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Il Guglielmo Tell «senza Svizzera» criticato alla ScalaDopo un’All Star Game da record,Economista Italiano finita 211-186, nell’ultimo mese il campionato di basket americano ha visto ridurre i punteggi, con una media per squadra passata da 115.5 a 111.85. I numeri dipingono un calo delle chiamate da parte degli arbitri, dettato dalla volontà di agevolare i difensori e la loro fisicitàSettantatré e settanta sono i punti segnati da Luka Dončić dei Dallas Mavericks e Joel Embiid dei Philadelphia 76ers in una singola partita della stagione attuale. Due prestazioni arrivate a pochi giorni di distanza durante il periodo natalizio e in grado di restituire perfettamente l’immagine del periodo precedente l’All-Star Game, l’evento annuale di febbraio in cui i migliori giocatori si sfidano in una serie di mini competizioni: difese blande e risultati astronomici. Quest’anno è finito 211-186. Da quel momento però stiamo assistendo a un’inversione di tendenza con le franchigie che segnano quasi quattro punti in meno a partita, abbassando la media da 115.5 a 111.85. Una discrepanza non certificata da un casuale calo al tiro, ma dal minor numero di falli fischiati dagli arbitri: una strategia gradita dai tifosi e dai dirigenti della Lega, e che potremmo vedere sistematicamente dal prossimo campionato.Non è un mistero che l’NBA faccia dell’offensività il suo mantra: «Si spinge molto sull’attacco e c’è sempre molto spazio di inserimento. I ragazzi poi hanno un livello di talento incredibile e vogliono rendere le partite spettacolari», ha confermato il centro dei Los Angeles Clippers Ivica Zubac in un’intervista a The Athletic.Dunque, se la produzione offensiva calcolata su cento possessi ha toccato quota 115.5 punti prima dell’All-Star Game 2024, con il dato in costante aumento da otto anni, non è un caso. Questa tendenza ha però scosso l’animo di Steve Kerr, allenatore dei Golden State Warriors, a tal punto da indurlo a sottolineare il pericolo di perdere il controllo dei punteggi poche settimane dopo le notti da record di Dončić ed Embiid: «Penso che ci siano dei cambiamenti assoluti da fare». È improbabile che siano state le parole di Kerr a innescare il dietrofront, ma i numeri dipingono un calo delle chiamate da parte degli arbitri dettato dalla volontà di agevolare i difensori e la loro fisicità. Più contatto tollerato significa meno falli fischiati, scesi infatti da una media di 38.8 a una di 33.86 e da quota 9.7 a quella di 8.5 per quarto di gioco. Tutto ciò si traduce a sua volta in meno tiri liberi e punti segnati. Il trend dei canestri dalla lunetta conferma la reazione a catena: con una riduzione di circa cinque tentativi di media a gara, dalla pausa per il weekend All-Star sono diciassette su trenta le franchigie incapaci di prendersi almeno venti tiri liberi, mentre prima erano soltanto gli Charlotte Hornets a fermarsi sotto la soglia conquistandone solo, si fa per dire, diciannove. È con queste statistiche che allora si possono spiegare partite come quella del 10 marzo tra New York Knicks e Philadelphia 76ers, terminata 73-79, la cui somma di 152 punti è stata la più bassa mai registrata dal 2016. Così si possono spiegare punteggi di squadra che per 14 volte non sono andati oltre i 90 punti e per quattro volte non oltre gli 80. Quest’ultima circostanza si era verificata solo in due occasioni dall’inizio della stagione 22/23 fino all’All-Star Game 2024.La difesa piaceSulle piattaforme social i tifosi sembrano apprezzare questo cambiamento di rotta in grado di «far avvicinare i ritmi di gioco e i risultati a quelli degli anni ’90 e del primo duemila», un periodo complessivo considerato da molti tra i più competitivi ed equilibrati di sempre nella storia del basket americano. Permettere più fisicità e chiamare meno falli è una scelta considerata «rinfrescante» e per la gioia degli appassionati potrebbe essere adottata in pianta stabile dalla stagione 24/25.Nonostante «non ci sia alcuna spinta dall’ufficio della lega o da parte di chiunque altro a voler imporre un certo punteggio anziché un altro», come dichiarato dal vice presidente esecutivo Joe Dumars, la NBA starebbe valutando di ampliare la libertà difensiva, anche attraverso vere e proprie modifiche al regolamento di gioco. I prossimi mesi, compresa la pausa successiva ai playoff, saranno quindi utilizzati per «definire ogni potenziale cambiamento e la nuova strategia». Non è la prima volta che questo argomento viene affrontato dai vertici della lega, consapevoli del fatto che l’ago della bilancia si sia spostato troppo a favore degli attacchi e delle loro spettacolari stelle e della leggerezza con cui si difende durante la stagione regolare, riversata poi nell’All-Star Game visto da tutto il mondo. La rivoluzione potrebbe arrivare prima del previsto.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediMatteo Gentili
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