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Intervista a Bruno Villani, presidente di ALDAI- FedermanagerDi retinolo non ce n'è uno solo. Chi è appassionato di skin care,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock o chi vi si avvicina per la prima volta, incontrerà spesso questo principio attivo sulla sua strada. In realtà, si tratta di un termine che indica più genericamente la vitamina A e nel quale rientrano anche gli analoghi, ovvero i retinoidi, di cui ne esistono oltre 1.500 tipi diversi. Sono sostanze note per il loro effetto anti-invecchiamento sulla cute e per questo motivo le si vuole spesso inserire all'interno della propria routine di cura della pelle. Ma è bene farlo con pazienza e cautela e, soprattutto, non durante il periodo estivo. La skin care dovrebbe basarsi principalmente su tre pilastri: pulizia profonda, idratazione e protezione dai raggi solari. Su queste fondamenta si può poi costruire una piccola casa, aggiungendo mattone per mattone senza avere fretta. E senza fidarsi troppo di ogni contenuto online in cui ci imbattiamo, dove si tentano strani esperimenti che finiscono per creare più problemi che benefici. I composti antiossidanti come la vitamina C e, appunto, il retinolo possono diventare degli utili mattoni. Ne parliamo con Beatrice Marini (conosciuta sui social come @bea_lacosmetologa), chimica specializzata in cosmetologia. Cultura Chi ha inventato la moda dell'abbronzatura? A cosa serve il retinolo? Il retinolo è un derivato della vitamina A e dunque è prima di tutto un attivo antiossidante, che possiamo sfruttare per la sua azione antiage. Come primo effetto rende la pelle più luminosa e ne uniforma la grana, facendo sì che i pori siano meno evidenti. Non è infatti corretto dire che i pori si allargano o si restringono, piuttosto che risultano più o meno in vista. Inoltre, dà sostegno alla pelle e la rende più resistente. Può risultare anche depigmentante e schiarente, perché degrada la melanina a un livello molto superficiale, ma non è la funzione primaria. E non ha nemmeno proprietà esfolianti, cioè non si occupa direttamente di rimuovere le cellule morte dall'epidermide. Come agisce il retinolo sulla nostra pelle? Prima di tutto dobbiamo distinguere il retinolo a uso farmaceutico, che deve essere prescritto da un dermatologo per il trattamento dell'acne, da quello a uso cosmetico. Il primo è sempre in formulazione pura, quindi come acido retinoico, mentre per il secondo è preferibile cominciare da un derivato. Sulla nostra pelle, i retinoidi stimolano il turn over cellulare, cioè quel processo naturale in cui si favorisce la rigenerazione delle cellule eliminando quelle morte. Incoraggia inoltre la produzione di collagene e acido ialuronico. Il primo è una proteina che funge da impalcatura per la nostra pelle e la mantiene tonica ed elastica, il secondo è in grado di trattenere le molecole di acqua, mantenendo la cute idratata e morbida, e aumentandone la resistenza. Come funzionano i derivati? I derivati si trovano spesso nel siero o nei prodotti cosmetici a base di retinolo. Sull'etichetta sono indicati, ad esempio, come retinyl palmitato e retinyl acetate. Al contatto con la pelle, gli enzimi li trasformeranno nella sostanza di partenza, ovvero in acido retinoico, altrimenti non avrebbero efficacia. I passaggi che un derivato deve attraversare sono quattro: derivato, retinolo, retinaldeide e acido retinoico. Purtroppo più passaggi deve superare un prodotto e meno intensa risulterà la sua azione. Il consiglio è quello di utilizzare i derivati soprattutto all'inizio e se abbiamo una pelle sensibile. Scienza 10 domande che tutti ci facciamo sulle creme solari Qual è la concentrazione ideale per il retinolo? Se parliamo di retinolo per uso cosmetico, la concentrazione massima in cui lo possiamo trovare nei prodotti in commercio è dello 0,3%. Al di sopra di questa soglia, viene considerato un farmaco. Sono limiti stabiliti dal Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori che fa parte della Commissione europea. Si può utilizzare il retinolo in estate? Sì, ma con molta cautela. Non consiglio di inserirlo per la prima volta all'interno della propria skin care durante il periodo che va da maggio a metà settembre. Se però lo si utilizzava abitualmente già dall'autunno precedente e non si svolge una professione che obbliga all'esposizione diretta ai raggi solari, si può continuare a usare, purché ci si ricordi di applicare la protezione solare ogni due ore. Una buona abitudine che dovremmo comunque acquisire.In ogni caso, è sempre meglio sospendere il retinolo durante le vacanze. Come reagisce il retinolo ai raggi solari? Il retinolo è un attivo fotosensibilizzante. Significa che aumenta la sensibilità della nostra pelle ai raggi UV, soprattutto durante il periodo iniziale di utilizzo, mentre si sta abituando alla nuova sostanza. Il momento migliore per applicare il retinolo è sicuramente la sera, mentre al mattino l'esposizione alla luce solare sarebbe rischiosa. Il giorno dopo invece non dobbiamo assolutamente dimenticarci la crema protettiva, il famoso SPF, anche se è inverno. Il retinolo può essere combinato con altri principi attivi? All'inizio sarebbe meglio evitare combinazioni per valutare l'effetto del retinolo sulla nostra pelle e le eventuali reazioni avverse. Dopodiché non ci sono particolari vincoli, possiamo procedere in base al tipo di pelle. L'unico abbinamento da evitare sempre è con additivi esfolianti, ad esempio gli acidi che troviamo indicati con le sigle AHA e BHA, perché provoca irritazione. La combinazione ideale è invece con attivi idratanti, come appunto l'acido ialuronico. Quali reazioni avverse può avere? Il retinolo può dare due tipi di reazione avversa. La prima è l'irritazione, che compare già dopo due o tre utilizzi, con pelle molto rossa o secca. Possiamo notare una texture irregolare, invece di un aspetto liscio e compatto, e microbollicine sottopelle. La seconda invece è il cosiddetto skin purging (spurgo della pelle). È una fase in cui il turn over cellulare è altamente stimolato e fuoriescono rapidamente tutte le impurità presenti sottopelle. Si manifesta di solito dopo tre o quattro settimane con la formazione di piccole pustole. Non è una vera e propria reazione avversa, ma in quei giorni è consigliato ridurre l'uso del prodotto. Se gli effetti collaterali non si risolvono, sarà necessario cambiare principio attivo. Dopo quanto tempo si possono vedere i primi benefici? Il retinolo è sicuramente un attivo molto lento e per vedere i primi risultati sulla grana della pelle bisogna attendere almeno tre mesi. I primi effetti anti-invecchiamento emergono invece dopo cinque o sei mesi. Scienza Perché la nostra pelle non perde liquidi? Come va inserito il retinolo nella skin care? Il retinolo deve essere inserito gradualmente nella propria skin care routine, partendo da non più di due volte a settimana, proprio a causa delle potenziali reazioni avverse. È però un attivo molto utile per chi è alle prime armi e per una pelle più secca o giovane. Per sentirsi più sicuri, si può ricorrere al cosiddetto metodo sandwich. Funziona applicando prima di tutto un siero a base di acido ialuronico o una crema idratante molto leggera, poi il retinolo e infine una crema viso più corposa per potenziare la barriera della pelle. Ricordiamoci poi che non è obbligatorio utilizzarlo su tutto il viso: possiamo limitarci alle zone in cui vorremmo che agisse. 9 FOTO Fotogallery 8 cose che (forse) non sai sull'abbronzatura VAI ALLA GALLERY Fotogallery 8 cose che (forse) non sai sull'abbronzatura Dopo le vacanze la sfoggeremo con orgoglio, ma in termini scientifici l'abbronzatura è, a tutti gli effetti, il modo in cui il nostro corpo si difende dal sole (attraverso la melanina, un pigmento prodotto quando ci esponiamo ai raggi solari, che ci protegge dalle radiazioni ultraviolette). Quali sono allora le regole per "scoprirsi" in sicurezza? Come evitare scottature e altre pericolose conseguenze della tintarella? Ecco 8 cose non così scontate da tenere presenti. Foto: © MsPxl No alle creme dell'anno scorso! Se è rimasta la protezione solare dell'ultima estate nell'armadietto, la si può "riciclare"? Meglio di no. Le creme solari durano in genere 12 mesi dall'apertura, e solo se conservate in condizioni ottimali. Se le si lascia sotto il sole, nella sabbia o mezze aperte, i filtri solari che contengono si degradano molto più facilmente, e la loro efficacia non è più garantita. Sulle confezioni, comunque, sono riportati la data di scadenza oppure il numero di mesi di conservazione ottimale del prodotto dopo l'apertura, accanto al simbolo di un barattolo aperto (il cosiddetto PAO, period after opening). Foto: © Science Photo Library Non sei "al sicuro" neanche sotto l'ombrellone. Anche quando siamo all'ombra riceviamo più del 50% di tutti i raggi ultravioletti, a causa del riverbero sulla sabbia e sull'acqua, e della radiazione diffusa. È quindi necessario mettersi la crema sempre, persino quando riposiamo sotto all'ombrellone. Vale anche se il meteo è incerto: i raggi UV passano infatti attraverso le nuvole. Foto: © Dorothea Schmid/laif/contrasto Adv Tieni d'occhio l'orologio. L'irraggiamento e l'intensità dei raggi UVB (i più pericolosi, perché responsabili delle ustioni e dell'invecchiamento della pelle, e perché aprono la strada ai melanomi) sono massimi tra le 11:00 e le 16:00. Evitando di esporsi al sole in questa fascia oraria si riducono in modo significativo i rischi di scottature e tumori cutanei.Vedi anche:# in spiaggia "incappucciate" per proteggersi dal sole Foto: © REUTERS/Pilar Olivares Se metti la crema non ti abbronzi di meno. Ma solo in modo più lento e graduale, ottenendo un colorito più resistente nel tempo e limitando i danni cutanei. La crema va spalmata almeno 15 minuti prima di esporsi al sole, e rinnovata ogni 2 ore, anche se sei un tipo mediterraneo, con capelli scuri e carnagione già olivastra. In quel caso, puoi partire da una protezione media (fattore 15-25) e dopo 4-5 giorni passare a quelle più basse (filtri da 6 a 10). Non essere avaro: la dose minima di crema per rivestire un corpo adulto è di 6 cucchiai (25-30 grammi).Vedi anche:# Scienziati da spiaggia: 10 curiosità scientifiche sotto l'ombrellone Foto: © Science Photo Library Conosci (e rispetta) il tuo fototipo. Ossia le diverse tipologie di reazione al sole basate su colore della pelle, dei capelli e degli occhi. Sei del fototipo 1 se hai carnagione e occhi chiari, capelli rossi o biondi, efelidi; la mancanza quasi totale di melanina ti rende suscettibile a ustioni ed eritemi e devi limitare l'esposizione al sole. Il fototipo 2, carnagione chiara e capelli biondo scuro o castano chiaro, deve usare fattori di protezione totale; il fototipo 3, carnagione abbastanza scura e capelli castani, può usare una protezione medio-alta; per il fototipo 4 (carnagione olivastra, occhi e capelli neri) e il fototipo 5 (capelli crespi e occhi scuri, fototipo mediorientale) va bene una protezione media. Per il fototipo 6 (pelle nera) è comunque consigliata una protezione da bassa a media. Per tutti vale la regola di limitare l'esposizione nelle ore più calde. Foto: © Contrasto Adv Rischi di più se... Se appartieni a uno dei primi due fototipi. L'85-90% dei tumori cutanei si sviluppa nelle persone di questi gruppi, e le persone con capelli rossi sono, per ragioni legate all'espressione di un gene chiamato MC1R, più suscettibili a varianti aggressive di melanoma. Questo non significa che gli altri fototipi siano indenni dal rischio: i tumori cutanei colpiscono anche chi ha pelle e capelli scuri, e in genere vengono diagnosticati in fasi più avanzate. Foto: © Science Photo Library Attenzione ai bambini. Vanno sempre protetti per primi, rinnovando spesso la protezione perché entrano ed escono continuamente dall'acqua. Prima dei tre anni, non andrebbero esposti al sole senza indumenti, occhiali con lenti scure e cappellino. Le loro scottature si possono trasformare, una volta raggiunta l'età adulta, in melanomi. Andrebbero portati in spiaggia nelle prime ore del mattino, o nel tardo pomeriggio. Insomma va usato il buon senso, ricordando che la luce solare, in giusta misura, ha anche effetti molto positivi sulla salute, perché permette all'organismo di disporre di adeguati livelli di vitamina D, e riduce il rischio di sviluppare tumori ad altri organi. Foto: © Thomas Kierok/laif/contrasto Le rughe. Sfoggiate con orgoglio dai pescatori (come Mario Cusolito, pittore e pescatore di Stromboli, nella foto), le rughe sono un effetto tangibile dell'esposizione al sole. In altre parole, abbronzarsi fa invecchiare, perché al sole la pelle perde elasticità (attraverso la degenerazione del collagene e dell'elastina, le due proteine che la sostengono). Sotto accusa ci sono i raggi UVA, che penetrano in profondità nell'epidermide fino a raggiungere gli strati superiori del derma. Sono meno energetici dei raggi UVB, i quali però sono in gran parte filtrati dall'atmosfera.Vedi anche:# Metà viso invecchiato, metà no: l'effetto del sole dal finestrino dell'auto Foto: © Michele Borzoni/TerraProject/con Adv Approfondimenti Scienze Altro che biondo e peloso: Ötzi era scuro e calvo Salute Tintarella poco sana: perché? 03:27 Digital Life La stampante di pelle umana costruita con i Lego Scienze Ecco perché dovremmo lavarci di meno Psicologia Fidarsi (dell'intuito) è bene. Ecco perché

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