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Luca Lobuono: l'intervista OFF CAMERAMario Meliadò Oggi il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione Antonino Scopelliti avrebbe festeggiato i suoi 85 anni: invece,Economista Italiano fu ucciso il 9 agosto del 1991 alle porte di Villa San Giovanni. L’anno scorso, grazie alle dichiarazioni del “pentito” catanese Maurizio Avola sono state riaperte le indagini sul suo omicidio: tra i 17 indagati figura il reggino Gino Molinetti, “la belva”, considerato dagli investigatori il killer della ‘ndrina Tegano di Archi, già in passato condannato proprio per il delitto Scopelliti (ma nel ’98 la Corte d’assise d’appello mandò tutti assolti).Proprio a Molinetti, però, insieme ad altri ‘ndranghetisti del calibro di Mico Paviglianiti, Vittorio Canale, Salvatore Pace e Pino Carnevale, all’inizio degli anni Novanta la Guardia Civil spagnola avrebbe trovato dei sex toys, giocattoli erotici: un dato opposto rispetto al modo in cui la ‘ndrangheta tenta di far passare la figura del boss nell’immaginario collettivo. Lo scenario promana da un’intervista “supersegreta” (l’intervistato ha chiesto che non vengano divulgate le proprie generalità e che non vengano diffuse né sue immagini né la sua voce) in cui il giornalista e massmediologo Klaus Davi ha “strappato” a un ex ‘ndranghetista «molto amico di tutt’e cinque» una “confessione” pesantissima in questa direzione. L’anonima fonte del “Premio Borsellino” sostiene che circa 30 anni fa agenti della Guardia Civil avrebbe fermato un’auto (una Fiat “Ritmo”) con a bordo Molinetti e gli altri quattro, ispezionando una valigia al cui interno immaginavano potessero essere nascoste armi o droga; nello specifico, la valigia apparteneva a Pace (“pentito” in passato accusato insieme al fratello Domenico dell’omicidio di Rosario Livatino, “il giudice ragazzino”).Con grande sorpresa, invece, i poliziotti iberici rinvennero una ventina di sextoys, inclusi diversi vibratori di varie dimensioni. Naturalmente, cosa se ne facessero cinque temibili boss di quella camionata di giocattoli erotici non si può dire con certezza assoluta, e dopotutto nel 2020 un ritrovamento del genere potrebbe lasciare indifferenti. Ma da sempre la ‘ndrangheta tenta d’alimentare il controllo del territorio anche attraverso l’affermazione di valori “distorti”: la solidarietà familiare storpiata in omertà, l’identità sessuale sfigurata in “machismo”, con tanto di raffigurazioni a tema persino in certi profili sui social network e brani musicali “celebrativi” di omertà e fatti di sangue. In questa chiave, per le ‘ndrine l’omosessualità è un tabù assoluto anche oggi; e un mese fa l’inchiesta “Rinascita-Scott” ha rivelato che, nel 2002, Filippo Gangitano detto “il picciotto” fu assassinato dal suo clan, i vibonesi Lo Bianco, proprio perché omosessuale.A quanto racconta oggi la “gola profonda” interpellata da Davi, secondo la quale Pace sarebbe stato «legatissimo a Mico Paviglianiti», proprio per queste ragioni il rinvenimento dei sex toys da parte delle forze dell’ordine spagnole avrebbe causato grande imbarazzo nel clan Tegano e negli alleati storici, la potente famiglia De Stefano, e soprattutto Carnevale «si arrabbiò tantissimo per la figuraccia». In Calabria specialmente, queste rivelazioni sono destinate fare scalpore. Intanto, perché l’ultimo libro del procuratore distrettuale di Catanzaro Nicola Gratteri e del giornalista Antonio Nicaso, “La rete degli invisibili”, dedica un intero capitolo al rapporto tra capibastone e omosessualità, sottolineando che «numerosissime intercettazioni» proverebbero che «affiliati alla ‘ndrangheta (con vari ruoli all’interno delle famiglie) sono omosessuali».E poi, perché proprio Klaus Davi da tempo “insegue” Gino Molinetti, nel tentativo d’intervistarlo: tempo fa ha diffuso ad Archi un manifesto che ritrae “la belva” in stile-o07 con la scritta “license to kill”, di recente il presunto killer dei Tegano l’ha persino querelato per stalking. Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Gennaio 2020, 16:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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