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Minacce di morte a Giorgia Meloni: "Attenta al cranio"

Attacco a navi Usa nel Mar Rosso, abbattuti 15 droni degli HouthiA Milano noi trentenni abbiamo l’ossessione per il mercato immobiliarePerché ogni 8 gennaio c'è chi chiede di lasciare entrare Ascanio

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Cerbero, il podcast delle polemiche oscurato da TwitchQuesto è un nuovo numero di La Deutsche Vita,trading a breve termine la newsletter di Domani sulla Germania. Per iscriverti alla newsletter in arrivo ogni lunedì pomeriggio clicca qui. Buona lettura. Il video di Christine Lambrecht è, nel migliore delle ipotesi, poco lusinghiero: le parole di Lambrecht si sentono appena, quel che si intende bene, invece, sono le esplosioni dei botti di Capodanno. Sempre parlando di capodanno, guardiamo anche alla narrazione, cara soprattutto al partito liberale, che intende la tradizione di sparare i botti come libertà personale impossibile da limitare con una legge. Liebe LeserInnen, Speriamo che abbiate avuto un guter Rutsch e abbiate già avuto molto Schwein (Schwein haben, letteralmente significa avere fortuna: per augurarne per l'anno venturo a Capodanno si regalano piccoli maiali di marzapane), oltre ad aver visto, secondo tradizione d'oltralpe, Dinner for One (lo sketch in bianco e nero che è praticamente d'obbligo ogni 31 dicembre grazie alla sua gag ricorrente "The same procedure as every year"). Danni permanenti Si è probabilmente divertita molto meno degli spettatori di Dinner for One Christine Lambrecht. La controversa ministra della Difesa socialdemocratica, da tempo al centro di polemiche a causa delle condizioni disastrose della Bundeswehr, ha avuto insieme al suo team della comunicazione la malaugurata idea di registrare un video di Capodanno in strada a Berlino. Il risultato è, nel migliore delle ipotesi, poco lusinghiero: le parole di Lambrecht si sentono appena, quel che si intende bene, invece, sono le esplosioni dei botti di Capodanno. «C'è una guerra nel cuore dell'Europa: per me questo fatto ha anche significato incontrare tante splendide persone». Oltre alla scelta del contesto, anche la selezione delle parole della ministra sembra non essere stata delle migliori. Le reazioni non sono tardate ad arrivare: tanti utenti social si sono lamentati dell'indelicatezza di parlare di guerra nel mezzo di spari celebrativi. La Cdu si chiede per bocca di Armin Laschet «se al cancelliere non importa l'immagine della Germania all'estero», il governo stesso evita di commentare e la Süddeutsche Zeitung si limita a un editoriale dal devastante titolo Una ministra imbarazzante. Dibattito eterno La vicenda del video, che per ora non ha avuto conseguenze concrete per Lambrecht, se non peggiorare sensibilmente una posizione già difficile, offre l'occasione per toccare anche il tema dei Böller, i tradizionali botti di Capodanno, che anche quest'anno, come in tante altre zone del mondo, hanno provocato numerosi feriti. Oltre a danni a persone e cose, a Berlino la situazione si è fatta ancora più grave quando le forze dell'ordine sono state attaccate con razzi e altri botti. In un video condiviso dai vigili del fuoco si vedono addirittura barricate nelle strade. Una situazione così grave che anche il sindacato della polizia, oltre a una parte della politica, ha chiesto un divieto dei Böller da implementare immediatamente. Si tratta di un dibattito che in Germania va avanti da anni, ma la tradizione, che si appoggia all'uso degli antichi Germani di scacciare gli spiriti maligni con luce e rumore, è ancora molto forte. Negli ultimi anni si è anche imposta una narrazione, cara soprattutto al partito liberale, che intende la tradizione di sparare i botti come libertà personale impossibile da limitare con una legge. Con lo stesso ragionamento, la Fdp si scaglia da anni contro un limite di velocità sulle autostrade tedesche: per avere idea di quanto la questione gli stia a cuore basta guardare all'ultimo tweet del capo del partito e vicecancelliere Christian Lindner prima di Capodanno: «Tutti dovrebbero utilizzare i propri botti di Capodanno in maniera responsabile e con misura. In questa maniera in futuro ci risparmieremo un dibattito intorno a un eventuale divieto: secondo me non ce n'è bisogno». Eredità controversa La morte di Benedetto XVI ha segnato un importante momento di riflessione anche nel suo paese d'origine. Dopo che il tabloid Bild aveva titolato in maniera entusiasta Wir sind Papst ("Siamo papa") il giorno dopo la sua elezione, il primo papa tedesco aveva incontrato fortissime difficoltà e ampie critiche per i suoi interventi, a parere dei suoi detrattori insufficienti, per combattere gli episodi di pedofilia, che in Germania emergevano con sempre maggiore frequenza nella chiesa. La figura del papa emerito rimane controversa anche dopo la sua morte, molto più che in Italia. La ragione va cercata nel numero maggiore di abusi, vecchi anche di decenni, commessi da uomini della chiesa che sono emersi negli ultimi anni a danno di ragazzi affidati loro dalle famiglie, e nella grande attenzione con cui stampa e opinione pubblica hanno seguito questi casi. La prova tangibile della profondità della crepa che si è creata tra Roma e i fedeli cattolici tedeschi è il caso ancora aperto del cardinale di Colonia, Rainer Woelki. Coinvolto nell'insabbiamento di alcuni casi di abusi, ha ricevuto inviti a fare un passo indietro ma continua a rimanere al suo posto: una parte della sua comunità ha scelto la protesta aperta, come è stata quella dei chierichetti che durante le ultime messe che ha celebrato gli hanno voltato le spalle. La Taz ripercorre proprio le accuse al papa di essere ben consapevole delle azioni dei suoi sottoposti, che lo hanno tormentato - "giustamente", sostiene il quotidiano di sinistra - fino alla fine dei suoi giorni, mentre la Faz ricorda l'"eredità pesante" che Joseph Ratzinger ha lasciato al suo successore Jorge Bergoglio. La Süddeutsche invece sottolinea come dopo la sua morte, per il riformismo di Francesco si apra un nuovo spazio di manovra. Centro totale Dedichiamo una piccola parentesi alle freccette. Lo sport minore è in uno stato di grazia in Germania: la ragione è alta un metro e novanta e si chiama Gabriel Clemens. Il "German giant" ha raggiunto i quarti di finale della coppa del mondo sconfiggendo il campione mondiale in carica e rischia di diventare il "Boris Becker delle freccette". Nessuno prima di lui in Germania aveva raggiunto un traguardo simile: i giornali dedicano una copertura eccezionalmente ampia anche al racconto del campione, che dopo un periodo in cui ha investito tutto su studio e mental coaching, inizia a raccogliere i frutti dei suoi sforzi. Anche secondo la Süddeutsche il successo di Clemens è eccezionale e ha tanto a che fare con la personalità del giocatore e a come si è evoluta da quando la tensione lo tradiva nelle grandi occasioni. Sound perpetuo Bonus/1: è tornato a farsi sentire MBsounds, alias Marco Buschmann, il ministro della Giustizia della Fdp, con l'hobby della musica elettronica. Qualora foste in cerca di una Neujahrsfanfare da ascoltare negli ultimi giorni di festa prima di tornare al lavoro, la trovate sul suo canale Soundcloud. Il profilo è rimasto attivo anche dopo che Buschmann ha iniziato il suo mandato e raccoglie mix non sempre slegati dal suo lavoro principale come Driving through the streets of Kyiv o To the people of Minsk. Gusto indimenticabile Bonus/2: un sondaggio condotto da Deutsche Welle a fine anno rivela che il Döner Kebap ha soppiantato la Currywurst come fast food preferito dei tedeschi. Il 45 per cento degli intervistati si è schierato per il Kebap, mentre il 37 continua a preferire il würstel con salsa di curry. L'indagine rivela anche una forte polarizzazione legata all'età: sono stati soprattutto gli over 55 a preferire la Currywurst, mentre il 57 per cento dei più giovani ha votato per il fast food turco che ha conquistato la Germania negli anni Ottanta insieme ai migranti di origine turca che hanno deciso di stabilirsi nel paese. Dw rivela anche che in base ai dati dell'associazione dei produttori di kebap in Europa, i negozi che vendono la piadina ripiena in Germania sono oltre 40mila, di cui 4.000 soltanto a Berlino, più che a Istanbul. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLisa Di Giuseppe Scrivo di politica, economia ed esteri (soprattutto Germania). Ho lavorato per Reuters, La7, Corriere della Sera e Public Policy. Su Twitter sono @sallisbeth

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