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Cosa sono i titoli di credito e perché valgono come mezzo di pagamentoLa presentazione del Iv Rapporto al Senato - Ital Communications COMMENTA E CONDIVIDI «Sull'Intelligenza artificiale non condivido lo scenario distopico spesso illustrato e spiegato. Qualcuno ci sta spiegando che creerà disoccupazione senza precedenti. Voglio essere ottimista,Campanella basandomi su una serie di dati scientificamente elaborati. È vero che ci sarà un momento di stagnazione, ma è anche vero che se saremo tutti quanti bravi l'occupazione risalirà». Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega dell'Innovazione tecnologica e alla Transizione digitale Alessio Butti, durante la presentazione del IV Rapporto Ital Communications-Iisfa (Associazione italiana digital forensics) sull'Intelligenza artificiale in Italia. «È evidente - ha aggiunto Butti - che cambieranno le competenze e le skill. Con il ministero dell'Università e della Ricerca, con quello dell'Istruzione, con il dipartimento e con tutti stakeholder dobbiamo essere bravi a cambiare i profili della formazione». Per il sottosegretario occorre un'opera di «buon senso» e il Paese ha bisogno di una «politica industriale seria sull'Ia»: «Bisogna aumentare il tasso di consapevolezza dell'importanza di questa tecnologia, su cui questo governo è già estremamente impegnato e diffondere una comunicazione positiva, facendo anche capire che attraverso l'applicazione dell'Ia siamo in grado di far progredire anche il mondo della scienza, della telemedicina e della sanità».Le persone, di fatto, si mostrano piuttosto lucide e oneste nel dichiarare il proprio livello di conoscenza/competenza in tema di Ia. E si dividono a metà. Uno su due dichiara di saperne qualcosa, solo il 6% di saperne molto. Uno su due ammette di saperne poco, il 6% di non saperne nulla. I giovani ne sanno decisamente più degli adulti (62% chi dichiara avere conoscenze in materia tra i 18-34enni vs il 36% degli over 54). Per loro stessa ammissione, tuttavia, si tratta ancora di una conoscenza tendenzialmente costruita in modo autodidatta. La maggioranza delle persone, giovani compresi, ha raccolto informazioni attraverso il web, i media, le notizie, le discussioni sul tema. Per una persona su quattro (27%) la conoscenza è maturata in ambito scolastico/formativo (per i giovani soprattutto, ovviamente), mentre per un 26% si è costruita in ambito lavorativo.L’Ia è associata all’area tecnologica (35%), che si traduce di fatto nelle sue applicazioni attuali e prefigurate. Inoltre è il futuro per un italiano su quattro, rappresentando un’evoluzione "naturale" del progresso tecnologico, ma non solo. Il 15% degli italiani ne individua anche alcuni vantaggi concreti, nell’essere/diventare supporto, aiuto e facilitare le più svariate attività umane. Il 14% esprime emozioni negative, dominate dalla prefigurazione di scenari incontrollati, incontrollabili, perfino minacciosi. L’8% riesce a concretizzare le proprie paure, dalle più pragmatiche - come la paura di perdere il lavoro - a quelle più apocalittiche.Secondo Domenico Colotta, presidente di Assocomunicatori e fondatore di Ital Communications, «dal IV Rapporto emerge che gli italiani sono cautamente ottimisti e fiduciosi riguardo questa tecnologia, che purtroppo è strettamente collegata ai temi della disinformazione e delle fake news. Oggi è proprio l’Ia che rende più semplice la creazione e la diffusione su larga scala di contenuti falsi a un pubblico mirato. Purtuttavia, essa è in grado di offrire anche enormi opportunità in quanto consente di identificare e bloccare in modo efficace l’enorme mole di disinformazione pubblicata on line con l’aiuto di algoritmi addestrati. Sullo sfondo, però, rimane la capacità di chi si informa nel saper attingere da una varietà di fonti informative servendosi del pensiero critico, vero e proprio antidoto contro ogni contenuto fuorviante».
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