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TikTok, dottore diventa star ma viene accusato di molestieInchiesta della procura di Milano per corruzione e turbativa d’asta. Tra gli indagati anche Vincenzo Novari,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock ex ad della Fondazione che organizza i giochi invernali. I rapporti con l’imprenditore Luca Tomassini e la società VetryaA meno di due anni dalla cerimonia d’apertura di febbraio 2026, l’organizzazione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, già in ritardo rispetto alla tabella di marcia, inciampa anche in una grana giudiziaria. Su ordine della procura di Milano, ieri la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici della Fondazione che tira le fila dell’evento. Tra gli indagati con l’ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta c’è anche Vincenzo Novari, già amministratore delegato dell’ente tra novembre 2019, nominato ai tempi del governo Conte 2, fino all’autunno del 2022, quando è stato sostituito da Andrea Vernier, un manager scelto dal ministro dello Sport, Andrea Abodi.Insieme a Novari, che è un nome molto noto negli ambienti industriali, già al vertice di grandi aziende telefoniche come Omnitel e poi 3 Italia, sono indagati anche l’imprenditore Luca Tomassini, fondatore e azionista di Vetrya, arrivata al capolinea del concordato preventivo, e Massimiliano Zuco, già “digital director” della Fondazione.Le accuseIl sospetto dei magistrati è che Novari e Zuco «nella loro qualità di pubblici ufficiali» abbiano ricevuto somme di denaro o altre utilità da Tomassini. In cambio, tra il 2020 e il 2021, la società Vetrya si sarebbe aggiudicata appalti per un valore di poco inferiore a 2 milioni (1,895 milioni). La gara più importante, vinta dall’azienda di Tomassini nel marzo del 2021, riguarda lo sviluppo dei servizi digitali delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi di Milano-Cortina 2026.Nella ricostruzione degli investigatori, tra le utilità a favore di Zuco c’è anche un’auto Smart pagata da Vetrya fin da novembre 2019. A rafforzare il sospetto di una presunta corruzione c’è anche una mail interna dell’azienda di Tommasini in cui si legge: «Entro domani sera cerchiamo di avere un importo da trasferire a Zuco». FattiOlimpiadi invernali, perquisizioni nella sede della fondazione Milano-CortinaAmici managerSecondo quanto ricostruito da Domani, le carriere dei tre indagati si erano già incrociate anche prima della comune esperienza con la Fondazione Milano Cortina. Tomassini, un imprenditore che per anni ha avuto grande visibilità sui media, anche come promotore di servizi di video on demand per conto del Vaticano, nel 2017 aveva rilevato una quota della società Bizboost controllata da Novari.Zuco invece prima di approdare alla Fondazione olimpica ha lavorato a lungo nel gruppo di tlc H3G all’epoca guidato proprio da Novari, che nel 2019, scelto dall’allora ministro dello Sport, il Cinque stelle Vincenzo Spadafora, era approdato al vertice dell’ente a cui è stata affidata l’organizzazione dei prossimi Giochi invernali.Nell’estate dell’anno scorso, Tomassini è stato rinviato a giudizio al termine di un’altra inchiesta della procura di Milano sulla truffa dei cosiddetti servizi telefonici aggiuntivi (meteo, oroscopi, suonerie), attivati dall’operatore telefonico (nel caso specifico WindTre) ma mai richiesti dagli utenti, ingannati da banner pubblicitari che si aprivano su specifiche pagine web. Le accuse dei pm hanno colpito anche Vetrya. La società di Tommasini, approdata in Borsa nel 2017 sul listino Euronext Growth, è stata colpita nel 2020 da un sequestro disposto dalla procura per 4,6 milioni di euro, un guai che innescato una crisi sempre più grave fino alla liquidazione e al concordato preventivo omologato nell’ottobre scorso.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediVittorio MalaguttiGiornalista professionista dal 1986, scrivo di finanza, economia e criminalità economica. Sono caporedattore a Domani. Ho lavorato a Gente Money, Milano Finanza, il Mondo, 9 anni al Corriere della Sera da inviato speciale e poi, sempre come inviato, al Fatto Quotidiano e 16 anni a L'Espresso. Con i consorzi Eic e Icij ho collaborato a diverse inchieste internazionali tra cui quella dei Panama Papers.
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