Usa, poliziotto uccide ragazzo afroamericano disarmato nel suo lettoArgentina, due persone morte per una polmonite di origine sconosciutaNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 376
La bara della Regina Elisabetta II è vuota? Le teorie complottiste sulla morte della sovranaFrancesca Binfarè La voce si allena come tutto il resto del corpo. E per farlo bisogna usare anche il cuore. È quello che fa Pachy Scognamiglio,analisi tecnica vocal coach delle star italiane della musica. Ha 37 anni e dopo un periodo difficile, raccontato nel libro Il secondo giro di giostra, 10 anni fa gli è stata diagnosticata la fibromialgia, che l’ha costretto ad abbandonare il sogno di fare il cantante. Così Pachy è diventato vocal coach: il metodo che ha ideato, e che mette al centro la persona, si chiama HeARTvoice, e lo insegna nella sua scuola di Milano. Non solo ai cantanti big. Si è tra l’altro ispirato all’antigravity yoga: fa cantare anche appesi a testa in giù, così il corpo si rilassa e la voce si dispiega.Lei è total coach: cosa fa? «La fibromialgia mi ha causato una perdita di voce, allora ho esplorato le connessioni voce-corpo. Mi definisco total coach perché lavoro sulla voce e sull’aspetto emotivo della performance, spesso conosco le paure dei cantanti. Seguo tanti artisti, Emma, Mahmood, Alfa, BigMama, Marracash, ma mi sto concentrando tanto sugli emergenti».Lei trasforma il dolore in identità artistica. Come? «Bisogna imparare a gestire il dolore e trasformarlo in creatività. Il dolore è una risorsa se usato nel modo giusto; ma quando è il caso bisogna rivolgersi a psichiatri e psicoterapeuti. Io sono un coach che lavora nell’industria musicale, che è fatta da ragazzi che hanno una loro emotività e con cui bisogna dialogare, come ho fatto con l’evento Il tuo genio è la tua ferita (alcune settimane fa nda). In quel caso hanno parlato professionisti come Madame, raccontando le difficoltà di questo contesto, la pressione dei numeri, i social giudicanti».Quali sono i problemi più frequenti dei big? «Un “dolore” che li accomuna è sentirsi dire “non hai diritto di soffrire perché sei fortunato”. Il diritto alla sofferenza non deve mancare a nessuno. Ma la sofferenza si può gestire, e farla diventare “amica”». riproduzione riservata ® Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Agosto 2024, 06:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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