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Crosetto risponde a Medvedev che lo aveva definito "un raro eccentrico"Lo schema innovativo che forse cambierà per sempre il beach volleyÈ quello della cosiddetta “alzata al salto”,BlackRock Italia usato in modo sistematico da una coppia svedese, che ha interrotto la consuetudine “ricezione-alzata-schiacciata” Condividi CondividiFacebookX (Twitter)EmailWhatsappRegala il PostUn esempio di “alzata al salto svedese” (AP Photo/Robert F. Bukaty)Caricamento player Sabato sera a Parigi, sotto la Tour Eiffel, si giocherà la finale del torneo di beach volley maschile: contro i tedeschi Nils Ehlers e Clemens Wickler giocherà la coppia svedese composta da David Ahman e Jonatan Hellvig. Sono loro ad aver attirato le maggiori attenzioni in questo torneo: sono giovani (hanno entrambi 22 anni) e forse sono destinati a innovare il beach volley in modo permanente. Da tempo usano infatti in maniera sistematica una strategia di gioco che scardina l’automatismo “ricezione-alzata-schiacciata”, mettendo in grande crisi le difese avversarie: il loro metodo potrebbe cambiare per sempre il beach volley, un po’ come il salto di schiena di Dick Fosbury cambiò il salto in alto.Il beach volley è uno sport relativamente giovane, nato come versione da spiaggia della pallavolo negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale e diventato sport olimpico solo nel 1996. La strategia di gioco di base è uguale a quella della pallavolo, nonostante si giochi in due e non in sei: avendo a disposizione tre tocchi, normalmente il primo è una ricezione in bagher (nel beach volley non si può ricevere in palleggio), il secondo un’alzata in palleggio, il terzo una schiacciata. Esistono naturalmente delle variazioni sul tema, ma la grandissima parte delle azioni si svolge così: in questo modo anche la strategia di chi difende è più o meno sempre uguale, con uno dei due giocatori che va a muro e un altro che prova a ricevere in mezzo al campo. Chi va a muro normalmente si disinteressa del palleggiatore (cioè di chi fa il secondo tocco) e si sposta in anticipo per opporsi allo schiacciatore.David Ahman, a sinistra, e Jonatan Hellvig, dopo la vittoria in semifinale nel torneo olimpico di Parigi 2024 (Mike Hewitt/Getty Images)Ahman e Hellvig invece hanno iniziato ad applicare quasi in ogni azione uno schema che prima si vedeva solo ogni tanto: dopo la ricezione, l’alzatore (che si trova vicino alla rete) salta come se volesse schiacciare, e decide solo mentre è in aria se alzare la palla al compagno o se concludere direttamente l’azione. L’azione quindi si trasforma o in un’alzata al salto, oppure in una schiacciata al secondo tocco. Questo crea diversi problemi agli avversari, perché chi è a muro deve decidere se difendere sull’alzatore (che potrebbe schiacciare) o se scommettere sul fatto che alzerà la palla al compagno, e quindi andare a difendere su quest’ultimo. L’alzatore può quindi scegliere di volta in volta la soluzione in base al movimento dell’avversario, permettendo a sé o al compagno di schiacciare senza opposizione: questo aumenta notevolmente le possibilità di chiudere il punto. Chi riceve, senza la protezione del muro, si trova a dover difendere tutto il campo.Ahman e Hellvig non hanno inventato questa tecnica, che altre coppie già utilizzavano, ma solo in modo saltuario durante la partita. I polacchi Piotr Kantor e Bartosz Losiak (che parteciparono alle Olimpiadi di Rio 2016 e Tokyo 2021) sono spesso indicati come i pionieri di questa strategia. Ma i due svedesi sono i primi a utilizzarla in modo sistematico, per una serie di motivi.Il primo è che nascono come giocatori di beach volley: per molto tempo la variante da spiaggia è stata praticata da ex giocatori di pallavolo, mentre negli ultimi anni si è sviluppata una specializzazione maggiore, con giovani che cominciano direttamente col beach volley. Nella pallavolo, con più giocatori che possono andare a muro e difendere, l’alzata al salto o schiacciata al secondo tocco è meno decisiva, perché non c’è un solo uomo a muro che deve scegliere cosa fare.Il secondo motivo è un’esigenza fisica molto concreta: Ahman e Hellvig sono piuttosto bassi per il beach volley, essendo alti rispettivamente 189 e 192 centimetri. Nelle coppie che hanno vinto le ultime cinque Olimpiadi c’era sempre almeno uno dei due giocatori che superava i 2 metri. Ahman ha detto: «Dovevamo davvero provare a fare qualcosa di diverso, a essere più dinamici e più veloci delle altre coppie».L’uso sistematico dell’alzata al salto, che è stata ribattezzata “swedish jumping set” (alzata al salto svedese), non è poi una semplice scelta strategica: nel senso che non basta decidere di farla perché si riesca a metterla in pratica e perché funzioni. Serve molta pratica, serve ricevere in modo efficace e preciso (mettendo una palla alta vicino alla rete che possa essere sia attaccata dal compagno, sia alzata), serve essere in grado di schiacciare palloni alzati con il bagher del compagno in modo non proprio perfetto (rispetto alle solite alzate in palleggio) e serve saper alzare all’ultimo secondo, al salto, palloni efficaci.Ahman e Hellvig hanno perfezionato negli anni queste capacità: il loro allenatore, Rasmus Jonsson, li ha convinti a utilizzare questa tecnica fin da quando erano ragazzini. Dal 2022 sono entrati nel Beach Pro Tour Challenge (la massima competizione di questo sport) e sono diventati i più giovani campioni europei di sempre. L’anno successivo hanno vinto le finali del Beach Tour Pro Finals, a questa Olimpiade sono arrivati da numeri uno dei ranking e da favoriti.L’australiano Mark Nicolaidis, uno degli avversari sconfitti, ha detto: «Ogni sport arriva a un punto in cui ciò che ha funzionato negli ultimi cinque, dieci o vent’anni non funziona più. Ci devono essere persone che innovano il gioco». L’americano Miles Partain ritiene che in «cinque-dieci anni la maggior parte delle squadre» userà questa strategia.Del resto, nemmeno la strategia ricezione-alzata-schiacciata esiste da sempre: nei primi anni della pallavolo, i tre tocchi venivano utilizzati per buttare la palla oltre la rete, spesso in palleggio. L’invenzione della schiacciata viene attribuita ad alcuni giocatori delle Filippine: lo sport è stato inventato negli Stati Uniti, ma intorno al 1910 l’insegnante di educazione fisica Elwood Brown arrivò a Manila per un progetto di sviluppo dello sport nel paese. Fece giocare nelle Filippine le prime partite di pallavolo. Lo sport piacque, anche se veniva giocato in un numero variabile di giocatori: più c’era gente, più le squadre erano numerose. Si arrivava anche ad avere più di dieci persone per ogni lato della rete. Con queste condizioni fare punto in palleggio era complesso, e qualcuno iniziò a pensare e a provare le schiacciate, che nei primi anni infatti venivano chiamate “Filipino bomb”.Tag: beach volley-David Ahman-Jonatan Hellvig-olimpiadi-parigi 2024Mostra i commenti
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