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Pomezia, incidente tra furgone e camion: grave bimba di 6 anniNel dicembre del 1937 allo Stamford Bridge di Londra si gioca la partita di campionato tra Chelsea e Charlton Athletic. Viene sospesa al sessantesimo minuto,analisi tecnica se ne accorgono tutti. Tranne una figura che rimane fra i pali, mentre tutti lasciano il campoNiente richiama più il Natale come gli scritti di Lewis Carroll, scrittore, poeta, fotografo, logico, matematico e prete anglicano dell’età vittoriana. E niente può raccontare meglio del calcio inglese, il legame tra questo sport e il Natale: quando gli altri riposano. Tradizione legata alla festività del Boxing Day, generalmente rispettata in tutti i paesi del Commonwealth, basata sul regalare doni ai membri meno fortunati della società. Festività concomitante con il giorno di Santo Stefano, 26 dicembre, può essere spostata alla settimana successiva se cade di sabato o domenica.Nel dicembre del 1937 allo Stamford Bridge di Londra si gioca la partita di campionato tra Chelsea e Charlton Athletic, alcune fonti dicono il 25, altre il 26, altre ancora il 27, visto che i primi due cadevano di sabato e di domenica. Quattro anni prima, sulla panchina degli Addicks, era arrivato Jimmy Seed capace di portare i biancorossi dalla Third Division al secondo posto in First nel giro di tre sole stagioni; solamente nel dopoguerra riuscirà a vincere l’aA Cup, unico trofeo della storia del club.Quella partita, però, è passata alla storia per altro: «Dopo un bel po’ di tempo una figura emerse dalla nebbia, stagliandosi verso di me. Era un poliziotto e mi guardò incredulo: “Cosa diavolo ci fai qui?”, ansimò. “La partita è stata sospesa un quarto d’ora fa. Il campo è completamente vuoto”. Quando raggiunsi gli spogliatoi gli altri giocatori del Charlton, già vestiti dei loro abiti civili, ridevano convulsamente». Protagonista Sam Bartram, portiere e one man club del Charlton Athletic – squadra con cui ha collezionato 623 presenze –, che racconterà l’episodio nell’autobiografia Sam Bartram by himself illustrated, del 1956.Nella nebbiaL’inverno particolarmente rigido non aveva risparmiato Londra e quel giorno c’era una nebbia tale che, a un certo punto, fu chiaro a tutti che la gara sarebbe stata sospesa, cosa che accadde intorno al 60’. Tutti uscirono dal campo, spettatori, giocatori, staff tecnici, arbitro e addetti ai lavori, tutti fuorché Sam: «Eravamo una delle squadre top, in quel momento, e vidi sempre meno figure intorno a me, dato che attaccavamo costantemente».«Camminavo su e giù lungo la linea di porta, felice all’idea che il Chelsea era bloccato nella propria metà campo. “I ragazzi stanno martellando i Pensioners”, pensai compiaciuto mentre battevo i piedi per riscaldarmi. Ovviamente, però, non stavamo mettendo la palla in rete, dato che nessuno tornava a schierarsi come si fa dopo aver segnato un gol. Con il passare del tempo feci qualche passo in avanti, fino al limite dell’area, cercando di scrutare qualcosa attraverso la nebbia, che diventava più densa con il passare dei minuti. Non riuscivo a vedere niente: la difesa del Chelsea era chiaramente in difficoltà», ha raccontato Bartram. Un pensiero che è durato fino all’arrivo del poliziotto.Parate ed emozioniE se proprio vogliamo trovare una morale a questa storia, non sta tanto nella nebbia e nella solitudine dei numeri uno, quanto nella carriera di Sam Bartram, considerato il miglior portiere a non avere mai vestito la maglia dell’Inghilterra, secondo The Observer.A vent’anni assiste a una partita tra squadre locali e si propone come portiere del Boldon Villa, che era rimasto senza, lo vede un osservatore del Charlton Athletic che lo raccomanda a Seed: viene ingaggiato e resta in porta per ventidue stagioni consecutive. All’esordio prende sei gol, che avrebbero potuto essere il biglietto di sola andata per un lavoro in miniera, ma qualcuno riuscì a convincere il tecnico ad avere pazienza, una pazienza ben ripagata fino alla conquista dell’FA Cup.Efficace, sfrontato quanto a volte ansioso e impacciato, secondo i critici dell’epoca le sue parate sembravano errori che si tramutavano in emozioni. Proprio all’inizio di quel campionato fissò le nozze il giorno della gara contro il Middlesbrough: andò in chiesa, tornò al The Valley e dopo la partita al ricevimento di nozze; scrisse il Daily Mirror: «Bartram ha impedito, innumerevoli volte, l’unione tra la palla e la rete nel sacro vincolo del matrimonio».Muore il 17 luglio 1981 a 67 anni, quando era diventato reporter per il Sunday People, dopo avere inutilmente tentato la carriera di allenatore con York City e Luton Town. Nel 2005, per il centenario del club, il Charlton Athletic gli ha dedicato una statua di bronzo all’entrata del The Valley, perché: «Quando parli del Charlton uno dei primi nomi che qualsiasi tifoso o semplice appassionato cita è quello di Sam Bartram». L’uomo che si è fatto portiere per inseguire il sogno di giocare a calcio.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediFrancesco Caremani
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