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La profezia di Renzi sui Cinquestelle: “Andranno a casa tutti”Il presidente venezuelano ha annunciato che per i prossimi dieci giorni il social media non sarà più accessibile. La decisione arriva alla fine di un acceso scontro con Elon Musk,investimenti ma è anche il risultato di anni di censura e controllo da parte dello stato Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha ordinato un blocco di dieci giorni all'accesso a X in Venezuela dopo uno scontro verbale con Elon Musk, proprietario della piattaforma.Maduro ha accusato Musk di aver permesso la promozione di odio e disinformazione sul social network dopo le controverse elezioni del 28 luglio.La decisione è però solo l’ultima di una serie di mosse per aumentare la repressione digitale, restrizioni che sono aumentate dopo le elezioni e che hanno l’obiettivo di mettere a tacere il dissenso e impedire l'accesso all’informazione libera. Inoltre, con un aggiornamento dell’app governativa Venapp, è stato messo a punto un sistema di denuncia sociale per ogni eventuale episodio di dissenso. MondoVenezuela, nuove pressioni da Brasile e Usa: Maduro non cedeLa decisione«Elon Musk è il proprietario di X e ha violato tutte le regole del social network stesso» e ha «incitato all’odio», così Nicolás Maduro ha giustificato la decisione di sospendere l’accesso alla piattaforma, mentre parlava ad una manifestazione di gruppi filogovernativi. Le accuse sono state rivolte anche agli oppositori, che «creano disordini politici».La disputa a suon di post su X va avanti da giorni. Secondo il New York Times, Musk avrebbe citato Maduro più di cinquanta volte da domenica 28 luglio. «Vergogna al dittatore Maduro» ha scritto in un primo commento su X, il giorno in cui uscivano i primi risultati elettorali.A elezioni avvenute, Musk ha detto che c’era stata una «grave frode elettorale da parte di Maduro».Poi, in pieno stile Musk, ha accettato la proposta di uno scontro corpo a corpo arrivata dal presidente che in un discorso provocatorio aveva chiesto: «Vuoi combattere?» e poi ha aggiunto: «Andiamo. Ovunque tu voglia. Come diciamo a Caracas nei quartieri, se lo vuoi tu, lo voglio anch'io, Elon Musk». Maduro ha fomentato lo scontro dicendo che il proprietario di X sarebbe un fattore di destabilizzazione per il Venezuela.Durante una riunione del Consiglio di sicurezza a palazzo Miraflores, sede del governo venezuelano, il presidente si è detto «sicuro» che dietro le violente manifestazioni dell'estrema destra e l'attacco al sistema elettorale del paese, ci siano «l'impero statunitense, i narcotrafficanti colombiani, Elon Musk e la destra estremista e fascista». Secondo Maduro, il miliardario sarebbe uno dei responsabili di «caos, menzogne e violenza» in Venezuela e di aver incitato attacchi contro il Consiglio elettorale nazionale del paese.Il presidente venezuelano ha poi accettato la proposta di Conatel, la Commissione nazionale delle telecomunicazioni, di bloccare l’accesso a X per i prossimi dieci giorni. La decisione fa parte della volontà del presidente di «regolamentare» i social network in Venezuela, in particolare dopo le elezioni. MondoProteste in Venezuela dopo la rielezione di Maduro: arrestato un leader dell’opposizioneLa censura Secondo una lettera aperta firmata il 4 agosto da più di cento organizzazioni della società civile e difensori dei diritti umani, il governo di Nicolás Maduro ha recentemente utilizzato gli strumenti digitali per mettere a tacere il dissenso e per impedire un’informazione libera bloccando 62 organi di informazione. Inoltre, sono inaccessibili anche i siti web di nove organizzazioni e progetti per i diritti umani.Le elezioni di quest’anno si sono svolte in un contesto di gravi restrizioni anche nel mondo digitale. Secondo un rapporto di Vesinfiltro, durante la campagna elettorale sono stati documentati dodici nuovi casi di blocco contro «organi di stampa, organizzazioni per i diritti umani e una Vpn, in particolare contro quelli che promuovono il diritto alla libertà di parola e all'accesso alle informazioni».Due siti web, Cazadores de Fake News ed Es Paja, che si occupano della verifica delle informazioni e del fact-checking, sono stati chiusi giovedì 4 luglio, giorno in cui è iniziata la campagna elettorale per le elezioni presidenziali. Nelle tre settimane prima delle elezioni sono stati bloccati i siti web del Press and Society Institute of Venezuela e di Espacio Público, due organizzazioni che difendono la libertà di stampa e di espressione. E dopo il 28 luglio la censura è peggiorata. Dopo le elezioni, «il governo ha intensificato – si legge nella lettera aperta – le sue misure di sorveglianza e censura digitale, utilizzando strumenti come l'app di messaggistica VenApp per segnalare attività di dissenso e per condividere i documenti personali dei dimostranti, videosorveglianza per monitorare le proteste e droni di pattugliamento per provocare una paura diffusa». Anche i siti come elecciones2024venezuela.com che fornivano i risultati elettorali sono stati bloccati dal 29 luglio. L’autorità elettorale venezuelana, che pubblicava i risultati ufficiali, aveva il sito www.cne.gob.ve inaccessibile al momento dello spoglio, secondo Ve Sin Filtro. Sotto il governo di Maduro, insediatosi nel 2013, il ricorso alla repressione da parte dello Stato per mantenere il controllo è cosa nota. In questo contesto, Venapp rappresenta l’ultima evoluzione del processo di controllo. L’app è nata nel 2022 ed è stata promossa direttamente da Maduro, ma ha sollevato non pochi dubbi sulla privacy e sul controllo da parte dello Stato. Pochi giorni fa è stata aggiornata per permettere ai cittadini di segnalarsi a vicenda nel caso in cui ci fossero manifestazioni di dissenso. La nuova funzione inserita permette infatti agli utenti di segnalare i manifestanti antigovernativi. L'uso delle piattaforme digitali come strumenti per le pratiche di persecuzione da parte del chavismo fa parte di un modello decennale, che vuole creare un sistema di punizioni e ricompense dei cittadini per ottenere informazioni sul dissenso. MondoMaduro non piace a molti ma forse conviene a tuttiGennaro CarotenutoLe elezioni Gli osservatori indipendenti hanno definito il voto, tenutosi il 28 luglio, antidemocratico e l’opposizione venezuelana ha affermato di avere consistenti prove che il suo candidato, Edmundo González, ha vinto con un ampio margine. Il giorno dopo la pubblicazione dell’esito Nicolás Maduro ha dichiarato vittoria nonostante le diffuse accuse di brogli, e ha proclamato le elezioni ufficialmente concluse senza rendere noto il conteggio completo dei voti. Il paese è quindi precipitato nel caos e sono scoppiate diverse proteste, soprattutto a Caracas. Gli Stati Uniti e altri paesi del mondo hanno criticato i risultati ufficiali del voto di domenica, ma nonostante ciò il presidente non ha accolto le richieste di revisione del conteggio. L'opposizione ha raccolto i dati da oltre l'ottanta per cento delle 30mila macchine per il voto elettronico in tutto il paese, che dimostrano che il vincitore è Edmundo González, che avrebbe ottenuto quattro milioni di voti in più rispetto a Maduro. Non solo, il governo ha avviato un’indagine sui principali leader dell'opposizione, che sono accusati di aver hackerato i sistemi informatici elettorali. Nel frattempo, le proteste non si fermano. Secondo l’Ong Provea almeno 24 persone sono state uccise durante le proteste, mentre secondo Maduro sono state arrestate più di 2.200 persone. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediCristina Martinengo
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