Frank Borman: morto il primo astronauta che orbitò intorno alla lunaIsraele, arrestato il direttore dell'ospedale di Shifa a GazaGB, il principe Harry porterà il gruppo Mail a processo: le accuse
Medio Oriente, raggiunto l'accordo tra Israele e Hamas: tregua di 4 giorniAffinità e differenze tra atleti e artisti«Si dice che lo sport si faccia per “vocazione”. Quel termine si usa anche per l’arte. Anche le arti si praticano per passione – e anche,Professore Campanella come lo sport, per sfida, per ambizione, per dimostrare qualcosa agli altri e a sé. Anche le arti richiedono un lavoro disciplinato e costante in gran parte solitario e spesso noioso, una dedizione perfezionista un po’ assurda: dannarsi per rosicchiare un centimetro in più al salto in alto è come dannarsi per azzeccare un fraseggio o per riscrivere quella scena come la vuoi. Anche nelle arti ci si mantiene il più delle volte con una costellazione di attività collaterali perché anche le arti, tranne che in rarissimi casi, pagano poco.Qui però l’analogia cade, perché alla scelta di dedicarsi alle arti, oggi, non si concede l’esenzione dal mercato che riconosciamo allo sport» Condividi CondividiFacebookX (Twitter)EmailWhatsappRegala il PostIl giocatore di badminton italiano Giovanni Toti affronta il cinese Shi Yuqi alle Olimpiadi di Parigi. Porte de La Chapelle Arena, Parigi, 31 luglio 2024. (Lintao Zhang/Getty Images)Caricamento player Com’è il mercato del lavoro per i lanciatori di giavellotto? Quanto guadagna chi salta con l’asta? Hanno senso le gare provinciali di marcia a cui assistono solo amici e parenti? Come mai mia figlia perde tempo con le parallele, non potrebbe studiare? Perché un’arma antiquata come il fioretto quando abbiamo inventato il mitragliatore? Queste domande, ovviamente, non hanno senso.È utile notarlo, in un momento in cui l’attenzione del mondo – quella residua da genocidi e invasioni e disastri climatici di scala planetaria – è concentrata sulle Olimpiadi: lo sport è uno dei rarissimi ambiti dell’attività umana a cui concediamo un’esenzione dalla logica di mercato. Certo, alcuni sport sono un mercato, anche ricchissimo, ed eventi come le Olimpiadi sono business enormi: ma alla base di questo business ci sono donne e uomini a cui riconosciamo l’ambiguo diritto di poter fare qualcosa per una ragione diversa dai soldi.Dalla corsa a ostacoli alla pallanuoto, dalla scherma al volteggio, riconosciamo in modo assiomatico che dedicare la propria vita allo sport ha senso, che è un fine valido a cui dedicare tempo e sforzi. Lo riconosciamo come individui – ammirando e incoraggiando chi lo fa – e come società: tre quarti delle atlete e degli atleti che rappresentano l’Italia a Parigi sono stipendiati dalle forze armate. L’atletica agonistica, in Italia, esiste solo grazie a una spesa in perdita da parte dello Stato, che paga le spadaccine e i tuffatori non perché sono in grado di infilzare i malviventi o di inseguirli giù da una scogliera, ma per tradizione o per orgoglio nazionale, perché è bello e importante, perché sì. Anche nel caso di discipline che ignoriamo completamente nei quattro anni fra un’Olimpiade e l’altra, o di specialità con regole di punteggio che ci risultano illeggibili e astruse, non ci verrebbe mai in mente di metterne in discussione la legittimità, di dire a una canottiera che il suo non è un lavoro vero. Certo che non lo è. È qualcosa di diverso dal lavoro ma non per questo meno importante: uno dei rari casi in cui, anche se un’attività non è economica, le riconosciamo dignità.– Leggi anche: Le foto delle Olimpiadi di Parigi ordinate per giornoSì, ok, ma i pallamanisti le sigarette come le comprano? Chi paga l’affitto alle tiratrici con l’arco? Come immagina di mantenersi una ragazza che decide di dedicarsi al salto in lungo, al ciclismo, al pentathlon? Alcuni sport – quelli televisivi – riescono a garantire una vita confortevole, a volte anche una vera e propria ricchezza, a chi li pratica a un livello alto. In generale, chi arriva ai vertici di discipline anche poco seguite può contare su premi e sponsorizzazioni. In molti casi le forze armate garantiscono uno stipendio. Negli altri, quelli di chi non è ai vertici, ci si arrabatta fra la propria attività e altre più o meno contigue; si mette insieme qualche piccolo premio, uno sponsor locale, delle ore da personal trainer o istruttrice, e magari anche qualcosa d’altro, il minaccioso lavoro vero, nella speranza di riuscire a ridurne sempre più la consistenza vincendo più premi, insegnando più spesso. In pochi immaginano di poter esaurire nello sport agonistico la propria vita professionale. Quasi tutti, cominciando quel percorso, sanno che in qualche modo lo sport li accompagnerà sempre – competendo o allenando o insegnando, gestendo un team o una palestra – nella speranza che in qualche modo una quadra si trovi. Se no, si farà altro, ma almeno ci si avrà provato. La discussione intorno al risultato della nuotatrice Benedetta Pilato – il quarto posto è un traguardo di cui andare fieri o una sconfitta bruciante? – mostra la tensione fra questa logica – quella della competizione sportiva – e quella della competizione economica. Seguendo questa, ottenere un quarto posto è un’occasione persa, come non aver gareggiato; nella prima è una fonte di orgoglio, perché nello sport, come si dice, l’importante è partecipare.Questa idea di carriera per un atleta ci risulta comprensibile, persino onorevole. Non c’è nulla di patetico in un triatleta o una tennista da tavolo che non si mantengono di solo triathlon e tennistavolo ma hanno un’attività lavorativa indipendente. Non è una prova che sono “atleti falliti” (anzi, ci sembra particolarmente ammirevole che riescano a conciliare le cose). Allo stesso modo, una lanciatrice di giavellotto che compete per anni senza mai qualificarsi a livello nazionale, ma insiste, ci prova sempre, non è grottesca o ridicola: è una figura del sacrificio e della passione. Sono parole un po’ impolverate, un po’ cringe: ma è normale che sia così, perché ormai è rarissimo che ci si riferisca pubblicamente a valori di natura non economica. Un tempo era più comune: in modi diversi la religione e la politica erano ambiti a cui riconoscevamo un’indipendenza dalla sfera utilitaristica, un senso più alto. A una monaca o a un brigatista non avrebbe avuto senso chiedere com’era il mercato del lavoro nel settore, dove vedevano la propria carriera fra dieci anni. Per questi ambiti, come per lo sport, si poteva usare un altro termine polveroso e cringe come “vocazione”.Quel termine si usa anche per l’arte. Credo di aver sentito per la prima volta da Alessandro Baricco l’analogia fra la pratica della letteratura e quella dello sport. All’epoca ero un aspirante scrittore pieno di sé e di agitazioni astratte, e mi era sembrata una banalità populista; più passano gli anni più la scopro vera, che è ciò che accade con la saggezza. Molto di ciò che ho detto sopra delle discipline olimpiche si applica perfettamente anche alla musica, alla danza, alle arti figurative e sceniche e letterarie.Anche le arti si praticano per passione, qualunque cosa significhi – e anche, come lo sport, per sfida, per ambizione, per dimostrare qualcosa agli altri e a sé. Anche le arti richiedono un lavoro disciplinato e costante che è in gran parte solitario e spesso noioso, una dedizione perfezionista che a spiegarla a un esterno risulta un po’ assurda: dannarsi per rosicchiare un centimetro in più al salto in alto è come dannarsi per azzeccare un fraseggio o per riscrivere quella scena finché non è proprio come la vuoi. Anche nelle arti ci si mantiene il più delle volte con una costellazione di attività collaterali, insegnando, traducendo, facendo murales nei negozi o foto ai matrimoni; perché anche le arti, tranne che in rarissimi casi, pagano poco.Qui però l’analogia cade, perché alla scelta di dedicarsi alle arti, oggi, non si concede l’esenzione dal mercato che riconosciamo allo sport. Le domande con cui ho aperto questo articolo – che applicate a un atleta risultano immediatamente assurde – sono quelle che si sente rivolgere ogni poeta e ogni sassofonista, ogni romanziere, ogni compositrice. Che senso ha scrivere poesie nell’epoca dei social? Ma ti mantieni davvero con qualche concerto ogni tanto? Non ti senti ridicolo a fare presentazioni di fronte a quattro gatti? Ok, ok, ma qual è il tuo lavoro vero?Queste domande toccano una figura stereotipa codificata nel profondo dell’immaginario di oggi: non si parla spesso di “atleti falliti” ma di artisti o musicisti o scrittori sì, con un misto di pena e disprezzo. Sono comuni le allusioni ai patrimoni di famiglia che sostengono un aspirante artista (molto inferiori a quelli necessari a sostenere un’aspirante campione di sci o di dressage); e in loro assenza, e in assenza o in attesa di successo, si trova qualcosa di patetico nell’idea che una musicista dia lezioni di solfeggio, un romanziere di scrittura. Sembra un segno, appunto, di fallimento, un’ammissione di rinuncia: chi sa fare fa, chi non sa fare insegna. Nessuno valuterebbe con lo stesso sprezzo un atleta che ha gareggiato a livello nazionale, regionale, e poi ha aperto una palestra. La vita di un atleta medio, che fa una cosa che interessa quasi solo a lui, e ci prova e ci si impegna e non ce la fa, resta nell’ambito ma in modo collaterale, ci sembra una vita vissuta bene, giusta. Quella di un artista medio no. I criteri con cui viene giudicato sono più simili a quelli con cui si giudica un panettiere o un dentista: se non fattura, sbaglia qualcosa. Nello sport si dice l’importante è partecipare, perché il senso dello sport è farlo; il senso delle arti è vendere.Non sto dicendo che i danzatori e le scultrici debbano avere uno stipendio dalle forze armate o una sovvenzione dallo stato (il teatro d’opera, per dire, ce l’ha, come anche il cinema; però ciò non li esenta da requisiti di sbigliettamento che non sempre sono richiesti a una competizione di atletica).Ci sono mille ottime ragioni per non volere che chi scrive romanzi dipenda dai governi, e la necessità di fatturare dipende anche dal fatto che nessuno, o quasi, si sognerebbe di sponsorizzare un poeta. La questione è più astratta, ha a che fare con il modo in cui concettualizziamo la scelta di dedicare la propria vita a queste attività. Nemmeno il neoliberista più accanito si sognerebbe di definire lo stipendio militare dato a una maratoneta uno sperpero di denaro pubblico – accusa che si ripete regolarmente coi pochi sussidi alla cultura, con cui, nelle parole di un ex ministro, “non si mangia”. Neanche con l’atletica: eppure tutti le riconosciamo un valore intrinseco, umano, un lasciapassare dall’opprimente logica di guadagno con cui interpretiamo ogni altro aspetto del mondo. Forse è anche per questo che le Olimpiadi appassionano tanto: ci dimostrano che qualcosa di diverso è possibile.– Leggi anche: L’importante è partecipareTag: olimpiadi-parigi 2024Vincenzo LatronicoTraduce e scrive romanzi. Ne ha pubblicati quattro con Bompiani, l'ultimo a marzo 2022: Le perfezioni.Mostra i commenti
Gaza, colpita la casa del capo di HamasTrovato vivo pescatore scomparso da due settimane: sopravvissuto grazie ad un salmone
USA, autorizzata indagine per impeachment di Joe Biden
Netanyahu: "I membri di Hamas sono morti che camminano"Israele, il negoziatore di Shalit al leader di Hamas: “Oltrepassato il limite”
Vertice arabo-islamico straordinario a Riad: l'appello per il cessate il fuocoIsraele, la richiesta degli Usa: "Azioni meno ntrusive contro gli ospedali di Gaza"
Guerra in Medio Oriente, attacchi di Israele a Rafah: 14 mortiMessico, trovati più di 100 migranti rinchiusi nel rimorchio di un tir
Medio Oriente, liberata soldatessa israeliana di 19 anniGuerra in Medio Oriente, Elly Schlein: "Fermiamo questa strage di civili a Gaza"Israele: "Trovata entrata di un tunnel nel ospedale di Shifa a Gaza"India, 41 operai intrappolati in un tunnel: bloccati da 16 giorni
Re Carlo III in Kenya: prima visita di Stato da sovrano
Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 148
Israele, Netanyahu: "Guerra lunga: lottiamo per l'umanità". Poi si scusa con l'esercitoIsraele-Hamas, slitta il voto sulla tregua del Consiglio di Sicurezza Onu: si decide oggiNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 163Re Carlo III in Kenya: prima visita di Stato da sovrano
Investe e uccide un piccione, arrestato un tassistaGuerra in Medio Oriente, Netanyahu ammette: "Non riusciamo a ridurre le vittime civili"Israele, la richiesta degli Usa: "Azioni meno ntrusive contro gli ospedali di Gaza"Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 147