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Meloni in Cina, l'incontro con Li e l’annuncio di un “piano triennale per nuova fase cooperazione”Simon Adingra e Oumar Diakite sono gli autori dei due gol che hanno portato la Costa d’Avorio in semifinale alla Coppa d’Africa,criptovalute in programma mercoledì 7 febbraio (la finale domenica 11). Sono due fra i talenti cresciuti nelle giovanili dei club locali, dai quali i più bravi partono per cercare di affermarsi in Europa. Viaggio in un sistema di formazione che spesso deve combattere contro interessi opachiSimon Adingra e Oumar Diakite hanno segnato i gol che hanno portato la Costa d’Avorio in semifinale alla Coppa d’Africa, mandando in estasi Abidjan per la terza volta in dieci giorni. «Merci mes petits», grazie miei piccoli, hanno urlato i tifosi per loro, rispettivamente del 2002 e del 2003. C'è un affetto particolare che lega gli ivoriani ai due talenti nati e cresciuti in Africa, specialmente a Diakite che ha fatto tutta la trafila giovanile nell'Asec Mimosas prima di unirsi al Red Bull Salisburgo nel 2022, per essere acquistato poi dal Rennes l'anno successivo. L'Asec, il club più importante e tifato del Paese, è associato all'Accademia Mimosifcom, il centro di formazione della società lanciato nel 1993 dal presidente Roger Ouegnin e dall'ex nazionale francese Jean-Marc Guillou.Nel complesso sportivo di Sol Beni, nella municipalità di Cocody, è stata costruita la generazione d'oro dei Kolo e Yaya Toure, gli uomini che insieme a Didier Drogba hanno qualificato la Costa d’Avorio a tre edizioni consecutive dei Mondiali, tra il 2006 e il 2014. Nel 2015 è arrivata la consacrazione continentale con la conquista della seconda Coppa d’Africa nella storia degli Elefanti. Guillou ha lasciato l'Asec all'inizio del nuovo millennio in conflitto con Ouegnin, ma i princìpi e le metodologie di lavoro da adottare con i giovani ragazzi sono rimasti uguali, tant'è che l'attuale rosa della nazionale è composta da sei calciatori sbocciati nella Mimosifcom.Un lavoro diventato un marchioOltre a Diakite, nella lista figurano Ghislain Konan, Jean-Michaël Seri, Odilon Kossounou, Karim Konate e Badra Ali Sangare. Quanto studiato e applicato da Guillou si è rivelato efficace e questa accademia si è trasformata nel primo grande centro di formazione calcistico d’Africa. Per questo motivo, dopo la rottura con l'Asec, il formatore francese ha deciso di fondare un proprio marchio – JMG – ed esportare la formula vincente in altri Paesi africani. Innanzitutto nel vicino Mali, dove nel 2002 è sorta la JMG Academy di Bamako. La nuova creatura di Guillou ha prodotto anche là numerosi elementi di spicco per la nazionale delle Aquile. Tra questi Amadou Haidara, Yves Bissouma, Adama Noss Traore e Nene Dorgeles. A un certo punto dello scorso decennio, la JMG contava undici accademie, di cui sei in Africa.L’Africa mediterraneaHa raggiunto anche il nord del continente. Le avventure in Egitto e Algeria sono cominciate nel 2007. La prima, poco fortunata, è terminata nel giro di otto anni. La seconda, particolarmente redditizia, è stata avviata in collaborazione con il Paradou AC. In sedici anni di attività ha inviato in Europa una dozzina di calciatori promettenti. Tre di loro si sono affermati e oggi fanno parte della nazionale algerina: Ramy Bensebaini, Youcef Atal e Hicham Boudaoui. In alcuni casi, come quelli di Asec e Paradou o quello della Mohamed VI in Marocco, queste accademie partecipano ai campionati senior e/o giovanili dei Paesi che le ospitano e contribuiscono all'innalzamento del livello delle competizioni locali anche attraverso il prestito o la vendita dei propri talenti ad altri club del campionato. In altri, pur prendendo parte ai tornei locali, le accademie sono effettivamente succursali di club europei.In SenegalIn Senegal la Generation Foot, da cui sono emersi Emmanuel Adebayor e Sadio Mane, più recentemente Lamine Camara, ha firmato un accordo col Metz nel 2003. Il partenariato è stato rinnovato a novembre fino al 2033 e permette alla società francese di accaparrarsi i migliori calciatori del club non appena questi siano ritenuti pronti. I trasferimenti avvengono solitamente quando i ragazzi hanno tra i 18 e i 20 anni, una condizione che impedisce alla Generation Foot di effettuare il salto di qualità necessario per competere a livello continentale.  È il compromesso a cui è sceso il presidente Mady Toure, ex calciatore guineano che ha fondato l'accademia nel 2000, per salvaguardare l'esistenza della società grazie agli investimenti del Metz.In Nigeria e GhanaInfine, c'è il caso delle accademie che considerano lo sviluppo di giovani calciatori un vero e proprio business. Non sono affiliate alle leghe nazionali e disputano soltanto tornei amichevoli dedicati alle categorie giovanili. L’obiettivo principale è trovare i diamanti più preziosi per poterli sgrezzare e rivendere al miglior offerente. Il fenomeno di queste accademie private è diffuso principalmente in Paesi quali Nigeria e Ghana. Nella prima si sono estese a macchia d’olio e tendono a vendere i calciatori direttamente ai club interessati. Un esempio è la Ultimate Strikers per cui è passato Victor Osimhen. Nel secondo a farla da padrona è la Right To Dream, da cui provengono il sopracitato Adingra e Mohammed Kudus. Di proprietà del conglomerato egiziano Mansour Group, questa accademia vanta un rapporto speciale con il FC Nordsjælland. Nel 2015 la Right To Dream, fondata nel 1999 da Tom Vernon, ex capo scout per l'Africa del Manchester United, ha acquisito il 97% delle azioni del club danese. Va da sé che il Nordsjælland è ben presto diventata la tappa intermedia da cui i maggiori talenti dell’accademia spiccano il volo, garantendo ai suoi proprietari ottimi profitti.Yasin Mansour, a capo dell'omonimo conglomerato, ha compreso le potenzialità di questo sistema e ne ha già avviato l'espansione. Nel 2022 ha acquistato il club egiziano Tut FC e lo ha inglobato nella galassia Right To Dream. Nel 2023 ha fondato anche il FC San Diego, una nuova franchigia della MLS che debutterà nel campionato statunitense l'anno prossimo. A prescindere dalla natura delle accademie appare evidente come i Paesi africani non riescano a godersi i propri talenti in casa, il che rappresenta un passo fondamentale per rendere più competitivi i campionati locali e di riflesso le nazionali, ora troppo dipendenti dai calciatori formati in Europa.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediAlex ČizmićGiornalista sportivo, ha una newsletter sul calcio africano

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