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Italian government 'with Venezuelan people'Un momento del Convegno di Grado - Dal web COMMENTA E CONDIVIDI Caritas Europa esprime preoccupazione per il nuovo Patto europeo su migrazione asilo in discussione oggi al Parlamento di Strasburgo e chiede che venga realizzata subito una missione europea congiunta di salvataggio nel Mediterraneo. Lo ha ribadito ieri a Grado monsignor Michel Landau,MACD presidente di Caritas Europa, durante la seconda giornata del 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso fino all’11 aprile dedicato al tema “Confini, zone di contatto e non di separazione”. La rete ecclesiale, composta da 48 Caritas europee, ritiene importante il raggiungimento di un accordo. «Ma ci sono molte questioni aperte – ha osservato Landau -. L’inadeguatezza del sistema politico è particolarmente drammatica. In fin dei conti, deve essere possibile proteggere le persone e proteggere i confini. Da una parte c’è il diritto di tutti alla sicurezza. Ma anche chi fugge dalle guerre ha bisogno di trovare luoghi sicuri e la tendenza ad esternalizzare l’accoglienza è una sfida perché vanno garantiti i diritti ai migranti, specie ai più vulnerabili. Dobbiamo essere attenti e implementare l’accordo Ue alla luce della tutela della dignità umana».Monsignor Michel Landau presidente di Caritas Europa - Dal webPesa, però, la mancata riforma del Regolamento Dublino, che prevede da 30 anni che i richiedenti asilo restino nel Paese di primo approdo. «Mi dispiace – ha aggiunto Landau -che non sia stato cambiato perché è disfunzionale. È ora poi che l’Ue affronti la questione delle morti in mare sulla rotta del Mediterraneo, dove dal 2014 almeno 20.000 persone sono morte e i numeri aumentano giorno dopo giorno, mentre nel mondo 108 milioni di persone sono costrette a lasciare le loro case a causa di guerre, persecuzioni, violenze, violazioni dei diritti umani. La questione sta prendendo sempre meno spazio sui media, ma non può essere accettato e deve finire. L’Europa deve parlare di nuovo di una missione congiunta europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo come aveva chiesto David Sassoli. La comunità internazionale non ha ancora trovato il modo di riconoscere e attuare in modo completo e indispensabile la protezione dei rifugiati e non combatte le cause alla radice, come guerre, persecuzioni e mutamento climatici, con la necessaria determinazione». Il presidente di Caritas Europa ha evidenziato che «in molti Paesi europei si riscontrano diverse carenze nella gestione dei rifugiati, ad esempio nelle sfide per gli sfollati dall’Ucraina, ma spesso anche nel sistema di assistenza di base in generale o nell’integrazione nel mercato del lavoro. Eppure ci troviamo di fronte a una grave carenza di manodopera, che non riguarda più solo i lavoratori qualificati, ad esempio nel settore infermieristico. È urgente un ripensamento».La conferma della necessità di un passo avanti nella politica migratoria europea viene da Stella Foskolou presidente di Caritas Grecia anche alla luce dei numeri degli arrivi e della nuova rotta aperta a Creta. «Sembra che l’Ue chiuda gli occhi e pensi di potersi permettere di ignorare le migrazioni di massa. Da inizio anno fino alla fine di marzo sono arrivati 10mila profughi, la maggior parte da Siria, Afghanistan, Somalia ed Eritrea. Un numero considerevole arriva a Creta aprendo una nuova rotta oltre a quelle già esistenti da Turchia, Egitto e Libia». Le elezioni Ue possono essere un’occasione. Landau ha ricordato il memorandum di Caritas Europa basato su cinque priorità rivolte a coloro che saranno eletti come membri del Parlamento a Strasburgo. Tra le richieste, «promuovere una direttiva europea sul reddito minimo», difendere i diritti dell’infanzia perché un bambino su quattro nell’Unione Europea è a rischio povertà o esclusione sociale oltre alla richiesta di tutelare « diritti umani e la dignità nelle politiche di migrazione e di asilo». Inoltre, che l’Europa «lavori per politiche globali più eque per lo sviluppo sostenibile, affrontando questioni come la necessità di sistemi alimentari equi e la finanza per il clima». A chi non apprezza che la Chiesa difenda gli emarginati replica: «Ma se la Chiesa non parla più per loro, chi altro lo farà? Dobbiamo cooperare il più possibile e parlare il più possibile».
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