Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 496Sta per partorire ma è bloccata nel traffico. La polizia la scorta fino all’ospedaleBallabio: frontale in auto sulla stessa strada della recente frana, muore 26enne
Meteo, in arrivo brusco colpo di coda dell'inverno. In arrivo freddo e neveVenezia l’ho avvicinata piano,trading a breve termine ci sono voluti otto anni e 11 quaderni di appunti. All’inizio andavo e tornavo, ci stavo due/tre mesi, poi è scoppiata la pandemia e restare lì mi deve essere sembrato un segno.Alla fine mi mancava la voce. Come sempre. Chi la racconta questa storia? Con quale sguardo?Venivo da un’altra città, L’Aquila, una città che aveva perso le sue case e il suo centro insieme ai suoi abitanti. Era stato per via di un fenomeno naturale, un terremoto che l’aveva colpita, e per via di un fenomeno politico, un governo che non le avrebbe più fatto riavere la stessa faccia. L’Aquila mi aveva dato il suo respiro mozzato, le finestre spalancate, le crepe furiose. Mi ero domandata come fosse possibile che nessuno avesse in mente di ricostruire il suo centro, ridarle i teatri, le scuole, i bar per come erano, le case della gente che ci aveva vissuto per anni, che percorreva il corso e si beveva il suo vino e si lasciava andare alle parole. Mi ero messa a parlare alla città, a chiederle che fine stesse facendo e perché.Ne era nato un dialogo finito poi in un libro insieme a chi con me aveva fotografato quello che stava succedendo, Giovanni Cocco con le sue foto del displacement. C’erano altre città così? Altre città a cui stavano imbellettando le strade, ammobiliando case come alberghi, speculando sul turismo come unica economia?Venezia senza voceVenezia l’ho avvicinata piano, ci sono voluti otto anni e 11 quaderni di appunti. Seguo il modo che hanno quelli che per scrivere si spostano, vanno a vedere, vanno a respirare e toccar. All’inizio andavo e tornavo, ci stavo due/tre mesi, poi è scoppiata la pandemia e restare lì mi deve essere sembrato un segno.Ho cominciato con una carta appesa al muro, cerchiavo le zone in cui sarei andata nelle ore del giorno e della notte; di notte le strade cambiano. Scrivevo i nomi dei campielli o delle calli più strette. E scrivevo i nomi dei bar per le mattine dei caffè e l’alcol della sera, per alcuni non sempre in quest’ordine. Stavo ad ascoltare le voci, le chiacchiere di quei bar, le solite chiacchiere, eppure tutto tranne le chiacchiere si sente nei bar di Venezia. Ho capito che se volevo raccontare cosa stava accadendo alla città avrei dovuto stare lì dove le storie vengono fuori, dove la vita sembra che si fermi come davanti al fuoco in certe sere per lasciare spazio alle parole.Stavo in ascolto, ma chi la raccontava la città? Come al solito mi mancava la voce. Che stesse cambiando era davanti agli occhi. Tutti a dirsi di un certo odore di zucchero filato che si sentiva per le calli e i campi come giostre allestite per turisti giocherelloni. Tutti a parlare di case impossibili da trovare, e di gente troppa gente dappertutto.Luce l’ho incontrata una mattina a ridosso di un ponte, che raccoglieva rifiuti. Ogni giorno lo stesso giro. Me la vedevo tornare a casa con qualcosa da sottrarre all’abbandono, qualcosa che le era sembrato ancora utile, da tenere lì con sé. Me la vedevo attraversare la città, ogni porta sacchetti e roba da buttare. Qualcuno diceva che i rifiuti si erano rimpiccioliti, che le dimensioni ricordavano quelle dei viaggi in aereo, piccoli per un tempo breve. Luce sembrava raccogliere tutta la città come se ne volesse nascondere la sporcizia. Luce nascondeva qualcosa, ero sicura, forse un suo modo di vedere le cose, un tipo di immaginazione che conserva mentre scombina, qualcosa o forse banalmente una storia d’amore, di quelle che non si possono dire al mondo. Me la vedevo riunirsi la sera con certe ombre a bruciare di rabbia per quello che passava come l’acqua senza poterlo arrestare. La vedevo scrivere di notte certe mail a qualcuno che se ne era andato, fare elenchi di cose perdute, di cose di altri come se fossero le cose stesse a raccontarle qualcosa della città. Lei, la spazzina, di giorno a prendersi quello che tutta la città non voleva tenersi in casa, di notte a chi scriveva Luce? Con chi si lasciava andare, con chi scendeva nel suo buio?Si scriveranno per sentirsi vicine e raccontarsi di un mondo che è cambiato, mi sono detta. Cosa le scriverà Anna, la immagino con questo nome che va su e giù come un canale con lo stesso suono, magari è più accesa di lei, magari più arrabbiata, o più ironica, magari le piace la musica e gliela lascia ascoltare ogni volta che le invia la sua risposta. Pensavo a una scrittura liquida che somigliasse all’andamento delle maree e aerea come la città sospesa sopra l’acqua, per ponti e palafitte. Alla fine una sola voce non bastava per dire delle contraddizioni, dei tanti fili di storie di una città che si traveste ogni giorno di un qualche carnevale. Ce ne volevano due. Una voce che parlasse da dentro la città e una da fuori, la prima cercando di vivere, la seconda cercando di vedere. Così che Venezia si lasciasse raccontare da due donne innamorate della città, che solo l’amore fa tanta rabbia e tanta ribellione. Così che fossero loro a immaginarsela per affetti e relazioni, per felicità e piacere, che solo così si fa rivoluzione.Bruceremo (Vanda edizioni 2024, pp. 160, euro 16) è un libro di Caterina Serra© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediCaterina Serra
Sporcizia e insetti: sequestrate 220 forme Parmigiano ReggianoRovigo, 32enne uccisa con un proiettile in testa
Ballabio: frontale in auto sulla stessa strada della recente frana, muore 26enne
Migranti, Casini contro Meloni: "Non accetto la sua predica"Emergenza acqua Toscana, a Siena e Grosseto non si potranno riempire le piscine fino a ottobre
Camion va fuori strada e finisce sotto il ponte dell'IntagliataTerremoto di magnitudo 4.6 in Molise: avvertito anche in Abruzzo
Omicidio agli chalet di Mergellina: spari tra due gruppi dopo un festone su un piedeMeteo in linea con il mese di marzo e colpo di coda dell'inverno
Addio a Philip Morocutti, stimato docente al Malignani di UdineNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 494Scontro frontale tra auto e pullman: morto l'automobilistaMaturità negata a Nina: la risposta del consiglio di classe
Incidente a Mediglia: scontro tra auto e moto. Morto Mattia Maiocchi
Carmine Tascone è morto: lutto per il calcio campano
Operaio 40enne muore travolto da tubi ed impalcatureBambina morta per appendicite: condannata la dottoressa che l'ha visitataAcido al posto dell'acqua battesimale, il padre della piccola: "L'importante è che stia bene"Terremoto in provincia di Campobasso: scossa di magnitudo 3.1
Fa pipì a bordo campo, espulso calciatore in Prima categoriaOmicidio Cerciello: le posizioni dei due americani saranno rivisteTorino, bimbo morto durante intervento chirurgicoIncendiati a Roma 16 veicoli di Poste Italiane: la rivendicazione degli anarchici