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Nasrallah: se Netanyahu vince, Israele dominerà la regioneNoi Camminiamo in Sardegna: sul Cammino francescano - Matteo Setzu COMMENTA E CONDIVIDI «Viandante,criptovalute non esiste il sentiero, il sentiero si fa camminando». Il vescovo di Lanusei e Nuoro e presidente della Conferenza episcopale sarda Antonello Mura cita i versi del poeta spagnolo Antonio Machado in Caminante per dare il senso dell’andare. Di chi cammina nel viaggio lento tra bellezza, identità e devozione in Sardegna, ma anche della Sardegna stessa che da alcuni anni ha intrapreso un suo cammino per presentarsi fuori dai cliché e al di là di quella che esiste nell’immaginario collettivo, come luogo da cartolina, del mare cristallino, degli yacht e dei resort di lusso. Perché c’è anche un’altra Sardegna di terra che guarda il mare, fatta di strade polverose, tradizioni, costumi che resistono al tempo, borghi semplici e sorprendenti da scoprire, comunità meravigliose da incontrare. Come? Con un format innovativo e originale che l’assessorato del Turismo della Regione autonoma della Sardegna ha lanciato tre anni fa e che punta alla valorizzazione dei cammini e delle destinazioni religiose: “Noi camminiamo in Sardegna”. Nell’edizione 2024 – che in un certo modo chiude la fase di start up per porsi come esperienza ormai consolidata e concreta di animazione territoriale – sedici itinerari (lungo otto cammini e otto destinazioni religiose) saranno percorsi a gruppi di 25/30 camminatori (tra cui giornalisti, content creator, esperti di cammini, video-reporter, guide, fotografi), insieme, contemporaneamente dal 30 settembre al 5 ottobre. Cinquecento persone su 800 chilometri di sentieri nella Sardegna più autentica e profonda, nel cuore della sua identità, sulle vie percorse nei secoli dai pellegrini, da affrontare a passo lento, mettendo un piede davanti all’altro. Noi Camminiamo in Sardegna: verso l'Abbazia di San Pietro di Sorres a Borutta - Ufficio stampaUn cammino in Sardegna e con la Sardegna che vede camminare insieme istituzioni e Chiesa. Nel 2022, dopo una riflessione avviata nel post pandemia sul mondo dei viaggi e la riscoperta dei luoghi di prossimità, si è arrivati alla firma di un protocollo d’intesa fra Regione e Conferenza episcopale sarda per la valorizzazione del turismo culturale e religioso, guardando ai cammini, alle destinazioni di pellegrinaggio (per i quali è nata una fondazione ad hoc), ma anche a eventi e percorsi diocesani, la promozione di servizi e forme di ospitalità per rendere quanto più fruibile e accogliente il patrimonio ecclesiale, e puntare infine alla formazione delle guide nei territori, per dare una uniformità di approccio e di stile nell’animazione e nell’accompagnamento dei visitatori e dei pellegrini. Una strada ambiziosa che l’assessorato al Turismo e la Chiesa sarda hanno intrapreso con risultati che cominciano a dare buoni frutti. Un percorso che arriva da più lontano se si pensa anche alla partecipazione attiva della Regione ai simposi dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del turismo della Cei che si sono svolti fra il 2019 e il 2020. Noi camminiamo in Sardegna: sul Cammino minerario Santa Barbara - Ettore Cavalli“Noi camminiamo in Sardegna” diventa così viaggio e meta di questo percorso che ogni anno porta tutte le realtà coinvolte a misurarsi su obiettivi, strategie, sfide per definire le proposte da offrire a chi vuole vivere la regione a piedi. A cominciare dal Cammino minerario di Santa Barbara, attraverso ottomila anni di storia, tra mare, monti, le testimonianze dell’epopea mineraria e il culto per la santa del fuoco, e poi il Cammino di Santu Jacu sulle orme di Giacomo, il Cammino dedicato a Sant’Efisio e quello di San Giorgio Vescovo in Sardegna, il Cammino 100 Torri, La Via dei Santuari e il Cammino Francescano in Sardegna. Se l’anno scorso si è presentato e testato il percorso che da Cagliari porta a Pula sulle strade del martire Efisio, protettore della Sardegna, quest’anno si annuncia un itinerario pilota sul Cammino dei Beati, che prevede il coinvolgimento del territorio di cinque comuni tra Nuorese e Baronia (Dorgali, Galtellì, Oliena, Orgosolo e Orosei) che porterà dal mare, quello spettacolare di Cala Luna, al Supramonte, lungo le strade di testimoni della fede, figure semplici e straordinarie come le beate Maria Gabriella Sagheddu e Antonia Mesina. I cinquecento di “Noi camminiamo in Sardegna” dopo aver percorso per giorni i sedici diversi itinerari in tutta la regione si ritroveranno poi tutti insieme in due centri: prima a Galtellì e poi a Dorgali per la conferenza conclusiva di sabato 5, dove saranno condivise le esperienze che ciascuno ha vissuto, passo dopo passo. Noi camminiamo in Sardegna: Dorgali - Alessandro SpanuNei giorni scorsi a Donigala Fenughedu, in provincia di Oristano, al Centro Nostra Signora del Rimedio, a pochi chilometri da Cabras e dei suoi suggestivi Giganti, sulla penisola del Sinis fra gli stagni e il mare, si è tenuta la presentazione del progetto (che ha avuto il patrocinio del Ministero del Turismo) con una sessione operativa in cui il nuovo assessore regionale al Turismo, Artigianato e Commercio, Franco Cuccureddu, insieme proprio al rappresentante della Ces, il vescovo Mura, si è confrontato con tutti gli attori dei territori e i responsabili dei cammini e delle destinazioni, «per disegnare un progetto di sviluppo concreto del turismo esperienziale, nel quale borghi, cammini, destinazioni di pellegrinaggio, rappresentino una proposta turistica unitaria, orientata a integrare il consolidato turismo balneare». Consapevoli del fatto – lo dice provocatoriamente, ma non troppo Cuccureddu – che la «Sardegna non è una regione turistica». Sembra paradossale, ma lo dicono i numeri: nel 2023 la Regione ha registrato 4 milioni di arrivi (metà italiani e metà stranieri) che hanno generato 16 milioni di presenze, concentrate quasi totalmente fra maggio e ottobre. Nella classifica nazionale la Sardegna è solo decima, lontanissima dal primato del Veneto con oltre 70 milioni di presenze, ma anche da Trentino Alto Adige, Toscana o Lombardia che ne registrano il triplo. «Serve quindi uno scatto diverso per fare diventare il turismo una voce rilevante del Pil, oggi appena l’8%, rispetto al 13% nazionale – dice Cuccureddu –. La Sardegna deve lavorare per destagionalizzare il turismo e puntare su altre forme di turismi e accoglienza. Ecco, quello lento ed esperienziale si candida come asset di valore nella strategia promozionale della Regione sui mercati nazionali e internazionali». Questo richiede servizi efficienti e un passaggio, rispetto ai primi passi, dalla fase di «improvvisazione» a quella dell’«organizzazione»: «Ciascuna componente dell’offerta deve essere all’altezza degli standard dei requisiti richiesti e di servizi adeguati alle esigenze dei viaggiatori». Noi camminiamo in Sardegna: Cammino di Santu Jacu, a Bolotana, le mani che si stringono, tra identità e devozione - Gianfranco LocciEfficienza e qualità, senza dimenticare mai ciò che muove il cammino: « L’essenza del viaggio», come ricorda Mura. « Il cammino lo fanno i camminatori. I primi cristiani negli Atti degli Apostoli sono “quelli della via”, perché camminavano sempre. Instancabili testimoni ed evangelizzatori. Camminare è più importante della meta. Camminare è dare un senso al proprio stare in un territorio. E i primi camminatori dovrebbero essere le comunità stesse che si riappropriano dei cammini e delle destinazioni. Per questo – conclude il presule –, definiti i tracciati e con la bussola in mano, serve uno sforzo ulteriore, anche da parte della Chiesa, nel dare dei riferimenti certi a chi arriva». Noi camminiamo in Sardegna: sul Cammino Cento torri - Federico PisanuLa strada per vivere e scoprire un’altra Sardegna è tracciata. Non mancano difficoltà, risorse da trovare e angoli da smussare, ma ci sono entusiasmo e professionalità per andare avanti su sentieri solo dieci anni fa impensabili e farsi modello per tante altre realtà italiane che vogliono scommettere sui cammini e sulle destinazioni religiose. Consapevoli di poter contare su un popolo di camminatori che cresce sempre di più. Il dossier di Terre di Mezzo, “Italia, Paese di Cammini”, presentato a “Fa’ la cosa giusta” alla fiera di Milano nel marzo scorso, conta oltre 100mila persone. Un valore decisamente sottostimato, perché c’è un popolo di camminatori che sfugge ai numeri, ma cammina. Anche a singole tappe, senza passare dai canali “ufficiali”. Per il gusto di scoprire altre strade. Trovare e trovarsi. « Il sentiero si fa camminando», sì. Anche nell’altra Sardegna. Appuntamento a ottobre.

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