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Tour Eiffel o meno, rimarrà la potenza delle immaginiImmagini e veritàGiornalismo,Professore Campanella AI e realtà alterateLa capacità del giornalismo di individuare contenuti sintetici e di contrastare la disinformazione è cruciale per la democrazia e per mantenere la credibilità dei media nel loro ruolo di monitoraggio criticoCreato con Midjourney/OpenAI Colin Porlezza02.08.2024 06:00L’AI comporta delle trasformazioni significative nelle redazioni giornalistiche, non solo ridefinendo ruoli giornalistici, ma influenzando anche attività professionali centrali come la scrittura, la ricerca e la verifica dei fatti. In particolare, l’AI generativa - ovvero quei sistemi capaci di creare video, immagini o audio sintetici che sembrano reali - pone le redazioni e i giornalisti di fronte a sfide sempre più difficili. La facilità con cui questi «deepfake» possono essere generati - come, ad esempio, l’immagine del presunto arresto di Trump o quella di papa Francesco con un piumino bianco - richiede non solo una consapevolezza del fenomeno, ma anche la capacità di utilizzare strumenti adeguati a identificare, verificare e smascherare i contenuti falsi e ingannevoli creati dagli algoritmi. La capacità del giornalismo di individuare contenuti sintetici e di contrastare la disinformazione è cruciale per la democrazia e per mantenere la credibilità dei media nel loro ruolo di monitoraggio critico, soprattutto in ambito politico. Verificare i fatti, evidenziare dati falsi e limitare la diffusione di informazioni errate è essenziale in una società caratterizzata dal sovraccarico di informazioni, dalla crescente polarizzazione e dalla comunicazione populista. Tuttavia, queste operazioni richiedono competenze specifiche e risorse sia economiche che umane che molte aziende mediatiche faticano a ottenere a causa delle attuali difficoltà economiche.Un recente studio pubblicato da TA-Swiss, intitolato «Deepfake e realtà manipolate», rivela però che nelle redazioni svizzere i deepfake non sono ancora percepiti come un problema urgente. La causa: a differenza dei colleghi statunitensi, i giornalisti svizzeri non sono ancora stati vittime di deepfake, e la maggior parte dei video sintetici circolano nella copertura di eventi internazionali, come la guerra in Ucraina o a Gaza. Inoltre, molti intervistati ritengono che la Svizzera non sia ancora nel mirino dei produttori di deepfake. Anche se il problema dei deepfake non viene ancora percepito come grave nelle redazioni, questi contenuti hanno già fatto irruzione nel dibattito politico svizzero. Lo scorso anno, a pochi giorni dalle elezioni federali, un parlamentare UDC, Andreas Glarner, ha prodotto un video deepfake con protagonista la Verde Sibel Arslan. L’episodio ha portato non solo a un processo legale in cui un tribunale di Basilea ha ordinato la rimozione del video, ma anche a una dichiarazione congiunta di tutti i principali partiti, ad eccezione dell’UDC, contro l’uso di tali strumenti.Diventa quindi cruciale sviluppare una consapevolezza critica riguardo la possibilità di manipolazioni e la produzione di realtà alterate prodotte dall’AI anche in Svizzera, soprattutto in una democrazia diretta in cui le informazioni accurate e verificate sono essenziali per il processo decisionale politico. I giornalisti intervistati ammettono che la problematica dei deepfake non si limita alla verifica dei contenuti, ma che il fenomeno dovrebbe essere accompagnato da una maggior educazione del pubblico. Quindi, oltre alla responsabilità individuale, delle scuole e delle piattaforme, i media possono dare un contributo essenziale alla sensibilizzazione sul fenomeno attraverso un’informazione critica che spieghi sia i rischi sia le potenzialità della tecnologia.In questo articolo: Intelligenza Artificiale
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