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D’Ovidio: «Difficile prevenire le violenze. Serve formazione e più magistrati»REUTERS COMMENTA E CONDIVIDI Più forti del caldo opprimente di Roma. Più gioiosi di molti loro coetanei semplicemente in visita alla Città Eterna. Intonati come una rock band. I 50mila giovani che ieri pomeriggio si sono stretti attorno al Papa in piazza San Pietro hanno colorato con le loro bandiere,analisi tecnica magliette e striscioni il grande spazio all’interno del colonnato e offerto una dimostrazione plastica di ciò che significa il tema “Con te” del XIII Pellegrinaggio internazionale dei ministranti (quelli che di solito chiamiamo chierichetti e chierichette). Un “Con te” che partendo dall’Eucaristia si allarga fino a ricomprendere gli altri. Come ha spiegato il Pontefice, «piangere con chi piange, gioire con chi gioisce, senza giudizi e pregiudizi, senza chiusure, senza esclusioni».Non a caso, Francesco, dopo aver notato che «piazza San Pietro è sempre bella, ma con voi è ancora più bella», ha detto di essere colpito da quelle due paroline, perché esse racchiudono «il mistero della nostra vita, il mistero dell’amore. Quando un essere umano viene concepito nel grembo - ha aggiunto -, la mamma gli dice o le dice: “Non temere, io sono con te”. Ma misteriosamente anche la mamma sente che quella piccola creatura le dice: “Sono con te”. E questo, in modo diverso, vale anche per il papà».Il Pontefice si è dapprima calato nell’abbraccio dei giovani di 88 diocesi provenienti da venti Paesi, percorrendo in papamobile, tra manifestazioni di entusiasmo, i corridoi tra i vari settori (ha ospitato a bordo anche alcuni ragazzi). Quindi, giunto sul sagrato ha tenuto il suo discorso. E agli oltre 50mila, tra cui 35mila dalla Germania, affiancati da oltre 12mila accompagnatori volontari e 2.000 operatori pastorali ha spiegato i diversi significati del “con te”.Prima di tutto il “con te” che si realizza nell’Eucaristia. «Lì - ha detto - diventa presenza reale e concreta di Dio nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Il sacerdote vede accadere ogni giorno questo mistero tra le sue mani; e anche voi lo vedete, quando servite all’altare. E quando riceviamo la santa Comunione, possiamo sperimentare che Gesù è “con noi” spiritualmente e fisicamente. Lui ti dice: “Io sono con te”, ma non a parole, lo dice in quel gesto, in quell’atto d’amore che è l’Eucaristia. E anche tu, nella Comunione, puoi dire al Signore Gesù: “Io sono con te”, non a parole, ma col tuo cuore e col tuo corpo, col tuo amore. Proprio grazie al fatto che Lui è con noi, anche noi possiamo essere veramente con Lui».Alla stessa maniera il “con te” di Gesù, «grazie al suo amore, diventa il mio - ha aggiunto papa Bergoglio -, il tuo, il nostro “con te” che possiamo donare agli altri. Così si può realizzare il suo comandamento: “Amatevi come io vi ho amati”. Se tu ministrante - ha fatto notare il Pontefice - custodisci nel tuo cuore e nella tua carne, come Maria, il mistero di Dio che è con te, allora diventi capace di essere con gli altri in modo nuovo. Anche tu – grazie a Gesù, sempre e solo grazie a Lui – anche tu puoi dire al tuo prossimo “sono con te” non a parole, ma nei fatti, con i gesti, con il cuore, con la vicinanza concreta. Anche con te, che non mi sei simpatico; con te, che sei diverso da me; con te, che sei straniero; con te, da cui non mi sento capito; con te, che non vieni mai in chiesa; con te, che dici di non credere in Dio».Infine la conclusione del suo discorso. «Ragazzi, ragazze, che grande mistero in queste due paroline: con te! Grazie a chi le ha scelte, e soprattutto grazie a voi di essere venuti qui, pellegrini, a condividere la gioia di appartenere a Gesù, di essere servitori del suo Amore, servitori del suo Cuore ferito che guarisce le nostre ferite, che ci salva dalla morte, che ci dona la vita eterna. Grazie, giovani amici. E buon cammino con Gesù».Prima del discorso del Papa, era stato il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente del Coetus Internationalis Ministrantium, a salutare il Pontefice a nome di tutti. Anch’egli aveva sottolineato che «“con te” significa avvicinarsi a Cristo e gli uni con gli altri». Soprattutto essere vicini «ai poveri, ai senza tetto, ai rifugiati». In sostanza, aveva concluso il porporato, «l’amicizia con Cristo ci obbliga a coltivare l’amicizia con i più svantaggiati».E i poveri, coloro che soffrono a causa della guerra e tutti gli ultimi sono stati anche al centro delle preghiere che tredici giovani hanno letto prima delle parole del Pontefice. Gettando poi una manciata di incenso in un grande turibolo, sistemato sul sagrato. Profumo di Dio che a ognuno ripete: voglio stare “con te”.
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