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Organizzazione dello studio professionale: metodi e strumenti per supportare il lavoroDe Zolt: "Ci chiamavano spaghetti e maccheroni. Dopo...". Il 22 febbraio 1994 Maurilio De Zolt,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner vinsero l'oro olimpico nella staffetta con una volata entrata nella storia. Domani la celebrazione a Borgata Cima Sappada Stefano Arcobelli 21 febbraio - 17:55 Una delle 10 imprese dello sport azzurro di tutti i tempi: c'è anche lo slogan per il trentesimo anniversario del trionfo olimpico della staffetta maschile di fondo. A Lillehammer, in casa dei padroni del fondo. Un quartetto di moschettieri veri che il 22 febbraio 1994 ha ammutolito un Paese, la Norvegia, e sbalordito il mondo degli sci stretti. Un momento storico che Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner celebreranno e ricorderanno alle cinque della sera di giovedì 22 febbraio in Borgata Cima Sappada, nel bellunese. era un martedì—  Successe di martedì. C'erano -18 gradi, c'erano 200.000 persone e un re (Harald V) accorse a Lillehammer, bomboniera di cristallo, nei cui boschi l'epica dei vichinghi avrebbe vissuto una pagina davvero sorprendente, inattesa, impensabile. C'era la leggenda, la mitologia del nord con i suoi eroi sugli sci della fatica. Il popolo si riversava a bordo pista per assistere ad un trionfo dei Norge annunciato. Sture Sivertsen, Vegard Ullvang, Thomas Alsgaard e Björn Daehlie. Chi avrebbe immaginato una sconfitta di quegli eroi infallibili? Erano gli dei del fondo, i dominatori. Il mitico Birkebeineren Skistadion, pavesato di bandiere rosse e blu di Norvegia. faceva crescere di minuto in minuto l'attesa per un titolo annunciato, il solo titolo che un popolo che vive di fondo, non voleva e non poteva perdere. .bck-image_free_height { position: relative; margin-bottom: 1.6875rem; } .bck-image_free_height .image_size img { height: auto !important; width: 100% !important; } .bck-image_free_height figure{ width:100%; display: table; } .bck-image_free_height img.is_full_image { display: table-row; } il racconto di de zolt—  Di quella impresa parliamo con Maurizio, il Grillo del fondo, il grande vecchio. "Quella giornata a Lillehammer - ricora De Zolt - fu la più bella: era la più attesa in Norvegia. La staffetta è sempre stata la gara più classica nel fondo, la gara delle gare. Fu un momento storico per noi italiani, all'inizio ci chiamavano spaghetti e maccheroni, dopo quella vittoria i norvegesi hanno fatto il tifo per noi. Sono diventato molto amato anche gli svedesi. Prima della partenza dovevo essere io l'ultimo frazionista e il primo doveva essere Fauner, ma abbiamo rischiato. Ho detto ai ragazzi: "Piuttosto meglio non vincere niente ma puntiamo tutto sullo sprint e Fauner era l'unico che poteva battere Daehlie. Andò così. Rischiamo, dissi agli altri, se va bene ce la giochiamo, altrimenti... È andato tutto bene, tutto il pubblico ammutolito, gli unici felici e contenti eravamo noi. Fu una grande giornata, facemmo una bella festa, i norvegesi hanno abbassato la testa e ci hanno fatto i complimenti. Io all'inizio non riuscivo ad emergere non è facile battere quelli dello sport nazionale. Io ho trovato il più forte Silversten, ma Sissio ha dovuto battere il loro mito". epoche diverse—  L'Italia ha poi bissarto quel titolo nel 2006 a Pragelato, poi nient'altro in staffetta. La speranza è che il gruppo guidato da Federico Pellegirno possa farci rivivere una giornata come quelle dei precedenti ori. Riprende il Grillo "Il fondo era molto più sentito, una volta il biathlon era lo sport povero del fondo, ora i ragazzi scelgono il biathlon perchè è più divertente". De Zolt ora fa il nonno, è un vigile del fuoco in pensione con la minima (non è stato promosso come si fa spesso oggi per meriti sportivi), ogni tanto fa sci alpinismo con Mauro Corona, Giorgio Vanzetta e Giuseppe Pulieri, e si accinge a festeggiare il trentennale con i compagni del 1994. Con i solidi quel premio per l'oro si è comprato una casa. "Non mi lamento di niente, vincere l'oro fu il massimo. Ho girato il mondo, è stata una grande soddisfazione portare il fondo del dopo Nones a vincere tanto. Meglio di così non poteva andare. Non ho rimpianti, la vita devi prenderla come viene, la mia fortuna è stata di aver potuto passare in nazionale belle giornate". Leggi anche Sci di fondo, 25 anni fa l’oro di Lillehammer. Così la staffetta d’Italia sbancò in Norvegia I 70 anni del mitico fondista De Zolt: l’olimpionico più longevo che gara—  Quando partiva Ulvang in seconda frazione sempre a tecnica classica, il dominatore di Albertville 1992, sembrava che volesse fare subito il vuoto. Ma un ostinato Marco Albarello gli teneva il passo e sembrava non volesse mollare di un metro. Recuperava, teneva, inseguiva Alba, per tenere l'Italia attaccata ai favoriti. Ma all'oro nessuna poteva ancora pensare. Vanzetta, in terza frazione a skating, soffriva ma non lasciava andare Thomas Alsgaard, altro fenomeno: i due transitavano infatti appaiati. Restavano gli ultimi dieci chilometri e la staffetta era ormai un insolito Norvegia-Italia. Daehlie era superiore, ma Fauner, sappadino di 25 anni ne aveva, iniziava a capire che quella giornata era destinata a diventare qualcosa di indimenticabile. Un giorno da uomini veri, duri. De Zolt cominciava a sbilanciarsi: “Se Fauner arriva con Daehlie, vince”. E sarà così. Uno sprint mozzafiato, una volata lunga 400 metri, con Sissio in progressione irresistibile, capace di sbancare e zittire 200.000 persone. Dal boato al silenzio in un istante. “Il momento più emozionante dopo la nascita di mio figlio è stato quando ho abbracciato il mio amico Silvio appena ha tagliato la linea d’arrivo e siamo stati sovrastati dalle urla dei tifosi italiani presenti - afferma Albarello -. Un tifo assoluto che ha coinvolto 200.000 tifosi norvegesi, all’inizio in silenzio , per poi “capire“ l’impresa applaudendoci da grandi sportivi quelli che essi sono". Per Vanzetta fu "il massimo, una giornata da sogno, con una una bellissima, meglio di così non si poteva chiedere: ci saremmo accontentati del podio ed invece è come Italia-Germania 4-3 nel calcio o come aver vinto al Maracanà contro il Brasile. Mi tengo stretto questo oro perchè mi manca la medaglia individuale". Riprende De Zolt, per tutti Grillo: "E' andato tutto bene e noi eravamo gli unici felici e contenti, è stata una grande giornata, una bella festa, i norvegesi hanno abbassato la testa e all'arrivo ci hanno fatto i complimenti. Noi abbiamo ammutolito tutto il pubblico". Fauner è stato il fondista di mezzo, il collante tra il pionierismo e il futurismo: "È stata la dimostrazione per il fondo italiano e del sud europeo che non si trattava più di una disciplina appannaggio dei soli paesi scandinavi e dell'ex unione sovietica. La nostra vittoria ha segnato anche l'inizio di un'escalation di risultati positivi ottenuti poi anche da Germania, Francia e Svizzera. Per me, quella vittoria, è stato sicuramente il coronamento di un sogno che mi ha accompagnato fin da piccolo e poi l'impagabile gioia di vincere quella medaglia con il mito della mia infanzia". Sport Invernali: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA

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