File not found
ETF

Due 13enni stuprate da un gruppo di coetanei e un 19enne, l’orrore al Parco Verde di Caivano

Infermiera uccisa a Roma, convalidato l’arresto dell’ex compagnoSilvio Berlusconi, i figli accettano l'eredità: attesa per la firmaPrevisioni meteo, continua il caldo africano: le temperature aumentano

post image

Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 275Nella foto,Economista Italianosono cerchiati Bija, a sinistra, e a destra Osama al-Khuni COMMENTA E CONDIVIDI C’è un’inchiesta in Italia contro due dei principali ufficiali libici accusati per traffico internazionale di esseri umani, torture e altri crimini. Si tratta del maggiore Abdurahman al-Milad, nome di guerra “Bija”, e di suo cugino Osama al-Khuni, direttore del centro di detenzione ufficiale di Zawiyah e coinvolto nella gestione di altri campi di prigionia per migranti.L’indagine, condotta con la massima riservatezza dalla procura di Agrigento grazie alle acquisizioni della Squadra mobile, ha raccolto centinaia di testimonianze e riscontri che conducono direttamente ai due esponenti del clan al-Nasr, la milizia che attraverso la famiglia Kachlaf controlla oltre al traffico di persone anche lo smercio illegale di idrocarburi, armi e droga.Le notizie investigative seguono la sentenze con cui la Corte di cassazione ha dichiarato la Libia come «porto non sicuro» e ribadito che salvare migranti e cooperare con la cosiddetta guardia costiera libica è un crimine.Nel settembre del 2019 “Avvenire” aveva pubblicato le immagini che ritraevano proprio Bija, allora capitano della cosiddetta guardia costiera libica e successivamente promosso al grado di “maggiore”, durante un viaggio in Italia nel 2017, tenuto riservato dalle autorità. Ad oggi i governi italiani che si sono succeduti dal 2019 non hanno mai chiarito quali fossero le tappe della missione di al-Milad. Insieme al resto della delegazione libica, a quanto è stato possibile ricostruire, il comandante Bija aveva partecipato a riunioni ufficiali presso il Centro richiedenti asilo di Mineo, nel Catanese (poi chiuso), presso il comando della Guardia costiera a Roma, dove avrebbe soggiornato in una residenza delle forze armate, oltre ad aver compiuto sopralluoghi nel porto di Catania, su quelle stesse banchine dove poi sono avvenuti gli sbarchi di migranti e alcuni dei più noti contenziosi politico-giudiziari per lo sbarco di migranti dalle navi delle Ong e della Guardia costiera italiana.Nel corso delle indagini sono stati appurati legami tra Bija e tre torturatori arrestati in Sicilia e condannati a 20 anni di carcere ciascuno con rito abbreviato. Secondo l’accusa, che ha superato il vaglio dell’Appello e attende ora l’esito della Cassazione, i tre lavoravano a servizio di Bija e di Osama al-Kuni e avrebbero compiuto torture estreme, fino a provocare la morte dei profughi.Tra le decine di deposizioni raccolte dalla polizia di Agrigento, una risale proprio al 2019. Gli agenti a Lampedusa avevano interrogato separatamente alcuni migranti transitati da Zawiyah, sulla costa nel tratto fra Tripoli e il confine tunisino, e salvati nel luglio 2019 dalla barca a vela “Alex”, della piattaforma italiana “Mediterranea”.Tutti i superstiti riferivano un dettaglio: a decidere chi imbarcare sui gommoni era «un uomo libico, forse di nome “Bingi” (fonetico), al quale mancavano due falangi della mano destra». Secondo un altro migrante l’uomo era soprannominato “Bengi”, e «si occupava di trasferire i migranti sulla spiaggia; era lui, che alla fine, decideva chi doveva imbarcarsi; egli era uno violento ed era armato; tutti avevamo timore di lui».A chi chiedeva se qualche volta avessero sentito il suo vero nome, un migrante rispose con sicurezza: «Lo chiamavano Abdou Rahman». Gli inquirenti non hanno avuto più dubbi: si tratta proprio di Abdurahman al-Milad. La sua ascesa è coincisa con la visita segreta in Italia nel maggio 2017, nonostante fosse stato indicato da documenti Onu, e da un dossier del “Centro Alti Studi” del Ministero della Difesa italiano, come uno degli ufficiali della cosiddetta guardia costiera libica maggiormente coinvolti in affari illeciti e violazioni dei diritti umani.Su Bija e al-Khuni, quest’ultimo identificato grazie ad alcune immagini pubblicate da Avvenire nel settembre del 2019, pendono gli alert dell’Interpol e le sanzioni del Consiglio di sicurezza Onu, recentemente inasprite dopo la lettura dell’ultimo report degli ispettori delle Nazioni Unite. «Il Gruppo di esperti – si legge nel dossier di 238 pagine consegnato nell’ottobre 2023 – ha stabilito che il comandante della “Petroleum Facilities Guard di Zawiyah”, Mohamed Al Amin Al-Arabi Kashlaf, e il comandante della Guardia costiera libica di Zawiyah, Abd al-Rahman al-Milad (Bija), insieme a Osama Al-Kuni Ibrahim , continuano a gestire una vasta rete di traffico e contrabbando a Zawiyah».Le intuizioni dei poliziotti e dei magistrati di Agrigento erano dunque corrette. È emerso che il servizio di vigilanza petrolifera privata “protegge” la più grande raffineria libica, sempre a Zawiyah, dove però avviene da anni lo smercio di petrolio di contrabbando attraverso Malta in connessione con le mafie del Sud Italia e di quelle balcaniche.Come poi ha verificato il “Panel of experts” delle Nazioni Unite, nonostante Bija e compagni già dal 2018 siano stati inseriti nell’elenco delle sanzioni da Onu, Unione Europea, Usa e Regno Unito, e su di loro sia sempre attivo una nota di allerta dell’Interpol, «hanno ulteriormente ampliato la rete includendo entità armate che operano nelle aree di Warshafanah, Sabratah e Zuwarah».Il clan si è inserito nel contesto istituzionale, tanto che «la rete allargata di Zawiyah comprende ora elementi della 55ª Brigata, il comando dell’Apparato di sostegno alla stabilità a Zawiyah, in particolare le sue unità marittime, e singoli membri della Guardia costiera libica». Una filiera in costante espansione allo scopo di «ottenere ingenti risorse finanziarie e di altro tipo - si legge ancora nel fascicolo Onu - dal traffico di esseri umani e dalle attività di contrabbando». Il perno del sistema d’affari sono le prigioni per i profughi: «La rete di Zawiyah continua a essere centralizzata nella struttura di detenzione per migranti di Al-Nasr a Zawiyah, gestita da Osama Al-Kuni Ibrahim».Gli sviluppi arrivano quando si è appreso del verdetto della Cassazione che riapre la partita sulle Ong, che annunciano battaglia.«Ora ci dovranno spiegare perché la nostra nave, la Open Arms, è stata fermata e multata per aver “intralciato” un presunto soccorso da parte dei libici», ha reagito Veronica Alfonsi, presidente di Open Arms Italia. La piattaforma italiana Mediterranea ha annunciato attraverso Luca Casarini «non solo i ricorsi contro il decreto Piantedosi, che blocca per questo le navi del soccorso civile», ma anche una class action contro contro le politiche dei governi recenti e il Memorandum d’intesa Italia-Libia.Anche Sea Watch sui suoi profili social sottolinea come dopo la decisione della corte, al più alto grado di giudizio, è chiaro che costituisce «reato obbedire ai guardacoste libici».

Bimbo morto all'ospedale di Padova, arrestata la madreNapoli, incendio nella Vela Rossa di Scampia: a fuoco tra ottavo e decimo piano

Incendio in autostrada: camion di trasporto automobili prende fuoco sulla Torino-Savona

EggCrack, il trend di TikTok dei genitori che rompono le uova in faccia ai figli: le criticheBrandizzo, non è stato un caso isolato: altre volte operai sui binari

Bimba caduta dal 5° piano a Torino, salvata da un passante: lo shock dei genitoriRicostruzione post alluvione Emilia-Romagna, Figliuolo firma un’ordinanza

Incendio all’aeroporto di Trapani, chiuso lo scalo

Stretta antimafia, blitz in tutta Italia: 800 uomini al lavoroStazione di Tradate, uomo investito dal treno: è in condizioni critiche

Ryan Reynold
Sfogo social per la ragazza vittima di stupro a Palermo, trasferita in una comunità protettaInfermiera uccisa a Roma, convalidato l’arresto dell’ex compagnoBimbo trovato morto nel lettino a Lana, Trentino Alto Adige

ETF

  1. avatarLutto nelle Marche: Laura Olivieri muore a 37 anniBlackRock

    Incidente sul Monte Sperone, escursionista mortoIncidente Brandizzo, il procuratore capo di Ivrea: "Gravi violazioni sulla sicurezza"Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 284Migranti a Lampedusa: neonato sbarcato morto

    VOL
    1. Incidente ferroviario a Brandizzo, ci sono due indagati

      ETF
      1. avatarBimbo ucciso da una puntura di calabrone, il trapianto di organi salva 5 viteCampanella

        Incidente per una coppia tornata dal viaggio di nozze a Frosine: muore la moglie, lui è grave

  2. avatarPiera Marinilli, poliziotta morta un mese e mezzo dopo l'incidente. Sembrava avercela fattacriptovalute

    Schianto in moto, Giacomo è morto all'ospedale Civile: aveva solo 18 anniSalerno, tentata rapina in tabaccheria: proprietario mette in fuga i criminaliAllerta meteo arancione e gialla per sabato 26 agosto 2023Quarto (Napoli), uomo dà fuoco alla sua vicina di casa per un parcheggio

  3. avatarIncidente in A4, auto si ribalta e prende fuoco: cinque feritianalisi tecnica

    Provincia di Palermo, 4 arresti in famiglia per violenze su due sorelleNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 271Bimbo morto a Livorno, arrestata la madre per omicidio premeditatoOrsa Amarena, l'uomo che l'ha uccisa: "Non vivo più"

Verona, moto si scontra con un'auto a Vigasio: operaio di 32 anni perde la vita

Roberta Ragusa, la figlia Alessia: "Finché non avrò la prova che è morta continuerò a credere che sia viva"Omicidio a Pomezia, uomo ucciso in via Singen*