dicembre la Corte Suprema ha annullato la legge per la rielezione indefinita, passata proprio durante la sua amministrazione, e ha imposto il limite dei due mandati, già superato da Evo. Quest’ultimo, però, non è disposto a farsi da parte e, più volte, ha ribadito che si presenterà. La frattura nel Mas ha lasciato, inoltre, Arce in minoranza in Parlamento che, a due settimane fa, ha deciso la decadenza dei giudici del massimo tribunale. In questo contesto, la crisi – di imputa la responsabilità al presidente – è il principale strumento utilizzato da Morales per acquisire consensi tra i settori popolari. Arce ha più volte accusato l’ex leader di essere il promotore occulto delle proteste organizzate da sindacati e indigeni, tuttora fedeli. E ha chiesto, in due occasioni, alle forze armate di non consentire un “golpe di velluto”. Alla fine, invece, il sussulto è stato reale. Segno che rivolgersi ai militari è ancora una mossa azzardata anche nell’America Latina del Ventunesimo secolo. Specie il Bolivia che vanta il tragico record di “rotture” istituzionali: 23 dal 1950, di cui la metà è fallita. Stavolta, comunque, lo spettro del golpe è rientrato in meno di cinque ore anche grazie alle prese di posizioni nette dei vicini, inclusi gli Usa, segno che la stagione dei generali anti-comunisti è finita con la Guerra fredda. Quello dell’estrattivismo e delle sue crisi, però, continuano ad aleggiare sinistramente sulla Bolivia e su gran parte dell’America Latina.
Green pass, il nuovo decreto: obbligo esteso a lavoratori pubblici, bar e sportBanchi a rotelle non a norma, Figliuolo: "Ritirare quelli della Nautilus, sono a rischio incendio"
Sul Reddito di Cittadinanza arrivano i “pendolari del sussidio” dalla Romania: “Un fallimento”
Zingaretti, moglie positiva al Covid: governatore Lazio in isolamento fiduciarioBollette di luce e gas in aumento: il governo stanzia 3 miliardi
Vaccino Covid, stop stipendio dal primo giorno per i lavoratori senza Green PassNotizie di Politica italiana - Pag. 316
Elezioni amministrative, Letta (PD): “Siamo tornati in sintonia con il Paese”Covid, Lamorgese: “Nessuna dittatura sanitaria. Manifestazioni no green pass non autorizzate”
Caso Claudio Durigon, perché si discute delle dimissioni del deputato della Lega?Elezioni amministrative 2021: le regole anti-Covid per votareAfghanistan, Draghi incontrerà il Presidente francese Emmanuel Macron"Scarsi? É il cagnolino di Conte": Vittorio Sgarbi si scaglia contro Scarzi dopo la serata di Verona
Elezioni comunali a Roma 2021, exit poll e risultati in diretta: testa a testa tra Michetti e Gualtieri
Referendum eutanasia legale, ora si firma anche online: “Una vittoria per la democrazia"
Green pass, Toti: "La libertà è evitare il lockdown, sbaglia chi insegue i social"Green Pass, Garante della Privacy: “Via libera a controllo identità da parte degli esercenti”Lombardia zona bianca, Fontana: "Percentuali vicine all'immunità di gregge"Covid-19, ministro Speranza proroga misure restrittive per gli arrivi da altri Paesi
Mascherina all'aperto, in Campania sarà obbligatoria fino a settembre: l'ordinanza di De LucaConfedilizia: "La riforma del catasto? É già chiaro il finale del film"Afghanistan, Draghi: conferito mandato a Figliuolo per vaccinare gli afgani in ItaliaPippo Franco sarà candidato alle amministrative a Roma al fianco di Enrico Michetti