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Beverly Hills Cop 4 e la nostalgia del vero Eddie MurphyChiude la macelleria Rossi: «Le piste ciclabili,-analisi tecnica il colpo di grazia. Grazie Comune»L'attività presente dal 1999 in via Ferrini a Busto cala la saracinesca: «Persi tutti i clienti di passaggio. E pensare che durante il Covid...»La macelleria Rossi e il cartello Era nata nell'agosto 1999: tanta passione guidava il titolare Fabrizio Rossi. Ora la macelleria di via Ferrini a Busto Arsizio cala la saracinesca. E lo fa senza mandarle a dire. Fin dal cartello esposto: «La macelleria Rossi (negozio di vicinato) è costretta a chiudere e cessa di esistere. Per questo si ringrazia l'amministrazione comunale e in particolare il responsabile della viabilità. Un grazie vero e sentito a tutta la gentile clientela».La goccia che ha fatto traboccare il vaso, o meglio il colpo di grazia, citati da Fabrizio Rossi? Le piste ciclabili. «Ci hanno fatto perdere i clienti di passaggio, che posteggiavano davanti al negozio. Mancano circa dieci persone al giorno che arrivavano e facevano la spesa. Moltiplicate per settimane e mesi...». Rossi preparava infatti anche lasagne o altre pietanze che richiamavano la gente, meno avvezza a cucinare o con meno tempo.I clienti della zona hanno quindi visto scendere la saracinesca e per loro dispiace a Rossi. Ma i conti non tornano più così, afferma. La sua non è una crociata contro le piste ciclabili, premette: «Potevano farle in un modo diverso, questo dico. Salvaguardando i negozi. Ma sapete che io sono sopravvissuto mentre chiudevano tre market nel giro di poco tempo in questa zona? Adesso però basta. Quante biciclette passano qui, quando non ci sono le scuole? Ne vedo due o tre al giorno».Meglio non citare poi al signor Fabrizio il periodo del Covid, quando "negozio di vicinato" era l'espressione ancora di salvezza e non si poteva uscire dai confini cittadini per andare nei supermercati: «Io avevo messo fuori anche le sedie per i clienti in attesa. La passione era tanta, l'ho avuto fin dall'inizio, in quel 1999. Anzi prima, perché io lavoravo al macello. Eravamo ottanta macellai negli anni Settanta, oggi quattro o cinque» conclude. Redazione
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