File not found
Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

Rita Dalla Chiesa su Matteo Messina Denaro: "Necessario sapere perchè arrestato solo oggi"

Niccolò Mencucci, Autore a Notizie.itChi è Alessio D'Amato: tutto sul candidato alle Regionali Lazio 2023Stasera Italia, Giorgia Meloni chiama in trasmissione su Cospito: "Vorrei che fosse chiaro"

post image

Eserciti guidati dall’Ia, la corsa agli armamenti dall’Ucraina a TeheranDopo un percorso da documentarista,analisi tecnica Roberto Minervini debutta con un film di finzione, selezionato a Cannes nella rassegna Un certain regard. The Damned (I Dannati) è l’opposto dell’avventura eroica della guerra civile americana che decenni di Cinemascope ci hanno somministrato. Quello del regista marchigiano, texano d’adozione, sembra un titolo di genere, ma è un apologo morale sull’insensatezza disumanizzante di ogni guerraÈ un western senza gli indiani, senza banditi e pistoleri, senza nemici visibili. Se nel 1862 fosse già stato inventato il cinema, sonoro e a colori, potrebbe passare per la testimonianza di un reporter embedded al seguito dei volontari spediti dall’esercito nordista a perlustrare e presidiare le terre vergini del Nord Ovest. Il fronte della Guerra di Secessione è lontano e qui il conflitto è più subdolo. Da noi esce in sala il 16 maggio, con Lucky Red, in contemporanea con il passaggio a Cannes 77 sugli schermi di Un Certain Regard, ed è il primo titolo della sparuta pattuglia italiana selezionata quest’anno per la vetrina della Croisette.Il film è The Damned (I Dannati), e segna l’avventuroso debutto nella finzione di un documentarista pluripremiato e di culto, Roberto Minervini, nato a Fermo ma americano di adozione, esploratore curioso di un’America inedita con il tris dei suoi film più celebrati, Ferma il tuo cuore in affanno, Louisiana (The Other Side) e Che fare quando il mondo è in fiamme? L’anti-epica della Guerra CivileLa vulgata attribuisce ad Alfred Hitchcock una massima da antologia: il cinema è la vita senza le parti noiose. La vera frase era leggermente diversa: una storia è la vita senza le parti noiose. A Minervini interessano soprattutto le parti noiose della vita militare anno 1862 (ma sono davvero noiose?), quelle che il John Ford de I cavalieri del Nord Ovest e Soldati a cavallo tagliava d’istinto. I suoi non sono soldati a cavallo ma uomini a cavallo. È l’anti-epica del quotidiano. È l’iperrealismo di un accampamento in mezzo al nowhere del Montana non ancora domato, con i turni di guardia, il poker sotto le tende, il baseball e i cavalli accuditi e lustrati come si lustrano oggi gli automezzi militari.I suoi attori, tutti non-professionisti, sono in sostanza proletari in divisa, perché la missione è solo il mezzo per portare a casa un salario. È l’opposto dell’avventura eroica che decenni di mitico Cinemascope ci hanno somministrato. La Colt e la carabina di precisione che hanno soppiantato il vecchio moschetto sono meraviglie tecnologiche da analizzare e ammirare, non strumenti di morte. Lo sguardo dei private, dei soldati semplici, su queste terre gelate ma ricche di fauna e forse di oro (in quegli anni partiva la “corsa all’oro”) è quello dei contadini: «Sarebbe un bel posto per il bestiame e per mettere su famiglia». Le reclute più imberbi, Noah e Judah, hanno solo sedici anni, sono fratelli anche nella vita e sono ancora imbevuti di Bibbia e patriottismo. I più anziani e saggi gli spiegano che la prospettiva giusta è diversa: «Alla fine ti rendi conto che la tua famiglia è più importante del tuo paese». Inizialmente è un quadro di pace armata, con le chiacchiere, gli scambi e le confessioni di disoccupati che con la guerra hanno trovato un lavoro. Viene spontaneo evocare Il deserto dei Tartari, con quel remoto avamposto militare di Valerio Zurlini (da Dino Buzzati), che attende all’infinito una minaccia incorporea.Minervini lascerà senza volto e senza nome il nemico anche quando dalla boscaglia partirà una valanga di fuoco. Chi spara? Gli alberi, le colline? Senza spoilerare, la tormentosa ricerca di un passo sulle montagne per arrivare coi cavalli e l’intera pattuglia sull’altro versante sarà una speranza vana. Perché in prospettiva «e poi non rimase nessuno», come voleva il titolo di un classico di Agatha Christie.La guerra come dannazioneMinervini nei suoi ultimi documentari coltivava un’antropologia sociale e politica: le sètte di redneck adoratrici delle armi anti-Obama, la gentrificazione di Tremé, che è il quartiere più magico e più malfamato di New Orleans, la rinascita delle Black Panthers tra le nuove generazioni perché i linciaggi non sono finiti. L’antropologia d’epoca de I dannati è un apologo morale, un conte philosophique sull’insensatezza disumanizzante di ogni guerra e sulle domande eterne che pone agli esseri umani, universale ma meno diretto.«Ho sempre avuto un rapporto ambivalente con i film di guerra – dichiara Minervini – per gli archetipi che presentano: l’idea della “giusta causa”, la dicotomia tra bene e male, i principi della vendetta, del martirio, della patria. I dannati nasce, cinematograficamente, dalla voglia di affrontare la finzione e di “riscrivere” un genere senza la solita rappresentazione muscolare, interrogandomi sul significato di parole come “vittoria”. In parallelo volevamo testare un metodo di lavoro fortemente basato sull’esperienza, sul reale, trasferendo questi principi in un ambito di finzione». Lo scenario geopolitico di oggi è molto diverso dal 2022, quando il film è stato girato, ma l’attualità resta evidente. «È stato costruito come un "prima”, un “durante” e un “dopo” la battaglia. Dopo la battaglia quello che resta è la chimera di una via d’uscita. Man mano che il film procede è chiara la sensazione dell’assenza di una via d’uscita. La guerra quindi come condizione esistenziale: è questo credo l’aspetto tragico del film. Lo dico anche da americano d’adozione. Sono arrivato negli Usa 10 mesi prima dell’abbattimento delle Twin Towers: quando la guerra diventa condizione esistenziale, ogni giustificazione si disintegra e tutto diventa disumano». Alcuni dettagli sono altamente simbolici. Minervini ricorda che all’epoca i maggiori costruttori di armi erano italiani. E nello scontro a fuoco del film il suono reale delle armi di allora progressivamente viene distorto, diventa quello degli spari contemporanei, una guerra specifica diventa “tutte” le guerre. E specialissimo è l’uso di lenti vintage, che erano state costruite appositamente per Zack Snyder. «Io mi sono preso il grandangolo – racconta il regista – il 24mm che mette a fuoco solo la parte centrale dell’inquadratura. Questo ti obbliga a mettere i personaggi al centro, spesso uno solo, creando un rapporto intimo, quasi uno-a-uno, con lo spettatore». Anche la natura “pacifica” dei militari nasce da anni di rapporto con le comunità locali. «Negli Stati più poveri c’è sempre un alto tasso di reduci anche tra i giovani, perché il reclutamento dell’esercito pesca dalle periferie. Nessuno di loro si vive come un “guerriero”. Pensano alla prospettiva della paga, di una eventuale borsa di studio, alla vita che verrà, non alla carneficina, anche a pochi passi dal fronte». Guerra civile: parallelismi di oggiC’è un solo scenario possibile in vista, per il regista, e sciaguratamente è il ritorno di Donald Trump. Con certezze che fanno ancora più impressione, «perché la Corte Suprema, garante della democrazia, è un organo politico di parte e sarà l’esecutore della volontà di un governo». «Già questo – dice – è uno scenario potenzialmente apocalittico. Senza contare l’empowerment di movimenti che chiedono il ritorno alla “legge sovrana” del territorio americano, che è la Bibbia. O ancora il ritorno alla suddivisione binaria, tradizionale, tra i generi. O ancora il ritorno a livello federale della pena di morte. Ci sono forti parallelismi, non solo il richiamo alle bandiere confederate, con la Guerra di Secessione. Ci saranno delle operazioni da parte del nuovo Governo che tenderanno a recuperare messaggi e filosofie riunificatrici dell’America disunita intorno agli architravi della religione e dell’istituzione familiare. Sarà un’America con uno sguardo preoccupante al passato».Ultimissima nota, un po’ meno cupa: se cercate The Damned su Google, scoprite che è il nome di uno storico gruppo punk rock britannico degli anni ’70 considerato il fondatore del gothic rock. È stato il primo a esportare il punk negli Usa. Quello di Minervini sembra un titolo di genere, ma è anche un omaggio a loro. Contiene però soprattutto l’idea che «una volta che si entra in guerra, che si affronta una battaglia, è la fine di qualcosa, si è come condannati: un termine contiene l’altro».© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediTeresa MarchesiCritica cinematografica e regista. Ha seguito per 27 anni come inviata speciale i grandi eventi di cinema e musica per il Tg3 Rai. Come regista ha diretto due documentari, Effedià - Sulla mia cattiva strada, su Fabrizio De André, presentato al Festival del Cinema di Roma e al Lincoln Center di New York, premiato con un Nastro d'Argento speciale, e Pivano Blues, su Fernanda Pivano. presentato in selezione ufficiale alla Mostra di Venezia e premiato come miglior film dalla Giuria del Biografilm Festival.

Domani giorgia meloni incontrerà ZelenskyChi è Sonia Pecorilli: tutto sulla candidata alle Regionali 2023

Caso Cospito, Meloni: "Non spetta a me la decisione sul 41bis"

Il liveblog della notte | L’Iran attacca Israele con centinaia di droni e missiliL’oasi delle librerie indipendenti, Hong Kong resiste alla censura

Dritto e Rovescio, Meloni è ferma su Cospito: "Lo Stato non tratta con mafia e terrorismo"Campi larghi e "fritti misti": scontro Bonaccini-Calenda su Twitter

Chi è Fabrizio Pignalberi: tutto sul candidato alle Regionali 2023

Nel documento finale del G7 l’invito a lavorare per una «de-escalation». E sull’Ucraina: «Non la abbandoneremo»Superbonus, il Governo convoca vertice con costruttori: domani il faccia a faccia

Ryan Reynold
Caso Cospito, Delmastro vuole cambiare casa e mollare il coinquilino DonzelliClamoroso strappo del Ppe contro Berlusconi sul caso Ucraina: cancellato l'evento a NapoliBlinken: «Imperativo l’aumento degli aiuti a Gaza»

VOL

  1. Caso Donzelli, Bonelli: "Presentato esposto per violazione del segreto d'ufficio"Alfredo Cospito, Nordio: "Su dichiarazioni Donzelli sta indagando la Procura"Ruby Ter, Silvio Berlusconi assolto. La rabbia della figlia Marina: “Ci sono voluti nove anni”Scontro nella maggioranza sul Superbonus, FDI pensa ad alcune modifiche al decreto

      1. avatarPer il ministro israeliano Chikly c’è un patto fra estrema sinistra europea e islamismo radicaleProfessore Campanella

        Caso Cospito, per Tajani è in corso un attacco allo stato italiano

  2. avatarDopo la strage Netanyahu licenzia due ufficiali, chiuse oltre trenta ambasciate israelianeMACD

    La guida suprema del futuro: ora il regime iraniano può cambiareSanremo 2023, Pregliasco (Pd): "Ecco perché la Rai ha invitato Zelensky"Netanyahu prepara un’azione al confine con il Libano. Le pressioni di Ben GvirDelmastro (FdI) a rischio dimissioni: "Quelle intercettazioni su Cospito le ho passate io a Donzelli"

  3. avatarMessina Denaro, Piantedosi: "Chi pensa ai retroscena è in malafede"Professore Campanella

    La guida suprema del futuro: ora il regime iraniano può cambiareMontaruli si dimette e parte lo scontro durissimo fra FDI e Mulè sul "caso Cav"Caso Cospito: quali sono gli atti sensibili che il sottosegretario avrebbe divulgatoRegionali 2023: tutti i dati, il fantasma dell'astensionismo

    VOL

Giansanti (Confagricoltura): "Bisogna tornare a fare politica economica"

L’Idf recupera i corpi di tre ostaggi. Wafa: «Quattro morti per un bombardamento in una scuola a Gaza»Hamas: «Nessuno ha idea» di quanti ostaggi siano ancora vivi a Gaza*