Morto dottor Gianni Iodice: il cordoglio dell'ospedaleDuino, esce di strada e finisce contro il muretto: ferita una ragazzaCatania, donna colpita al volto da solvente: frequentava un pentito
Sondaggi politici: Fratelli d'Italia e M5s in discesa, pd in rimontaNella foto,Professore Campanellasono cerchiati Bija, a sinistra, e a destra Osama al-Khuni COMMENTA E CONDIVIDI C’è un’inchiesta in Italia contro due dei principali ufficiali libici accusati per traffico internazionale di esseri umani, torture e altri crimini. Si tratta del maggiore Abdurahman al-Milad, nome di guerra “Bija”, e di suo cugino Osama al-Khuni, direttore del centro di detenzione ufficiale di Zawiyah e coinvolto nella gestione di altri campi di prigionia per migranti.L’indagine, condotta con la massima riservatezza dalla procura di Agrigento grazie alle acquisizioni della Squadra mobile, ha raccolto centinaia di testimonianze e riscontri che conducono direttamente ai due esponenti del clan al-Nasr, la milizia che attraverso la famiglia Kachlaf controlla oltre al traffico di persone anche lo smercio illegale di idrocarburi, armi e droga.Le notizie investigative seguono la sentenze con cui la Corte di cassazione ha dichiarato la Libia come «porto non sicuro» e ribadito che salvare migranti e cooperare con la cosiddetta guardia costiera libica è un crimine.Nel settembre del 2019 “Avvenire” aveva pubblicato le immagini che ritraevano proprio Bija, allora capitano della cosiddetta guardia costiera libica e successivamente promosso al grado di “maggiore”, durante un viaggio in Italia nel 2017, tenuto riservato dalle autorità. Ad oggi i governi italiani che si sono succeduti dal 2019 non hanno mai chiarito quali fossero le tappe della missione di al-Milad. Insieme al resto della delegazione libica, a quanto è stato possibile ricostruire, il comandante Bija aveva partecipato a riunioni ufficiali presso il Centro richiedenti asilo di Mineo, nel Catanese (poi chiuso), presso il comando della Guardia costiera a Roma, dove avrebbe soggiornato in una residenza delle forze armate, oltre ad aver compiuto sopralluoghi nel porto di Catania, su quelle stesse banchine dove poi sono avvenuti gli sbarchi di migranti e alcuni dei più noti contenziosi politico-giudiziari per lo sbarco di migranti dalle navi delle Ong e della Guardia costiera italiana.Nel corso delle indagini sono stati appurati legami tra Bija e tre torturatori arrestati in Sicilia e condannati a 20 anni di carcere ciascuno con rito abbreviato. Secondo l’accusa, che ha superato il vaglio dell’Appello e attende ora l’esito della Cassazione, i tre lavoravano a servizio di Bija e di Osama al-Kuni e avrebbero compiuto torture estreme, fino a provocare la morte dei profughi.Tra le decine di deposizioni raccolte dalla polizia di Agrigento, una risale proprio al 2019. Gli agenti a Lampedusa avevano interrogato separatamente alcuni migranti transitati da Zawiyah, sulla costa nel tratto fra Tripoli e il confine tunisino, e salvati nel luglio 2019 dalla barca a vela “Alex”, della piattaforma italiana “Mediterranea”.Tutti i superstiti riferivano un dettaglio: a decidere chi imbarcare sui gommoni era «un uomo libico, forse di nome “Bingi” (fonetico), al quale mancavano due falangi della mano destra». Secondo un altro migrante l’uomo era soprannominato “Bengi”, e «si occupava di trasferire i migranti sulla spiaggia; era lui, che alla fine, decideva chi doveva imbarcarsi; egli era uno violento ed era armato; tutti avevamo timore di lui».A chi chiedeva se qualche volta avessero sentito il suo vero nome, un migrante rispose con sicurezza: «Lo chiamavano Abdou Rahman». Gli inquirenti non hanno avuto più dubbi: si tratta proprio di Abdurahman al-Milad. La sua ascesa è coincisa con la visita segreta in Italia nel maggio 2017, nonostante fosse stato indicato da documenti Onu, e da un dossier del “Centro Alti Studi” del Ministero della Difesa italiano, come uno degli ufficiali della cosiddetta guardia costiera libica maggiormente coinvolti in affari illeciti e violazioni dei diritti umani.Su Bija e al-Khuni, quest’ultimo identificato grazie ad alcune immagini pubblicate da Avvenire nel settembre del 2019, pendono gli alert dell’Interpol e le sanzioni del Consiglio di sicurezza Onu, recentemente inasprite dopo la lettura dell’ultimo report degli ispettori delle Nazioni Unite. «Il Gruppo di esperti – si legge nel dossier di 238 pagine consegnato nell’ottobre 2023 – ha stabilito che il comandante della “Petroleum Facilities Guard di Zawiyah”, Mohamed Al Amin Al-Arabi Kashlaf, e il comandante della Guardia costiera libica di Zawiyah, Abd al-Rahman al-Milad (Bija), insieme a Osama Al-Kuni Ibrahim , continuano a gestire una vasta rete di traffico e contrabbando a Zawiyah».Le intuizioni dei poliziotti e dei magistrati di Agrigento erano dunque corrette. È emerso che il servizio di vigilanza petrolifera privata “protegge” la più grande raffineria libica, sempre a Zawiyah, dove però avviene da anni lo smercio di petrolio di contrabbando attraverso Malta in connessione con le mafie del Sud Italia e di quelle balcaniche.Come poi ha verificato il “Panel of experts” delle Nazioni Unite, nonostante Bija e compagni già dal 2018 siano stati inseriti nell’elenco delle sanzioni da Onu, Unione Europea, Usa e Regno Unito, e su di loro sia sempre attivo una nota di allerta dell’Interpol, «hanno ulteriormente ampliato la rete includendo entità armate che operano nelle aree di Warshafanah, Sabratah e Zuwarah».Il clan si è inserito nel contesto istituzionale, tanto che «la rete allargata di Zawiyah comprende ora elementi della 55ª Brigata, il comando dell’Apparato di sostegno alla stabilità a Zawiyah, in particolare le sue unità marittime, e singoli membri della Guardia costiera libica». Una filiera in costante espansione allo scopo di «ottenere ingenti risorse finanziarie e di altro tipo - si legge ancora nel fascicolo Onu - dal traffico di esseri umani e dalle attività di contrabbando». Il perno del sistema d’affari sono le prigioni per i profughi: «La rete di Zawiyah continua a essere centralizzata nella struttura di detenzione per migranti di Al-Nasr a Zawiyah, gestita da Osama Al-Kuni Ibrahim».Gli sviluppi arrivano quando si è appreso del verdetto della Cassazione che riapre la partita sulle Ong, che annunciano battaglia.«Ora ci dovranno spiegare perché la nostra nave, la Open Arms, è stata fermata e multata per aver “intralciato” un presunto soccorso da parte dei libici», ha reagito Veronica Alfonsi, presidente di Open Arms Italia. La piattaforma italiana Mediterranea ha annunciato attraverso Luca Casarini «non solo i ricorsi contro il decreto Piantedosi, che blocca per questo le navi del soccorso civile», ma anche una class action contro contro le politiche dei governi recenti e il Memorandum d’intesa Italia-Libia.Anche Sea Watch sui suoi profili social sottolinea come dopo la decisione della corte, al più alto grado di giudizio, è chiaro che costituisce «reato obbedire ai guardacoste libici».
Estate 2023, cosa ci dobbiamo aspettare: quali saranno gli effetti di El NiñoChi l'ha visto torna sul caso di Rosalbino: parla il cugino Bruno
Covid, ricoveri e morti in calo: ma nessuno si vaccina più
Pisa, la denuncia di Nika: "Mia madre morta per i soccorsi giunti in ritardo"Alessandro Leon Asoli confessa l’omicidio del patrigno, confermati i 30 anni
Saman Abbas attirata in trappola dalla madre con l’esca del fidanzatoLe condizioni di Papa Francesco migliorano, ma si rischia un conclave ombra
Valanga vicino a Courmayeur: si teme ci siano sciatori coinvoltiBarletta, violenza sessuale sulla nipotina: arrestato lo zio 58enne
Vermezzo, bimbo di 5 anni muore soffocato dal paneMatteo Messina Denaro acquistò un Rolex come regalo di cresima, si indagaRoma, vasto incendio a Ostiense: a fuoco 22 scuolabusNina e la maturità negata, il ministero: "Caso grave, la scuola deve includere"
Và in vacanza con le amiche e non sente la mancanza del marito: al ritorno divorzia
Napoli, 17enne trovato morto in un capannone: è caduto dal tetto
87enne rimane incastrata nelle porte del bus: muore 8 giorni dopo l'amputazione della gambaLa sciarpa si impiglia nel trapano elettrico e lo strangola: muore 91enneTrovato un cadavere vicino a Villa Adriana, identificatoIncidente sull'A8, morta una donna: era appena atterrata a Malpensa per vedere il figlio
Catania, donna colpita al volto da solvente: frequentava un pentitoMeteo, in arrivo cambio di circolazione: Aprile porta freddo, pioggia e neveBallabio: frontale in auto sulla stessa strada della recente frana, muore 26enneSan Donà, 7 presunte violenze in una casa di riposo