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La storia di Flint e il declino del Midwest - Il PostSabato si assegna a Wembley la Coppa europea per club più importante. Se la giocano Madrid e Dortmund. Ma un anticipo c’è già stato nel nostro Paese,Guglielmo nella Seconda Categoria in provincia di Avellino, tra le squadre di Caposele e Pietradefusi che portano lo stesso nome. Viaggio geografico nelle piccole squadre dei borghi che si fanno chiamare come gli squadroni d’élite Tra Real e Borussia, in questa stagione, non c’è stata storia. Due vittorie su due, nettissime, per il Real: 0-5 in casa dei gialloneri all’andata, 4-2 al ritorno tanto per rispettare i pronostici. Questo ha raccontato il Real-Borussia all’italiana, andato in scena nel campionato di Seconda categoria campana, girone C, dove il Real è quello di Caposele e il Borussia è di Pietradefusi, entrambi in provincia di Avellino. La finale di Champions ha avuto un prologo irpino piuttosto singolare, in un torneo all’estrema periferia dell’impero Figc, in un girone dove peraltro erano iscritte anche altre squadre dal nome evocativo: c’erano un Athletic (non Bilbao – anche se il logo è modellato su quello dei baschi – ma Accadia, provincia di Foggia), un Atletico (non Madrid, ma San Sossio, nell’Avellinese) e uno Sporting (non Lisbona, ma Volturara Irpina), perché quello che conta è crederci e in fondo sarà anche vero che esistono le categorie, ma il calcio sempre quello è: un pallone, 11 contro 11, si parte da 0-0 e poi vince il Real.In realtà il campionato l’ha vinto l’Atletico davanti all’Athletic, col Real terzo, in una classifica spagnoleggiante nella quale il Borussia – che è appunto giallonero non per caso, ed è l’unico Borussia del calcio maschile federale a livello di prime squadre – è ufficialmente Borussia Aragones, insomma in qualche modo anch’esso un po’ real, pur avendo chiuso all’ultimo posto, superato persino da una squadra dal nome ben più modesto e originale, Gli Invisibili Bisaccia, che si sono piazzati a metà classifica. Non li hanno visti arrivare, evidentemente. Vince sempre il Real, si diceva, e in effetti nell’anagrafe del calcio italiano non c’è proprio competizione. Sarà anche vero che di Borussia ce n’è uno ed è degno di nota anche per quello, ma di Real sparsi per i campi federali ce ne sono 240. Real più Real meno, s’intende, perché il calcolo è stato fatto nel corso dell’ultimo mese, e in un mondo fluido come quello del calcio dilettantistico federale non è da escludere che nel frattempo siano intervenute fusioni, incorporazioni o cessazioni per una manciata di squadre battezzate con il nome di quella madrilena. L’ordine di grandezza, comunque, quello è: 240-1, e ciò significa che in questa stagione in Italia almeno 4600 giocatori, mal contati, hanno vestito la maglia del Real. Di un qualsiasi Real.Nei campionati maschili Figc se ne trovano in 18 regioni e 71 province, con la Campania (41) a guidare il gruppo davanti a Lazio (29) e Sicilia (22), mentre Valle d’Aosta e Sardegna di Real non ne hanno, anche se a Cagliari, per restare in Champions, esiste il Monteurpinu Arsenal. Salerno è la provincia più real d’Italia: se ne trovano a Capriglia, Palomonte, Postiglione, Contursi Terme, Pertosa, e poi ci sono un Real Bianca (Montesano), il Real Poseidon, il Real Laura 2008 e un’altra decina sparsi per il territorio, alcuni impegnati in duelli rusticani, ma dal vago sapore europeo, con i vari City (Magnocavallo), United (Ceraso), Atletico (Pisciotta, Caselle. Montesano), Dinamo (Perdifumo). Anche Avellino, oltre a Caposele, si difende e ne ha una mezza dozzina abbondante, tra i quali spicca il Real San Felice, squadra di una frazione di Montoro che merita menzione perché gioca il derby del borgo con la Dinamo San Felice.Sembra, messa così, che i Real siano principalmente al sud, magari anche per questioni storiche – ma invero incide maggiormente la suggestione del club calcistico carico di trionfi. A dirla tutta tra Lombardia ed Emilia la somma supera quota quaranta, anche se non esiste più un nome memorabile come il fu Real Fara Rock, oggi Farese 1921, nel Bergamasco, mentre tra i Real più singolari vi è un R.E.A.L. come acronimo, a Padova, realtà polisportiva che nasce da una parrocchia e della quale oggi quasi nessuno ricorda a cosa si riferiscano le iniziali, ma tant’è, è pur sempre il Real, è attivo anche in altri sport ed è più che sufficiente.E così, tra un Real Flamenco 82 (Roma) e qualche Nuova Real (Colli del Tronto, Cartoceto, Spigno Saturnia), spicca nel Milanese un Real Vanzaghese Mantegazza che se la gioca, per lunghezza, con il Real Pontecagnano-Faiano (col trattino), la Real Polisportiva Calcinatese, il Real Grezzanalugo Valpantena (nato dalla fusione di tre club: unisci e impera) e il Real Piedimonte San Germano.Il Real più alto in grado, in Italia, almeno a livello di prima squadra adulta non esiste più: si tratta del Marcianise, che divenne Real nel 2004 e arrivò nel 2008 sino alla Prima Divisione della Lega Pro, la terza serie nazionale, ma la sua storia terminò nel 2010 per inadempienze finanziarie che portarono la società alla radiazione, a conferma che non è tutto oro ciò che è Real.E i Borussia? Piace di più nel calcio a 5 (specie quello femminile: in A2 giocò, anni fa, il Borussia Policoro, ci fu un Borussia nella C laziale), nei campionati giovanili (ne esisteva uno a Roma) e nei campionati amatoriali, dal Csi alla Uisp, dove in buona sostanza si sprecano i nomi dati dai burloni, e del resto è il bello del calcio amatoriale, anche senza che ci si curi del significato geografico del termine latino, dei confini del territorio prussiano, della regione, del regno.Potere di un’immagine calcistica vincente, quella che il Borussia Dortmund ha iniziato a dare negli anni Novanta. Ma il Real è partito molto prima e ha fatto il vuoto negli anni Cinquanta e Sessanta, quando nasceva gran parte di quelle società che oggi lo fanno stravincere 240-1. Non c’è partita.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLorenzo Longhi
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