Ucraina, continuano i bombardamenti, sanzioni Usa contro società cinesiAbruzzo, Marsilio visita i comuni di Altino. Roccascalegna e Bomba - Tiscali NotizieIsraele, sulla crisi l’Unione europea fa un patatrac. «Serve una voce sola»
Crisi Ucraina, la Finlandia deciderà se aderire alla Nato «nelle prossime settimane»«Ma è un giallo?Guglielmo» È questa la domanda più frequente che mi rivolgono amici e conoscenti a proposito del mio nuovo libro, L’amore non lo vede nessuno, appena uscito per Rizzoli e che fa seguito a una terna di romanzi storici. Con una buona dose di approssimazione posso dire che è un “thriller esistenziale”, un romanzo sulle conseguenze destabilizzanti di un amore, inatteso e deflagrante«Ma è un giallo?» È questa la domanda più frequente che mi rivolgono amici e conoscenti a proposito del mio nuovo libro, L’amore non lo vede nessuno, appena uscito per Rizzoli e che fa seguito a una terna di romanzi storici. Siamo sul terreno dei generi letterari, un terreno scivoloso.Premessa un po’ pedante: non sono affatto tra quei lettori cipigliosi che considerano la narrativa gialla come una categoria inferiore rispetto alla grande letteratura. Da ragazzino ho divorato Agatha Christie, Arthur Conan Doyle, Chandler e Rex Stout – giallisti puri – e non mi sono perso, nell’epopea tv in bianco e nero, una sola puntata dei Racconti di Padre Brown, con Renato Rascel. E, come ci insegna proprio il caso di Chesterton, vi sono stati grandissimi scrittori che hanno utilizzato le tecniche del giallo per veicolare contenuti (politici, sociali, morali, religiosi) che vanno al di là della trama poliziesca: pensiamo a Sciascia, Simenon, Graham Greene, Vázquez Montalbán e tanti altri. Ci sono pagine di grande letteratura anche nei giallisti italiani contemporanei, i figli e i discepoli di Scerbanenco e di Camilleri. Per non far torto agli altri cito, in rigoroso ordine alfabetico, gli scrittori che conosco di persona e che mi onorano della loro amicizia: Cristina Cassar Scalia, Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo, Maurizio de Giovanni, Antonio Manzini. La tramaPer tornare dunque alla domanda iniziale, posso dire, con una buona dose di approssimazione, che L’amore non lo vede nessuno è un “thriller esistenziale”. Dove la trama gialla, ricca di misteri e di colpi di scena, diventa strumento, se non pretesto, per affrontare tematiche legate, appunto, alla condizione esistenziale dell’uomo.Il titolo del libro è una frase tratta da un Sermone di Sant’Agostino, dove il Vescovo di Ippona, passato attraverso la conversione dopo una giovinezza quanto meno spregiudicata, spiega che l’amore è di per sé invisibile, ma si scorge nei volti degli innamorati.Il romanzo, ambientato nel 2023, inizia con un tragico funerale, a Civello, paesino di poche anime del comasco. Imprigionato nella cassa di legno, c’è il corpo di una giovane donna, Federica, rimasta vittima di un terribile incidente stradale. La sorella, Silvia, viene chiamata dal parroco sull’altare a leggere la preghiera dei fedeli. Le due donne, in comune, avevano solo la stretta parentela: Silvia è dimessa, saggia e senza troppi grilli per la testa, fa la mamma e la casalinga, ha sposato un compagno di classe del liceo e vive una vita tranquilla di provincia, accanto all’anziano padre rimasto vedovo. Federica, invece, aveva un carattere volubile e ribelle e si era, contro il parere del padre, trasferita a Milano, dove lavorava in una prestigiosa casa d’aste, frequentando gente danarosa e importante e conducendo una esistenza sfarzosa e disinibita.Dal pulpito, l’attenzione di Silvia viene attratta dalla presenza, in fondo alla chiesa, di un uomo elegante, fascinoso, con il volto disfatto dal dolore. Non appartiene alla schiera dei parenti e amici, né a quella dei colleghi di Federica. Lo reincontrerà, una mattina al cimitero, chino sulla tomba della sorella. Cercherà di avvicinarlo, ma il misterioso individuo sarà lesto a dileguarsi. Infine, con uno stratagemma, Silvia riuscirà finalmente a braccarlo. L’uomo, ammettendo di aver vissuto una storia d’amore travolgente con Federica, proporrà a Silvia una sorta di patto: ogni martedì alle 15, per sessanta minuti, non uno di più, risponderà con il massimo di sincerità a tutte le domande di Silvia sulla sua relazione con la sorella. In cambio Silvia dovrà giurare che non farà nulla per cercare di scoprire la sua identità.Il misteroCominciano così questi colloqui settimanali segreti, in un anonimo bar di provincia. L’uomo inizierà a narrare una storia di amore assoluto e di sofferenza, rivelando a Silvia particolari sconcertanti del carattere e del comportamento di Federica, descritta come una narcisista patologica, una donna capricciosa, manipolatrice e priva di scrupoli. Ma fino a che punto il racconto di quello sconosciuto sarà sincero? E Silvia, che prova immediata simpatia per quell’amante deluso e dolente, potrà davvero fidarsi di lui? Domande che si agiteranno nella testa della protagonista, specialmente dopo che il giornale locale insinuerà il sospetto atroce di manomissione dell’automobile di Federica.Al di là della trama gialla, che non risparmierà al lettore qualche sorpresa, L’amore non lo vede nessuno è un romanzo sulle conseguenze destabilizzanti di un amore, inatteso e deflagrante, nella vita dei protagonisti. Un amore assoluto, che viene spinto oltre il limite della tossicità e della dipendenza. Non è un caso, infatti, che il protagonista maschile, nei suoi colloqui con Silvia, parlerà a una certo punto dell’ambivalenza, nella lingua italiana, del termine “passione”, che descrive sia un sentimento amoroso travolgente, sia un tormento lacerante, una sofferenza estrema.Le vicende complesse e scandalose dei protagonisti, alla perenne e vana ricerca della felicità, attraverso o il soddisfacimento dei propri desideri o il cammino ascetico verso la perfezione, propongono una riflessione sulla debolezza della natura umana, sempre in bilico tra colpa e riscatto, tra peccato e redenzione, tra caduta e salvezza. Silvia, nel tentativo di trovare la verità su Federica, compirà un viaggio nella parte più oscura del proprio Io, dove il confine tra bene e male diventa più labile e indefinito, interrogandosi (e interrogandoci) sulla necessità non solo di non giudicare per non venire giudicati, ma soprattutto su quella di perdonare per essere, a nostra volta, perdonati.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiovanni Grasso
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