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«Cimici dei letti nelle valigie e nei vestiti, sono sempre con noi. E sopravvivono senza cibo per un anno»: l'allarme dell'entomologoVerso i giochiStavolta il tennis Professore Campanellarossocrociato non flirta con il podio olimpicoDopo le tante gioie del passato, a Parigi avremo poche chance per le medaglie – I portacolori svizzeri saranno Stan Wawrinka e Viktoria Golubic, in gara solamente in singolare – Marc Rosset, oro a Barcellona 1992: «È un movimento in difficoltà, ma abbiamo vinto davvero tanto»Il momento in cui il ginevrino Marc Rosset, ad appena 21 anni, è diventato campione olimpico a Barcellona dopo aver sconfitto in cique durissimi set lo spagnolo Arrese. © Keystone Alex Isenburg24.07.2024 06:00Uno degli sport che, soprattutto nella storia recente, ha regalato alla Svizzera il maggior numero di gioie è senza dubbio il tennis. Una disciplina, questa, nella quale abbiamo potuto contare su grandissimi campioni – e una leggenda vivente – per svariati decenni e che, anche in chiave olimpica, ci ha permesso di toglierci soddisfazioni a dir poco clamorose. È curioso, però, che il tennis non abbia sempre fatto parte dei Giochi Olimpici, anzi. Per un lasso di tempo assai prolungato, infatti, non figurava alcuna competizione per la disciplina regina degli sport con la racchetta, assente addirittura per la bellezza di 64 anni – tra il 1924 e il 1988 – quando fece il suo ritorno nell’appuntamento a cinque cerchi di Seul.L’inizio di una nuova eraA partire dalla rassegna tenutasi in Corea del Sud, i colori rossocrociati sono stati per l’appunto tra i più vividi di tutti e gli atleti elvetici hanno agguantato una medaglia in ben sei circostanze: sono state tre le volte in cui sono saliti sul podio con al collo il metallo più prezioso e altrettante volte lo hanno fatto con l’argento. Questi risultati, decisamente degni di nota, consentono alla Svizzera di essere al 6. posto assoluto per ciò che concerne il medagliere «all time» della disciplina, dietro solamente ad alcune superpotenze mondiali come USA, Gran Bretagna, Francia, Germania e Russia. Il tutto, per noi, ebbe inizio nel 1992, quando a Barcellona giunse in finale un giovanotto di nome Marc Rosset, che garantì ai rossocrociati l’unico alloro di una spedizione altrimenti deludente. Il ginevrino, all’epoca solo 21. enne, nell’ultimo atto si spinse oltre i suoi limiti ed ebbe la meglio sullo spagnolo Jordi Arrese con il punteggio di 7-6 (2) 6-4 3-6 4-6 8-6. Era l’8 agosto – una data che divenne ancor più importante negli anni a venire, poiché è anche il compleanno di sua maestà Roger Federer – quando il giovane romando alzò finalmente le braccia al cielo al termine di un’estenuante battaglia durata 5 ore e 3 minuti. La fatica accumulata – nella partita tuttora più lunga di sempre a livello olimpico – nel torrido caldo della Catalogna è stata inimmaginabile. «Il primo ricordo che ho di quel momento – ci ha rivelato Rosset – è stata proprio la sensazione provata al termine di quel match infinito, è stata una sorta di sollievo perché ero contento che la partita si fosse finalmente conclusa». Per un tennista, abituato a viaggiare pressoché tutto l’anno in giro per il mondo, le Olimpiadi rappresentano una piacevole differenza rispetto alla vita canonica del circuito ATP. «Sì, è anche quello il bello, all’interno del villaggio si respira un’aria differente rispetto a tutto il resto dell’anno e vivere al fianco di altri atleti è unico, è un’esperienza, questa, che non ha davvero eguali».Gli anni di gloriaDopo di lui, come anticipato, sono stati in diversi a provare quelle stesse emozioni irripetibili, a cominciare dallo storico successo in doppio nel 2008, quando il duo Federer-Wawrinka fece sognare un intero Paese con le imprese di doppio a Pechino. Il fenomeno basilese, poi, centrò un’altra finale quttro anni dopo, quando però si dovette arrendere ad Andy Murray. Da lì ci furono anche i successi al femminile, dapprima con l’argento della coppia Bacsinszky e Hingis, conquistato nel 2016 a Rio, e successivamente con le imprese di Bencic, che a Tokyo divenne campionessa olimpica in singolare e vinse anche l’argento in doppio al fianco di Viktoria Golubic. Tutti questi exploit, inevitabilmente, sono rimasti impressi nella mente di ogni appassionato di sport elvetico. «Effettivamente – ci conferma Rosset – si tratta di un titolo di enorme portata, può essere un po’ considerato come un quinto Slam che capita ogni quattro anni. È chiaro, all’interno di una carriera la vittoria di un ‘‘Major’’ garantisce qualcosa in più in termini economici e di prestigio. Tuttavia, la popolarità e l’affetto della gente che deriva nei confronti di un campione olimpico sono più importanti. Il tennis può vantare tanti spettatori che seguono annualmente la disciplina, ma l’appuntamento a cinque cerchi viene seguito da chiunque, poiché le persone percepiscono che l’atleta rappresenta appieno la propria Nazione».L’inversione di tendenzaQuest’anno l’appuntamento tennistico sarà disputato sui prestigiosi campi che ospitano annualmente il Roland Garros e nello Slam parigino, ovviamente, si gioca sulla terra battuta. Una circostanza decisamente insolita, a livello storico, a tal punto che l’unico precedente risale proprio al già citato 1992. Purtroppo, però, l’idea di rivedere uno svizzero trionfare appare a dir poco inverosimile. Nelle 5 competizioni presenti – che comprendono singolari, doppi e doppi misti – figureranno solamente due elvetici: Stan Wawrinka e Viktoria Golubic. I due – che giocheranno esclusivamente la competizione individuale – sembrano non avere chance per ottenere un’ulteriore medaglia, dopo quella che entrambi hanno collezionato in passato. Il vodese – che torna ai Giochi, grazie ad una wild card, dopo ben 12 anni di assenza – ha da non molto spento 39 candeline e sta vivendo una stagione complicata, nella quale ha vinto solo quattro partite. Golubic (WTA 79), dal canto suo, sta attraversando un periodo di forma non dei migliori, tanto che in nessun torneo del 2024 è andata oltre gli ottavi.Dopo quattro edizioni consecutive nelle quali la Svizzera ha centrato almeno una medaglia, insomma, la situazione sembra essersi ribaltata. «È un momento difficile per il tennis elvetico – ci ha detto il campione olimpico a Barcellona – ma va anche detto che con tutto ciò che è stato vinto negli ultimi decenni non ci possiamo di certo lamentare. Poi, bisogna anche aspettare per vedere cosa riusciranno a fare giocatori come Stricker e Riedi, ma se anche non dovessero vincere grandi trofei per i prossimi dieci anni potremmo lo stesso ritenerci più che soddisfatti per ciò che abbiamo vissuto. La maggior parte degli altri Paesi sarebbero ben contenti di essere stati al posto nostro e – anche considerando le dimensioni della Svizzera – le medaglie che abbiamo conquistato ai Giochi sono parecchie».In questo articolo: Parigi 2024
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