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«Strasburgo ci definisce anti-scelta ma siamo noi a liberare le donne»Un evento per celebrare il doppio anniversario dell'apertura dell'Autostrada del Sole e della chiesa che sorge a fianco del tratto di Campi Bisenzio. Ecco la sua storia,analisi tecnica piena di sorprese Maurizio Bertera 21 luglio 2024 (modifica il 22 luglio 2024 | 08:03) - MILANO Una delle chiese più 'viste' in Italia: San Giovanni Battista a Campi Bisenzio Il 2024 è un anno importante per le autostrade italiane: 100 anni fa veniva inaugurata la Milano-Laghi, prima strada veloce al mondo, mentre nel 1960 apriva l'Autostrada del Sole, l'infrastruttura che ha segnato il boom italiano del dopoguerra. E Autostrade per l'Italia per celebrare i 60 anni dell'A1 ha organizzato uno spettacolo teatrale fuori dal comune - La tenda, la vela - in un luogo altrettanto unico come la "chiesa dell'autostrada". E' la chiesa di San Giovanni Battista a Campi Bisenzio (Firenze), ben riconoscibile per il suo tipico profilo a 'vela', che si trova all'incrocio fra l'Autostrada del Sole e la A11 Firenze-Mare. Il soprannome le deriva dal fatto che l'architetto Giovanni Michelucci, uno dei più importanti del '900 in Italia, la progettò e la costruì tra il 1960 e il 1964, in contemporanea con i lavori sul tratto stradale. E la dedicò a quanti erano deceduti durante i lavori alla grande infrastruttura. L'interno della "chiesa dell'Autostrada", inaugurata 60 anni fa CAMBIO DI PROGETTO— Nonostante l'appellativo, la chiesa non si trova in una piazzola dell'arteria, ma all'esterno, comunque molto vicina e ben visibile da entrambe le carreggiate. A progettarla venne chiamato, nel settembre 1960, Giovanni Michelucci dopo l'accantonamento del progetto precedente. Michelucci, toscano di Pistoia, a 61 anni era uno dei più noti architetti e urbanisti italiani. La sua opera più famosa resta la Stazione di S. Maria Novella a Firenze, costruita durante il fascismo. Del progetto originale eredita l'impianto - a pianta longitudinale con battistero distaccato - e parte delle fondazioni, all'epoca già realizzate nonché il ricco corredo iconografico definito dall'Istituto di Arte Liturgica ed in buona parte già commissionato agli artisti. Da qui la creazione di un ampio e moderno nartece (lo spazio posto fra le navate e la facciata principale della chiesa, sorta di corto atrio, largo quanto la chiesa stessa) con la funzione di aprire la chiesa e di fare da galleria per ospitare i grandi bassorilievi raffiguranti tutte le città italiane collegate dalla nuova autostrada. In realtà, Michelucci puntava a una struttura 'pulita', essenziale, materica quindi lontana dal concetto di monumento ecclesiastico. Tanto è vero che successivamente, grazie alla mobilitazione di un gruppo di artisti ed intellettuali capeggiati dal combattivo Bruno Zevi, la commissione liturgica accettò l'eliminazione di nove tele del famoso pittore e costumista armeno Sciltian, che avrebbero alterato la nuda plasticità dei muri in pietra. Non avevano torto, peraltro. La vista della struttura dalla parte opposta all'entrata. CRITICA DIVISA— Il complesso è inserito in un lotto verde, costellato da ulivi, caratterizzato da una pendenza variabile, elemento sfruttato dallo stesso progettista per realizzare un percorso esterno per scoprire l'orginalità della chiesa che ha un forte impatto plastico che evita qualunque confronto con le architetture circostanti, aspetto che accresce nel viaggiatore l'impressione che la chiesa sia una 'tenda' in prossimità della strada. La chiesa ottenne - sin dall'apertura nell'aprile 1964, al termine di lavori complessi e con tante variazioni in opera - un'attenzione e una notorietà inconsuete per un'architettura contemporanea. Dividendo la critica tra scettici, detrattori - per alcuni era "architettura delirante" - ed estimatori: Giò Ponti e Giovanni Klaus Koenig la elevano a capolavoro assoluto del Novecento, esaltandone il valore plastico e l'alto portato religioso. Va sottolineato che nella volontà di Michelucci, la chiesa doveva essere metafora di un incontro di culture e religioni diverse, parallelo a quello delle popolazioni in una strada. "Mi sono reso conto che una tale costruzione - disse quando accettò dalla Società Autostrade l'incarico - avrebbe potuto costituire, per se stessa, un luogo d'incontro tra uomini di ogni Paese quando, provenuti da ogni parte del continente, percorse le nostre autostrade, sostano per una tappa quasi sempre inevitabile e necessaria, a Firenze" si legge in un suo scritto. Comunque sia, almeno una volta, uscite dall'A1 a Campi Bisenzio e visitatela. Nel silenzio. Offerte auto nuove La Mia Auto: tutte le notizie Motori: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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