Un libro bianco per la giustizia e il suo futuroL’assoluzione di Caridi e la memoria corta della politicaBerlusconi: la famiglia sostiene il partito
Giulia Cecchettin, il consigliere comunale Cesare Mevoli attacca la sorella Elena: è buferaDramma in un carcere romano. “Ancora un suicidio in carcere,ETF ancora una volta a Regina Coeli, ancora nella VII sezione. Un uomo di trentun anni in attesa di giudizio ieri sera si è tolto la vita impiccandosi alla porta della cella che condivideva con due compagni. Era in ‘grandissima sorveglianza’ per alcuni atti autolesivi, ma la sorveglianza, grandissima o no che sia, ormai a Regina Coeli nel turno di notte è affidata a un numero di agenti che si contano sulle dita delle mani, mentre la conta dei detenuti arriva a 1150 per 628 posti regolamentari effettivamente disponibili, per un tasso di affollamento del 180%, il più alto nel Lazio, tra i più alti in Italia”. Lo affermano il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e la Garante delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Valentina Calderone.“La magistratura – proseguono i Garanti - accerterà tutto quello che c’è da accertare su questo ennesimo caso e ribadiamo la nostra ferma convinzione che la VII sezione di Regina Coeli vada immediatamente chiusa, ristrutturata e destinata a una sola delle molte e contrastanti esigenze per cui ora è impropriamente utilizzata. Ciò detto, non possiamo non dire che non si può continuare così. Ogni misura di prevenzione del rischio suicidario è stata ideata, protocollata e, se possibile, applicata"."Ma se non vogliamo che tutto questo non diventi semplicemente una pratica difensiva delle amministrazioni e del personale coinvolto, bisogna dire che così non si può più andare avanti: le carceri stanno scoppiando e a nulla servono i miraggi di nuove carceri o della prossima presa di servizio di nuovi poliziotti che a mala pena compenseranno quelli che andranno in pensione - continuano - Né serve la malsana idea che sta circolando nell’Amministrazione penitenziaria di risolvere tutto con ordine e disciplina, nuovi reati e gruppi operativi speciali di polizia”.“Speriamo – concludono Anastasìa e Calderone - che con la fine della campagna elettorale per le europee finisca anche la stagione della propaganda e che finalmente si cominci a discutere delle risposte urgenti chieste dal presidente della Repubblica tre mesi fa e che non possono non contemplare una drastica riduzione della popolazione detenuta, commisurata agli spazi e al personale sanitario e penitenziario effettivamente disponibile e in grado di assicurare una detenzione dignitosa a chi non possa attendere il giudizio o scontare la pena fuori dal carcere, come è giusto e possibile che sia”.Si tratta del trentanovesimo suicidio di un detenuto in Italia dall’inizio dell’anno, il secondo a Regina Coeli, il terzo nel Lazio. L’anno scorso i suicidi a Regina Coeli sono stati cinque."Quotidianamente ci ritroviamo a denunciare nuovi suicidi in carcere e l'assenza di interventi strutturali del Governo. Il 2024 rischia di segnare un punto di non ritorno per il numero di suicidi in cella, l'ultimo ieri sera nel carcere romano di Regina Coeli. Ormai i dati sono analoghi ad un bollettino di guerra - afferma in una nota la deputata del Partito democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia - Come denunciato dal Garante dei detenuti del Lazio Anastasia e dalla Garante di Roma Calderone, il detenuto che si è tolto la vita era sotto osservazione per altri gesti autolesionistici ma di notte, in un carcere con un sovraffollamento al 180 per cento, cala la possibilità di controllo". "Mancano operatori, personale sanitario e psicologi. Davanti a questo quadro drammatico il Governo invece di approntare misure strutturali ha approvato un decreto vuoto, senza norme e senza risorse per ridurre il sovraffollamento - conclude Di Biase -. Invece servono provvedimenti che incidano nell'immediato sui numeri della detenzione e sulla qualità della vita nei penitenziari italiani, sia a garanzia della vita e dell’integrità psico-fisica delle persone recluse, che dello staff carcerario".
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