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Bce, ripresa economica a rischio: il pericolo delle varianti CovidIl Golpe Borghese tocca pure Federico Umberto D'Amato,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock capo di fatto dell'Uar e negli anni seguenti capo formale, attraverso la figura del dr. Drago, medico del ministero e amico di D'Amato. Costui subisce un contraccolpo per la vicenda della sottrazione del mitra che assume il valore di riscontro oggettivo della penetrazione dei golpisti all'interno del ministero e di ricatto ai vertici del ministeroSu Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dal 29 luglio è iniziata la prima serie dedicata alla sentenza della corte d'assise di Bologna che ha condannato all'ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna e ha squarciato il velo su alcuni mandanti.Le indagini di Guido Salvini sono pagine di storia politica e giudiziaria, al di là degli esiti dibattimentali, tra prescrizione e morte del reo; proseguite dalla procura di Milano porteranno a proscioglimenti per il 12 dicembre, dopo le condanne in primo grado. Ma le prove rimangono e i fatti provati sono attestati nelle sentenze delle Corti che si susseguono.Il Golpe Borghese tocca pure Federico Umberto D'Amato, capo di fatto dell'UAR e negli anni seguenti capo formale, attraverso la figura del dr. Drago, medico del ministero e amico di D'Amato. Costui subisce un contraccolpo per la vicenda della sottrazione del mitra che assume il valore di riscontro oggettivo della penetrazione dei golpisti all'interno del ministero e di ricatto ai vertici del ministero; i congiurati porteranno via anche documenti che consegneranno a Borghese e di cui quest'ultimo parlerà in una lettera. Il ministro del tempo fu impegnato a negare con forza, ma poi si scoprì che anche il Ministro era stato raggirato, essendo estraneo alla cospirazione.Secondo Giannuli: "Restivo ... non ha mai controllato l'apparato, perché? Perché non ha mi avuto uomini. Non c'è una cordata di restiviani. Ecco perché gli altri, invece, tendevano a fare cordate, perché appunto poi non controlli neanche il tuo apparato."Su ciò che ha significato il Golpe Borghese nella storia del periodo, testimone fondamentale è Vincenzo Vinciguerra. Sulla sua attendibilità e sul valore giudiziario e storico della sua testimonianza, sentenze, storici e analisti generalmente concordano.L'esperienza di Vinciguerra è raccontata in libri che lo stesso ha pubblicato negli anni e che sono ora oggetto di verifica critica. E' incontestabile che l'uomo fu dentro le vicende della destra eversiva; si rese responsabile di un fatto gravissimo che ha confessato e a suo modo spiegato; ha espiato e continua ad espiare una pena coscientemente e volutamente senza speranza; non chiede benefici (altri che hanno commesso molti più omicidi sono liberi); sostiene di farlo per distinguersi dall' opportunismo e dalle interessate dissociazioni di quanti, con pesantissime responsabilità, hanno fruito senza pentimento di tutti i benefici che lo Stato ha accordato; sulle ragioni di tale benevolenza si potrebbe approfondire, ma non è il luogo; si potrebbe partire dall'ipotesi che una benevolenza senza piena confessione e collaborazione abbia a che fare con la ragione di Stato.Vinciguerra, al contrario, dichiara di perseguire la verità senza avallare istanze oltranziste di punizione. E' sufficiente richiamare il giudizio delle tante Corti di giustizia che lo hanno esaminato in tutti i più importanti processi per gli eventi degli anni Settanta e oltre.Vinciguerra si è guadagnato stima e considerazione in carcere da parte delle persone con le quali ha condiviso la detenzione e ha saputo arricchire le sue conoscenze con le confidenze ricevute e la capacità di tematizzare con le sue fonti i temi storici che hanno riguardato la comune militanza nell'eversione di destra, incrociando le informazioni ricevute con le autonome ricerche storiche, svolte nelle durissime condizioni carcerarie; egli è fonte di prova di primaria importanza, generalmente ritenuto attendibile, avendo reso dichiarazioni riscontrate e confermate da prove indipendenti; è in grado di fornire un contributo autonomo e decisivo ai temi di contesto, ma anche sul tema principale di cui ci dobbiamo occupare.Non spenderemo altre parole per spiegare le ragioni per le quali la Corte confida sulla parola del Vinciguerra, nella consapevolezza della necessità di tenere conto di tutte le valutazioni critiche: convincono termini, modi e limiti in cui, nella sua condizione di ergastolano, ha scelto di aiutare non la giustizia dello Stato, ma la giustizia come recuperata istanza morale.La Corte rispetta questa scelta, ritenendo che il collaboratore nella sua condizione e per le ragioni addotte, abbia diritto a riferire ciò che ritiene sia suo dovere dire e di non riferire ciò che le sue idee gli vietano di dire. Non ci sono norme giuridiche che possano travalicare questa scelta e la minaccia della sanzione suona inadeguata per un uomo che nulla ha chiesto allo Stato, è detenuto da 43 anni e non intende recedere da questa posizione, scontando fino in fondo la pena, potendo sul piano giuridico comunque addurre cause di giustificazione e di non punibilità.La Corte non farà altri riferimenti al valore della testimonianza di Vinciguerra, in tutti gli altri luoghi in cui ad essa farà riferimento, salvo per un aspetto di cui si dirà.Racconta Vinciguerra di avere incontrato a Madrid il Borghese, nel periodo m cm entrambi erano latitanti, protetti da Delle Chiaie. Era il 1974, dopo che erano state riavviate le indagini sul tentato golpe del dicembre 1970.Racconta Vinciguerra: "Junio Valerio Borghese venne nel nostro appartamento, a Madrid, venne a trovarci. E ci fa, diciamo, iniziò una conversazione relativa al Golpe ... A quello che stava accadendo in Italia, alle indagini sul Golpe Borghese. E a un certo punto Stefano Delle Chiaie rivolgendosi al Principe gli dice che se è necessario lui vuole attaccare facendo il nome di Giulio Andreotti, come responsabile del Golpe, più o meno, non ha detto così esplicitamente, ma il significato era quello. Junio Valerio Borghese se lo guarda con un sorriso e gli dice: "Nino, perché vuoi morire solo e ... Come per dire "lascia stare", i meccanismi della macchina del fango Borghese li conosceva perfettamente".Vinciguerra conferma che vi era la convinzione che la manovra giudiziaria nei confronti di Borghese fosse diretta e controllata da Giulio Audreotti, ritenuto il vero punto di riferimento di coloro che aderirono al Golpe Borghese. Assume che Andreotti "conosceva tutto e conosceva tutti quelli che erano a un certo livello, stava gestendo un'operazione giudiziaria contro quelli che avevano creduto in lui, o che in lui avevano fatto affidamento.Non a caso Filippo De Jorio, democristiano, farà l'articolo scrivendo "Un Giuda fra noi". Poi gli spareranno alle gambe, ma non ... Per carità" (ud. 26 maggio 2021, pag. 108). E ancora, rispondendo alla Corte:TESTIMONE VINCIGUERRA - Vede, Presidente, in primo grado, le condanne ci furono e anche pesanti, piuttosto pesanti. Poi in Appello vennero assolti pure i rei confessi, però noi stiamo parlando del I 987 - '88, se ben ricordo. Più o meno quello è il periodo delle assoluzioni.SOSTITUTO PROCURATORE GENERALE, DOTT. PALMA - Quello dopo il Malloppone.TESTIMONE VINCIGUERRA - Che in ogni caso ci forano i mandati di cattura, ci furono gli arresti, ci furono i latitanti. Insomma non fu ovviamente come tutte le operazioni di repressione giudiziaria e poliziesca, non è che queste persone poterono guardare Andreotti nella speranza che li avrebbe fatti assolvere, ci guardavano come un traditore, questa è la verità. (id. pag. 108).L'incontro madrileno avviene nel luglio del 1974, pochi giorni prima della morte di Borghese, in agosto. Sulla partecipazione di Avanguardia nazionale al golpe, Vinciguerra rivela che l'ex presidente di AN, Guido Paglia, aveva passato al SID di Maletti e Labruna informazioni sui partecipanti e l'organizzazione, confermando indirettamente le voci sul ruolo ambiguo di AN nei rapporti con i servizi. Vinciguerra ha indicato alcuni nomi dei vertici di Avanguardia Nazionale coinvolti nel Golpe, tra costoro vi era Pietro Carmassi che vedremo essere il referente nell'organizzazione avanguardista di Paolo Bellini. Ha confermato l'episodio della sottrazione del mitra. La logica di quel gesto è esposta con chiarezza:TESTIMONE VINCIGUERRA - Ah, ma guardi, quelli di Avanguardia Nazionale - va bene? - presero il mitra MAB come precauzione, nel caso che fosse partito un'operazione contro di loro, contro di loro, loro avevano potuto dimostrare la complicità al! 'interno del Ministero degli Interni esibendo il mitra MAB, tolto dall'armeria. Quindi una prova inconfutabile. Nessuno poteva dire: "Non è vero che Avanguardia Nazionale è entrata".PRESIDENTE - L'armeria non era stata forzata insomma?TESTIMONE VINCIGUERRA - No, no, no. No, no.PRESIDENTE- C'era la chiave.TESTIMONE VINCIGUERRA - C'erano stati accompagnati in armeria, Presidente. E quando scattò il contrordine, per precauzione, a scanso di futuri tradimenti, qualche avanguardista portò via il mitra MAB, che venne cercato dal SID, a Madrid io parlai con Romano Coltellacci.SOSTITUTO PROCURATORE GENERALE, DOTT. PROTO - Esatto.TESTIMONE VINCIGUERRA - E Romano Coltellacci mi disse: "Labruna è venuto anche da me cercando in tutti i modi di riavere, di far tornare al suo posto il MAB tolto dal Ministero degli Interni".SOSTITUTO PROCURATORE GENERALE, DOTT PROTO - Per evitare che qualcuno avesse uno strumento di ricatto?TESTIMONE VINCIGUERRA - Era una prova inconfutabile contro il Ministero degli Interni, perché l'armeria non era stata forzata, questi erano entrati nell'armeria, chi poteva averli fatti entrare? Non certo i (inc.) eh. (trascrizione ud. 9.6.2021, pag. 30)© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediSentenza della Corte d'Assise di Bologna
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