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Federico D'Incà, chi è il ministro per i Rapporti con il ParlamentoIl deputato di IV, echiedechiarimenti Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock magistrato in aspettativa, è in attesa del disciplinare per i fatti dell’Hotel Champagne. Ha opposto le guarentigie parlamentari contro l’uso delle intercettazioni, sostenendo che siano inutilizzabili perchè “indirette”. La sezione disciplinare del Csm ha chiesto alla giunta per le autorizzazioni della Camera il via libera all’utilizzo, ma la giunta ha chiesto chiarimenti perchè la domanda arrivata è troppo generica. La giunta chiede di conoscere nello specifico su quali intercettazioni si chiede l’autorizzazione, in modo da valutare se siano indirette o casuali, e solo dopo potrà decidere. Così il disciplinare a Ferri, però, si allontana. Continua il confronto tra il deputato di Italia Viva e magistrato in aspettativa Cosimo Ferri e il Consiglio superiore della magistratura. Dei magistrati presenti al dopocena dell’Hotel Champagne del 9 maggio 2019 in cui si discusse del futuro procuratore capo di Roma, Ferri (che è anche indicato nei verbali di Piero Amara tra i componenti della presunta loggia segreta Ungheria) è l’unico a non aver ancora subito un procedimento disciplinare: nel 2020 si è concluso con la radiazione quello nei confronti di Luca Palamara, il 14 settembre sono stati sospesi i cinque ex togati Antonio Lepre, Gianluigi Morlini, Luigi Spina e di nove mesi per Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli. Il procedimento nei confronti di Ferri – che in quanto magistrato è comunque soggetto a responsabilità disciplinare - è ancora bloccato e a mandarlo in tilt sono sempre le intercettazioni, che già sono state oggetto di un lungo scontro durante il giudizio disciplinare di Palamara. Le guarentigie La difesa di Ferri, infatti, fa leva sulla sua qualità di parlamentare nel momento in cui le intercettazioni sono state effettuate. Secondo l’articolo 68 della Costituzione, la camera di appartenenza deve dare autorizzazione anticipata prima di sottoporre i membri del parlamento ad intercettazioni dirette e indirette, mentre l’autorizzazione è successiva se si richieda l’utilizzo di intercettazioni in cui il parlamentare è stato registrato in modo casuale. Secondo Ferri, le intercettazioni sarebbero inutilizzabili perchè avvenute in modo indiretto: era sì Palamara il soggetto intercettato perchè sotto indagine per corruzione, ma gli inquirenti avrebbero dovuto spegnere il trojan la sera dell’Hotel Champagne perchè erano al corrente che Ferri sarebbe stato presente, visto che avevano ascoltato conversazioni che a questo facevano riferimento. Secondo il Csm, invece, Ferri è stato intercettato in modo casuale durante l’incontro in hotel e a dimostrarlo ci sarebbe il fatto che «il parlamentare non solo non risulta iscritto nel registro degli indagati per non essere emerse ipotesi di reato a suo carico, ma non risulti neppure che lo stesso sia inserito nel perimetro delle indagini», si legge negli atti della commissione disciplinare, confermati da una sentenza della Cassazione. Dunque gli audio ottenuti casualmente sarebbero utilizzabili e servirebbe solo l’autorizzazione successiva. Per questo la sezione disciplinare ha inviato alla giunta per le autorizzazioni della Camera la richiesta di autorizzare l’utilizzo delle intercettazioni, così da poter avviare il procedimento. La giunta risponde La richiesta è arrivata sulla scrivania della giunta il 4 di agosto e immediatamente il deputato di Forza Italia Pietro Pittalis, nominato relatore del procedimento, ha rilevato una incongruenza. La sezione disciplinare, infatti, ha inviato alla Camera il fascicolo di 13 mila pagine, allegando una generica richiesta di utilizzo delle intercettazioni contenute. Troppo generica, secondo il relatore e anche secondo gli altri membri della giunta, che l’8 settembre hanno votato all’unanimità di inviare al Csm una richiesta di chiarimenti preliminari, prima di decidere nel merito. «Nella richiesta non sono indicate in modo specifico quali intercettazioni intendono essere utilizzate, dunque prima di decidere bisogna capire per quali il Csm chiede l’autorizzazione», spiega Pittalis. L’informazione rileva per una ragione costituzionale: i deputati, infatti, devono valutare se le intercettazioni di cui si chiede l’utilizzo siano effettivamente casuali, oppure invece indirette (dunque l’autorizzazione avrebbe dovuto essere preliminare e non successiva). Una richiesta così generica con il deposito indistinto dell’intero fascicolo, invece, potrebbe sollevare dubbi di inammissibilità. La giunta è in attesa e ad oggi la sezione disciplinare non ha dato risposta: quando arriverà ci sarà una nuova seduta, lo stesso Ferri potrà essere ascoltato e depositare memorie. Per questo è incerto che l’esito possa arrivare - come preventivato da calendario - l’1 ottobre con la relazione alla Camera. Ed è ancora più incerto quando e se il disciplinare si svolgerà. Il problema è chiaro: le prerogative parlamentari di Ferri che la Giunta è chiamata a garantire costringono il Csm ad anticipare di fatto la linea dell’accusa nel procedimento disciplinare, indicando quali intercettazioni servano a sostenerlo. Ma soprattutto la giunta potrebbe valutare, all’opposto di Csm e Cassazione, che le intercettazioni indicate siano indirette e quindi negare l’autorizzazione. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo
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