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Alberto Matano: «Ho amato le donne prima di Riccardo, la mia ex la sento ancora. Le etichette? Mi sono sempre andate strette»Quando si parla di intelligenza artificiale,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock ci si chiede sempre in che modo possa sostituire o aiutare l’uomo. Vari risvolti pratici e applicazioni si sono trovati nella continua ricerca dello sviluppo dell’AI: in ambito sanitario, in ambito legale e in molti altri settori, l’intelligenza artificiale fornisce già importanti soluzioni.Uno dei temi che riscuote grande attenzione tra gli esperti è il rapporto dell’AI con il mondo dell’arte. In che modo l’intelligenza artificiale può coesistere con artisti e opere artistiche?Come l’intelligenza artificiale può sostituire il fattore umano nell’arteL’arte, intesa come come creazione dell’opera da parte dell’artista e come sensazione ed emozione manifestata dall’osservatore, è forse ciò che rende unico l’essere umano. La soggettività del gusto e la diversità dei sentimenti generati per le singole esperienze di ognuno non sono però una motivazione per tenere distanti i mondi dell’intelligenza artificiale e quello dell’arte.Recentemente abbiamo assistito a un’importante innovazione nell’ambito dell’autenticazione delle opere. Grazie allo sviluppo di una nuova tecnologia di AI, ideata da Ian Goodfellow, ricercatore e informatico statunitense, chiamata GAN. GAN sta per Generative Adversarial Network, tradotto Rete Generativa Avversaria. È un sistema di intelligenza artificiale in cui una coppia di reti neurali, formate da un generator (che ha il compito di produrre nuovi dati) e un discriminator (che apprende come distingurli da quelli creati artificialmente), agiscono in contrapposizione. Nel sistema dell’autentificazione, ad esempio, il generator crea il falso e il discriminator agisce per individuarli.Questa tecnologia, oltre che dare un importante contributo per l’autenticazione delle opere, ha creato un’opera d’arte vera e propria. “Il ritratto di Edmond de Belamy della famiglia de Belamy”, battuta all’asta da Christie’s per 432.500 dollari. Il risultato è stato ottenuto dall’elaborazione di un algoritmo che ha anzalizzato le tecniche pittoriche di 15000 immagini prodotte in un periodo che va dal XIV al XX secolo. Dietro la creazione dell’opera prodotta dalla macchina c’è un team di ingegneri, membri del collettivo francese Obvious che hanno utilizzato un’algoritmo dell’americano Robbie Barrat. Barrat ha accusato Obvious di mercificare l’alogritmo, che secondo lui rappresenta la vera opera d’arte. La firma apposta sul quadro è una formula matematica. Questo è un importante spunto che ci fa riflettere su una domanda fondamentale: a chi attribuire il copyright dell’opera realizzata dall’intelligenza artificiale?Come stabilire l’attribuzione di un’opera creata dall’AIIn Italia per godere della titolarità di un diritto è necessario essere in possesso della capacità giuridica. Le macchine, quindi, non godendo di capacità giuridica ne sono escluse. Nella relazione del Parlamento Europeo sui diritti di proprietà intellettuale per lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale del 2 ottobre 2020, viene esclusa esplicitamente la tutela del diritto d’autore nei confronti delle opere create dall’IA, sulla base del fatto che un’opera deve avere per definizione “carattere creativo”, quale espressione del lavoro intellettuale umano e della personalità stessa dell’autore-uomo.La strada per normare questo tema è ancora lunga e complicata. Piccoli passi però si stanno compiendo. Recentemente è stato proposto dalla Commissione Europea un regolamento per introdurre regole comuni per l’AI per gli Stati Membri.Le forme d’arte in cui viene applicata l’intelligenza artificialeLe potenzialità dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’arte non sono solo finalizzate a quelle visive come visto nell’esempio precedente. Anche nel campo musicale e letterario ci sono state delle innovazioni interessanti. Ci sono esempi di AI che sono in grado di scrivere poesie: ne è un esempio Bot Poet Society, che ogni giorno pubblica poesie realizzate tramite algoritmi. Nella sua versione originale, Bot Or Not, l’utente veniva posto davanti a due poesie, una scritta dalla macchina e una scritta dall’uomo. Non sapendo chi ha scritto cosa, doveva decidere quale è stata scritta dall’uomo. Nel caso di Bot or Not, alcune poesie sono riuscite a ingannare il 65% degli utenti. Nel campo musicale, invece, Amper è un esempio di come creare musica anche non essendo professionisiti, indicando semplicemente dei parametri come genere e ritmo.Importanti passi in avanti sono stati fatti anche nel campo emozionale dell’arte. ArtEmis è un sistema di intelligenza artificiale dotato di intelligenza emotiva progettato da un team di ricercatori dell’università di Stanford. La mission del progetto è quella di far classificare al sistema i dipinti in otto categorie emotive attraverso un testo che descrive ogni singola opera abbinandola ad un’emozione. ArtEmis è il frutto di un grande lavoro di sperimentazione che ha visto l’impiego di oltre 6500 volontari che hanno valutato 81 mila dipinti in base alle loro emozioni. Il sistema di AI ha presentato risultati eccellenti come nel caso de “la decapitazione di Giovanni Battista” di Rembrant in cui riconosce il dolore nell’espressione dell’uomo mozzato e la soddisfazione sul viso di Salomè, la donna a cui viene posta la testa davanti. In altri casi ha presentato risultati meno brillanti, in cui il sistema ha scambiato un quadro per della vaniglia.In un mondo in cui si legano intelligenza artificiale e arte, materie apparentemente distanti, sono molti, come abbiamo visto, i punti in comune su futuri utilizzi che potranno essere di supporto in questo settore.
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