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La peste suina è fuori controllo, adesso si prova a correre ai ripariCi eravamo illusi che fossero i Giochi giusti ma la medaglia d’oro per la pallavolo maschile resta un tabù. Egonu e compagne possono però fare la storia dal nostro inviato Francesco Ceniti 8 agosto - 11:31 - PARIGI Non sappiamo quando,ETF non sappiamo dove, non sappiamo chi. Ma una cosa è sicura: qualcuno deve aver maledetto l’Italia della pallavolo maschile, qualcuno che ci vuole male di brutto. Bisogna trovare l’antidoto o un rimedio temporaneo, perché altrimenti invece della agognata medaglia d’oro ai Giochi, continueremo a collezionare solo delusioni, come il secco 3-0 rimediato ieri contro la Francia padrona di casa, allenata da una colonna azzurra, Andrea Giani. Pensavamo, meglio speravamo, che l’anatema si fosse interrotto a Parigi, nei quarti contro il Giappone: sotto di due set e con tre match point a disposizione degli avversari, gli azzurri erano riusciti nel miracolo sportivo di ribaltare risultato e verdetto. "Un segno del destino", abbiamo pensato in molti. Di solito quando accadono rimonte al limite dell’impossibile, la storia ha poi un lieto fine. Non questa volta. sempre favoriti, poi invece... Il finale è stato amarissimo, uguale a tante altre Olimpiadi, dove da favoriti (a volte da super favoriti) ci siamo ritrovati con un pugno di mosche. Il tabù dura ormai da 40 anni, da Los Angeles 1984 (e nel 2028 si ritorna lì): prendemmo il bronzo, ma quello pareva l’inizio di un feeling con l’Olimpiade, un modo per prendere confidenza con il podio. E invece poco alla volta, quadriennio dopo quadriennio, abbiamo aperto gli occhi: nel 1992 avevamo la Generazione dei fenomeni, fuori ai quarti. Nel 1996 ci spingemmo in finale con Julio Velasco al timone, sembrava la volta giusta, ci gelò l’Olanda. Nel 2000 altro terzo posto, nel 2004 arrivammo ancora alla partita che valeva l’oro: a festeggiare fu il Brasile. A Pechino 2008 medaglia di legno, nel 2012 nuovo terzo posto. Poi Rio 2016: in finale trovammo l’avversario peggiore, i verdeoro esaltati dalla spinta di 10 mila tifosi. Finimmo schiacciati per 3-0. E infine Tokyo, con l’eliminazione ai quarti di una squadra che aveva in panchina un tecnico sfiduciato (Gianlorenzo Blengini) e uno già pronto a subentrare al termine del torneo olimpico. L'era di De Giorgi - Così è stato, così è incominciata l’era di Fefè De Giorgi, capace di ridare entusiasmo e trionfi: prima l’Europeo (2021), poi il Mondiale (2022), con il lancio in rampa internazionale di giovani talenti, Michieletto su tutti. Sembrava la strada da seguire, sembrava tutto apparecchiato per l’assalto all’unico titolo che ci manca. E le prime partite dell’Olimpiade parigina avevano fortificato il nostro desiderio: la Nazionale vinceva e convinceva, approdando ai quarti in modo facile. Ma già contro il Giappone qualcosa (più di qualcosa) si era inceppato e solo l’incredibile voglia dei nostri ragazzi li ha riportati in vita, quando già erano sull’aereo per il ritorno in Italia. La Francia di Giani era il penultimo ostacolo, ma pensavamo di avere il destino dalla nostra parte, dimenticando che anche i padroni di casa erano dei sopravvissuti, essendo stati sotto di due set contro la Germania. Adesso sappiamo che era loro il segnale giusto: esaltati da un tifo infernale, ci hanno messo sotto fin dal primo punto. E non c’è stata partita, tranne un sussulto finale, con quattro match point di fila cancellati. Non il quinto, però. La Francia potrà difendere il titolo (sfiderà la Polonia) conquistato a Tokyo, a noi resta la finalina contro gli Usa (domani). E il dubbio che possa esserci qualcosa di simile alla fatwa calcistica pronunciata nel maggio 1962 da Bela Guttmann, l’allenatore fatto fuori dal Benfica per una questione di soldi. Lasciando Lisbona, l’ungherese disse: "Nessuna squadra portoghese vincerà mai più una Coppa dei Campioni per due anni consecutivi. E il Benfica per cento anni non vincerà una coppa europea". Finora è stato così. Contro la Turchia - Adesso spostiamo il nostro cuore in direzione delle donne: l’Italia di Velasco oggi proverà a battere ancora la Turchia (già superata ai gironi) per volare in finale. E sarebbe già storico, perché le azzurre non hanno mai vinto una medaglia ai Giochi. E chissà che non riesca a loro il colpo grosso, facendo quello che non è mai riuscito ai colleghi uomini. Velasco ci spera (per lui sarebbe una rivincita), noi tutti ci speriamo. Nel frattempo, cerchiamo un rimedio per annullare la maledizione che aleggia sulla testa della Nazionale maschile. Abbiamo quattro anni di tempo. Atletica: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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