Covid, nuova variante giapponese potrebbe essere più contagiosaAllevamenti di visoni a rischio Covid: l’allarme dell’EfsaNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 731
Tre giornaliste sono state uccise per strada in AfghanistanQuando nove riservisti dell'esercito israeliano qualche giorno fa sono stati arrestati dopo un'inchiesta per "sospetti gravi abusi su un detenuto palestinese" nel carcere di Sde Teiman,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock nel sud di Israele, si è accesa nuovamente la luce sulle violenze che i detenuti palestinesi subiscono nelle carceri israeliane. Già le organizzazioni per la difesa dei diritti umani, come Amnesty International, avevano sollevato il tema qualche anno fa, lanciando un appello per porre fine agli abusi sui prigionieri palestinesi. Ma un nuovo rapporto del gruppo israeliano B'Tselem (che si occupa delle violazioni dei diritti umani da parte di Israele nella Cisgiordania e nei territori palestinesi) fa luce su quanto accade negli istituti penitenziari dello Stato ebraico dall'inizio della guerra a Gaza acuita con gli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso. Le umiliazioni continue Dopo aver intervistato 55 palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane dall'attacco di Hamas - la maggior parte dei quali senza aver subito processo - è emerso che Israele ha adottato una politica sistematica di abusi e torture nelle prigioni fin dall'inizio della guerra di Gaza, sottoponendo i detenuti palestinesi ad atti che vanno dalla violenza arbitraria agli abusi sessuali. I carcerati palestinesi hanno raccontato a B'Tselem che durante la detenzione sono stati sottoposti a percosse, trattamenti degradanti e umilianti, privazione del sonno, nonché "al ripetuto ricorso alla violenza sessuale, in vari gradi di gravità", dalle guardie carcerarie. Alcuni, come raccontato, sono stati ammanettati e legati per ore. Tutti non hanno ricevuto né vestiti né sapone per lavarsi. Sempre se veniva concesso farsi una doccia. I carcerati hanno raccontato di essere stati umiliati anche nel momento dei pasti, ridotti a due in una sola giornata. La responsabilità del governo NetanyahuSecondo quanto emerso dal report di B'Tselem, il trattamento riservato ai prigionieri è una politica deliberata, attuata sotto la direzione del ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, che dopo il 7 ottobre ha ordinato che le condizioni carcerarie siano più dure. L'esercito israeliano, che gestisce alcuni centri di detenzione in cui sono stati trattenuti prigionieri palestinesi, ha respinto le accuse, affermando di operare nel rispetto dello stato di diritto e che ogni specifica denuncia di abuso è stata oggetto di indagine. Dal 7 ottobre, la tensione tra palestinesi e israeliani è altissima. Basti pensare che quando si è diffusa la notizia dell'arresto di nove soldati israeliani accusati di violenza sessuale, centinaia di manifestanti, per lo più ebrei ortodossi ed estremisti di destra, hanno preso d'assalto sia la base di Beit Lid che il carcere di Sde Teiman per evitare la loro detenzione. È stato necessario l'intervento dell'esercito e della polizia israeliana per attuare il provvedimento verso i nove soldati. הלם בצה"ל מהתנהלות המשטרה (נטולת המפכ"ל).גורמים צבאיים אומרים שבמצ"ח התחננו למשטרה שישלחו כוחות פינוי לבסיס בית ליד כדי למנוע את מראות שדה תימן אך המשטרה סירבה במכוון: "במשטרה אמרו לנו שחיילים יפתרו את זה. גם עכשיו בכירים במשטרה עושים הכל כדי להקטין את חומרת האירוע כמעודדים את… pic.twitter.com/GQEyQSVLyt— יואב זיתון (@yoavzitun) July 29, 2024Al momento sono in corso le indagini sull'operato dei nove riservisti nel carcere di Sde Teiman. Ma il loro arresto ha scatenato una polemica politica, soprattutto di molti esponenti di estrema destra, compresi alcuni ministri del governo Netanyahu, che si sono affrettati a difendere i militari e hanno chiesto all'esercito di interrompere le indagini su di loro. C'è chi si è spinto oltre. Hanoch Milwidsky, un membro del partito Likud, lo stesso del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha giustificato lo stupro e gli abusi sui prigionieri palestinesi. Quando durante una riunione di parlamentari della Knesset gli è stato chiesto se fosse legittimo "inserire un bastone nel retto di una persona", Milwidsky ha risposto: "Sì! Se si tratta di un Nukhba (militante di Hamas, ndr), tutto è legittimo! Tutto!".
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