«Biologico, troppi prodotti stranieri venduti come tricolori, un danno anche per il made in Varese» - ilBustese.itL'azzardo (di nuovo) per coprire le spese: la beffa nel MilleprorogheIlary Blasi, la foto stile Marilyn Monroe e Sophia Loren scatena una pioggia di critiche: «Imparagonabili, umiltà per piacere»
Presentati in Ats Insubria gli ordini del giorno di Cosentino e Monti per nuove apparecchiature sanitarie a ospedali del Varesotto - ilBustese.itQuale che sia l’esito del processo contro l’azienda,BlackRock Italia ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineariVenerdì 16 febbraio si è tenuta la prima udienza della causa intentata da Re:Common, Greenpeace e altri contro Eni, ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti – il primo caso italiano di contenzioso climatico diretto, in cui le politiche climatiche sono oggetto del procedimento, come ha già raccontato su queste pagine Ferdinando Cotugno.Re:Common e Greenpeace chiedono che il giudice imponga ad Eni di contribuire di più all’abbattimento delle emissioni, modificando il proprio piano industriale.Ciò perché Eni ha prodotto una parte identificabile delle emissioni globali nel passato. In virtù della sua responsabilità storica, l’azienda avrebbe il dovere di compensare i danni del passato e prevenire possibili danni futuri.È difficile andare nel merito giuridico di tutto questo (e non ne avrei le competenze). Le parti si sono già scambiate varie memorie e perizie (che Re:Common ha deciso di rendere pubbliche).Ma, quale che sia l’esito del processo, ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si tratta di aspetti che ciascun cittadino e consumatore dovrebbe conoscere e su cui dovrebbe riflettere.Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineari.Questione di sistemaNessuno da solo, neanche un’azienda così grande, può essere la causa unica del cambiamento climatico. Gli effetti sul clima sono prodotti dallo stile di vita che milioni di persone hanno adottato negli ultimi due secoli.Non basta una sola azienda: ci vuole un intero sistema economico. Peraltro, le aziende vendono un prodotto, ma sono i loro consumatori a farne uso.La maggior parte di emissioni non derivano dall’estrazione o dal trasporto del petrolio o del gas, ma dal fatto che tutti noi usiamo i combustibili fossili. Siamo anche, e soprattutto noi, responsabili delle emissioni che produciamo grazie ai combustibili forniti da Eni e altre aziende simili.Quest’argomentazione è molto potente. Ma può avere esiti inaspettati e rovesciarsi nel suo opposto. Immaginate di trovarvi in riva a un fiume, con tanti altri, e di buttare nell’acqua una goccia di un liquido perfettamente innocuo.Un certo numero di gocce del liquido, però, compongono una mistura velenosa. Più giù, un incauto escursionista assetato beve e muore avvelenato. Di chi è la colpa? Di tutti? Di nessuno? Nessuna singola goccia era velenosa, ma un certo numero di gocce lo sono state.Tutti noi potremmo dire: «Se tutti gli altri non avessero versato la loro goccia, non sarebbe successo nulla, anche se l’avessi fatto io». E, naturalmente, chi ci ha venduto il liquido non è responsabile dell’uso che ne abbiamo fatto. Eppure, non sarebbe assurdo sentirsi in colpa, per lui e per noi.E sarebbe oltraggioso scuotere le spalle di fronte ai parenti del defunto. Allo stesso modo, possono le aziende che producono combustibili fossili trincerarsi dietro ragionamenti del genere?Davvero contribuire a un pericolo, anche se non se ne è l’unica causa, è un fatto privo di valenze politiche e morali? Essere complici non conta nulla?Ma, anche se fosse così, ci possono essere dubbi sull’opportunità della causa. La responsabilità dei produttori di combustibili fossili è politica, non giuridica.Eni e le altre aziende che producono combustibili fossili hanno rispettato le leggi e seguito le regole del mercato. Tocca agli Stati cambiarle, imponendo comportamenti diversi.Chiedere a un tribunale di imporre a Eni una modifica del piano industriale lede la libertà di impresa e dà al giudice il compito di decidere le politiche climatiche al posto dei governi e dei legislatori.Ma i giudici non sono rappresentanti dei cittadini, né hanno funzioni politiche. Un processo come questo non tiene conto della separazione dei poteri negli Stati liberali.Ma anche quest’argomentazione è ineccepibile solo a prima vista. Il mercato e la libertà d’impresa non sono fatti naturali. Sono scelte sociali. A un certo punto della storia ci siamo resi conto che il mercato garantiva più benessere ed efficienza di altri sistemi economici.Dove finisce la libertà d’impresaLa libertà d’impresa è giustificata dalle conseguenze benefiche del suo esercizio. Ovvio, e forse naturale, invece, è il diritto di vivere una vita decente in un pianeta ospitale.Se l’esercizio della libertà d’impresa lede questo diritto, allora ci sono ragioni per limitarla. E se la politica non protegge a sufficienza il diritto a un ambiente compatibile con la vita umana, è sensato che i giudici intervengano.I giudici non rappresentano i cittadini, ma le istituzioni giuridiche si fondano sulla priorità di certi diritti e, quando si tratta di farli rispettare, possono supplire alle deficienze della politica.I mercati, inoltre, non sono sfere separate. Sono parte della società e della comunità politica. Le imprese hanno, come altri gruppi collettivi, doveri di cittadinanza.Possono, col loro comportamento, ostacolare o favorire l’evoluzione legislativa che serve a tutelare meglio diritti esistenti. La transizione ecologica è un’impresa collettiva, con costi da dividere fra tutti, per il bene delle generazioni future e del Pianeta.Nel processo s’invoca la responsabilità storica di Eni. Ma ci sono altri principi politici che si possono richiamare. Per esempio, il principio che chi più ha e può più deve contribuire.Chi determina con la propria strategia le condotte dei consumatori e le loro opzioni, influenza le scelte delle altre aziende nel mondo e, talvolta, anche le decisioni politiche non può non assumersi il compito di pensare agli interessi generali e futuri, prima e oltre a quelli dei propri azionisti e dei propri lavoratori.Il contenzioso climatico ha anche e soprattutto un valore simbolico, utile a ricordare tutto questo.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedigianfranco pellegrinofilosofoProfessore associato di filosofia politica alla LUISS Guido Carli. Si occupa di storia dell’etica e filosofia politica contemporanea.
Torna a volare nel Parco del Ticino la cicogna ferita da un’arma da fuoco - ilBustese.itCinema, si gira Di niente e di nessuno: primo film di Cristina Ducci
Dieta, come dimagrire in 8 settimane: «Modifica il microbiota». Ecco il piano più discusso del momento e come funziona
Astronauti bloccati nello Spazio da due mesi, la Nasa: «Ancora non sappiamo quando potranno tornare sulla Terra»I cinesi esplorano l'altra faccia della Luna e portano sulla Terra dei campioni rivelatori: cosa si nasconde al loro interno
Wartsila, Fedriga: oggi giornata importanteSusy Scutto, un sogno d'oro per Scampia
Ilary Blasi e Bastian Muller nel Far West, cowgirl e cowboy più innamorati che mai: il look (di coppia) frange e texani da copiare«Egregio sindaco, non mi arrampico sugli alberi ma sono contrario ai campi da padel» - ilBustese.it
Sospesa per dieci giorni l'attività della Sala Vlt "Win Play srl" di Brunello - ilBustese.itTurismo, Milano meta italiana più cercata da britannici per agostoOperai morti a Casteldaccia, chi sono le vittime: Epifanio Assazia, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano, Giuseppe La BarberaPrimo giorno di gare, l'Italia punta subito in alto
Vino, il 9 e 10 agosto “Cirò Wine Festival” anima le terre della Doc
Blinken: l’esito dell’accordo su Gaza è nelle mani di Sinwar
Turismabile, il progetto nato in Piemonte per le vacanze inclusive«Cinque euro per l'inferno»: le accuse ai caporali di Borgo MezzanoneTragica caduta da un'altezza di cento metri: 71enne della provincia di Varese muore sulle montagne del Canton Ticino - ilBustese.itLa Commissione Ue conferma: 24,7 milioni al Ponte sullo Stretto
Sabato 8 giugno l’arcivescovo ordina 17 nuovi sacerdoti diocesani. Quattro arrivano dalla Zona di Varese - ilBustese.itViaggi misteriosi, il trend spopola sui social: «Nessuno sa la meta, solo l'orario di partenza. Viaggiatori felici anche se spendono tanto»Parigi 2024, tra bagnanti, bracieri volanti e baci per BaudelaireZerocalcare firma poster del Trieste Science Fiction Festival 2024