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Il Bonus Veicoli Sicuri: ecco chi può ottenere questo contributoQuesto è un nuovo numero di La Deutsche Vita,Capo Analista di BlackRock la newsletter di Domani sulla Germania. Per iscriverti alla newsletter in arrivo ogni lunedì pomeriggio clicca qui. Buona lettura. Continua lo scontro sotterraneo interno al governo tra il cancelliere Olaf Scholz e i suoi alleati di governo Verdi, con ricadute sul posizionamento internazionale della Germania. Parliamo anche degli effetti del freno del debito sui pagamenti dello stato tedesco ai sopravvissuti della Shoah e del nuovo abbonamento ai mezzi a 49 euro. Sempre in tema ambientale vi raccontiamo la vicenda dei manifestanti che, bloccando il traffico, hanno fermato anche un'ambulanza che trasportava una ciclista gravemente ferita. Liebe LeserInnen, Continua lo scontro sotterraneo interno al governo tra il cancelliere Olaf Scholz e i suoi alleati di governo Verdi, con ricadute sul posizionamento internazionale della Germania. Parliamo anche degli effetti del freno del debito sui pagamenti dello stato tedesco ai sopravvissuti della Shoah e del nuovo abbonamento ai mezzi a 49 euro. Sempre in tema ambientale vi raccontiamo la vicenda dei manifestanti che, bloccando il traffico, hanno fermato anche un'ambulanza che trasportava una ciclista gravemente ferita. La sua morte ha provocato un grosso dibattito sul metodo scelto da Letzte Generation per attirare l'attenzione dei cittadini sul cambiamento climatico. La Cina è vicina Con il cancelliere di ritorno dal tanto discusso e criticato viaggio in Cina, è ora di fare un bilancio. Secondo la maggior parte dei commentatori, Olaf Scholz si è battuto meglio di quanto atteso nelle 11 ore del suo viaggio lampo a Pechino. La Zeit ha prodotto un accurato resoconto, appuntamento per appuntamento, della visita del cancelliere e dà particolare rilievo alle comunicazioni congiunte alla stampa dei due capi di governo. Secondo lo Spiegel, il viaggio è andato meglio delle attese per quanto riguarda il tono delle osservazioni che Scholz ha fatto a Xi, dal quale ha ottenuto l'affermazione che la Cina "respinge una minaccia dell'impiego delle armi nucleari", una posizione più netta di tutte le frasi che Pechino ha usato finora nel conflitto ucraino. Da parte cinese, inoltre, la prima visita di un capo di governo occidentale dopo due anni in cui i rapporti con Europa e Stati Uniti sono decisamente peggiorati è stata accolta con grande interesse e con la certezza che gli Stati Uniti non sarebbero riusciti ad allontanare Berlino da Pechino. Loda l'approccio diretto del cancelliere anche ai temi spinosi pure il Deutschlandfunk, mentre la Welt avrebbe voluto una difesa più vigorosa della situazione delle imprese tedesche - che secondo il quotidiano conservatore vengono bullizzate dal regime - sul posto. La Tagesschau dà un bilancio tutto sommato positivo del viaggio del cancelliere, sottolineando però come può trattarsi solo di un primo passo nella riorganizzazione dei rapporti tra Cina e Germania: nella trasferta è rimasto ancora troppo business as usual. Devastante il giudizio del quotidiano Taz, che definisce la politica cinese di Scholz "disastrosa": secondo Felix Lee la formula "Wandel durch Handel", che Willy Brandt propose per recuperare i rapporti con l'Europa orientale attraverso il commercio, non è applicabile con la Cina, che anzi si è chiusa sempre più su sé stessa diventando una dittatura. E' quindi fin troppo tardi per invertire la rotta ed evitare che lo sviluppo cinese avvenga a spese delle economie occidentali. L'aspetto forse più interessante di un viaggio che ha scontentato i partner europei per ottenere risultati positivi ma molto limitati è però forse lo scontro sotterraneo che continua a consumarsi tra cancelleria e ministero degli Esteri. La ministra verde Annalena Baerbock non ha risparmiato critiche sui casi Cosco ed Elmos, e la settimana scorsa è passata dalle parole ai fatti, visitando Kazakistan e Uzbekistan per costruire un contrappeso politico alla Cina in Asia. Passo falso L'ultima settimana ha guadagnato l'onore delle cronache anche la poco felice (per dirla con un eufemismo) idea del ministro delle Finanze Christian Lindner di tagliare i fondi per il tradizionale risarcimento della Germania ai sopravvissuti della Shoah. La ragione è la rigida posizione con cui il ministero delle Finanze ha approcciato le trattative annuali in cui la rappresentanza dei sopravvissuti e il governo tedesco decidono una cifra che viene versata ai circa 250mila ancora in vita. Quest'anno i mediatori avevano opposto alle richieste dell'associazione ebraica l'obbligo di tagliare le spese per rientrare nei criteri previsti dal freno al debito, che torna in vigore l'anno prossimo. Secondo il ministero, le richieste erano esagerate in confronto al numero di sopravvissuti ancora in vita. Una proposta che ha provocato irritazione e stupore oltre che nelle comunità ebraiche anche nelle cancellerie internazionali: oltre a quella israeliana, si sono mosse anche quella britannica e quella americana. In una lettera, il ministro degli Esteri Antony Blinken ha chiesto "aiuto" per le trattative annuali tra la Jewish Claims Conference e il governo tedesco. Anche gli altri colleghi di Lindner hanno cercato di riportarlo a più miti consigli, come anche i tecnici del ministero, esperti di questo tipo di trattative che in passato erano state gestite con rispetto, ma in maniera rapida. A risolvere l'impasse è stato Wolfgang Schmidt, ministro federale per gli affari speciali e capo della cancelleria, che con l'autorevolezza del suo incarico ha imposto al ministro di stanziare gli 1,38 miliardi necessari. Un soluzione che però non cancella la grave gaffe che ha investito il ministro liberale, che nonostante tutto ha scelto di concludere la vicenda inviando una lettera personale alle associazioni ebraiche, in cui non perde occasione di elogiare la propria capacità di trovare un accordo "nonostante il fatto che l'anno prossimo la Germania tornerà a rispettare il freno del debito". Ticket verde Dopo l'estate, torna l'abbonamento agevolato ai mezzi pubblici voluto soprattutto dai Verdi. Non è stato possibile replicare l'esperienza dei 9 euro che permettevano di usufruire di tutti i mezzi eccetto l'alta velocità, ma governo federale e Land hanno trovato l'accordo sulla cifra di 49 euro al mese. La misura ha provocato ovviamente l'esultanza dei Verdi, ma secondo gli esperti 49 euro rischiano di essere troppi per le persone meno abbienti. L'opzione a 9 euro, invece, li avrebbe fatti sentire più inclusi. Altri sostengono che per il futuro saranno necessarie iniziative di impatto maggiore per convertire definitivamente la popolazione alla mobilità sostenibile. Ultima protesta? La protesta di Letzte Generation, parente dell'italiana Ultima generazione, ha provocato un grosso dibattito sulle strategie di opposizione e sull'opportunità di punire i blocchi stradali degli attivisti. Delle proteste e dell'ostilità di media conservatori come Bild avevamo già parlato la settimana scorsa. La discussione è stata provocata da un episodio tragico accaduto a metà settimana scorsa: una donna in bici era rimasta coinvolta in un incidente con un camion e l'ambulanza che avrebbe dovuto soccorrerla era rimasta imbottigliata in una coda provocata dal blocco stradale degli ambientalisti. Letzte Generation e alcuni volti noti dell'ecologismo tedesco hanno preso le distanze dall'episodio, che ha gettato una luce sinistra sulle proteste. «Chiariamo: che la ciclista sia morta nel traffico è terribile. Siamo mortificati e ci uniamo al dolore. Ma è giunta l'ora di tracciare una linea di confine. L'incidente è successo a diversi chilometri dal posto che abbiamo scelto per manifestare. I media stanno strumentalizzando l'incidente, non possiamo crederci. Ma nulla di quel che può arrivarci dalla persecuzione pubblica ci distoglierà dal fare l'unica cosa moralmente giusta: non fermarci in una crisi decisiva, ma darci da fare. Continueremo a fare resistenza» ha scritto in un comunicato Letzte Generation. Mentre gli attivisti continuano a incollarsi alla strada e bloccare gli incroci, alcuni loro colleghi sono stati arrestati in diverse città tedesche. Due dei manifestanti che avevano provocato la coda che ha bloccato l'ambulanza sono state arrestate per omissione e ostacolo al soccorso. A Monaco, tredici arrestati rischiano di passare la maggior parte dei 30 giorni che li separano dal processo in carcerazione preventiva. Le critiche sono arrivate da larghe parti dell'arco costituzionale, anche dal presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, che ha espresso preoccupazione che questo tipo di iniziative siano controproducenti per il sostegno alla causa. Dopo l'incidente della ciclista, i conservatori chiedono che le pene vengano addirittura rafforzate nel caso in cui le proteste trattengano i soccorsi, ma la coalizione semaforo per il momento respinge la proposta. Secondo Spd, Verdi e Fdp ci sono già strumenti sufficienti per arginare le proteste. Inoltre, inasprire le sanzioni potrebbe provocare una radicalizzazione ulteriore dei manifestanti. Canale unico Tom Buhrow, il direttore del Wdr, una delle emittenti pubbliche regionali di maggior peso nel panorama tedesco, si è espresso per la fusione dei due canali pubblici nazionali tedeschi, Ard e Zdf, per "recuperare la parte migliore di entrambe". Secondo il responsabile, i numerosi scandali legati ai conflitti d'interessi interni alle realtà locali della rete pubblica rendono necessaria una razionalizzazione che sconfigga i meccanismi di protezione che le sedi regionali mettono in atto di fronte alle richieste della direzione centrale. Buhrow si chiede anche se c'è ancora bisogno di due reti nazionali parallele e tante regionali più piccole che hanno comunque redazioni e programmazioni autonome. Ma la soluzione secondo il direttore della testata regionale più influente non può che essere trovata a livello nazionale. L'unificazione delle piattaforme si scontra con l'impostazione federale del paese e della televisione pubblica, che a sua volta è legata ai singoli Land. La riforma incoraggiata da Buhrow è interessante perché può dare lo slancio alle modifiche necessarie per rimettere in sesto una struttura rigida come quella dell'öffentlicher Rundfunk e risolvere il rimpallo di responsabilità che va avanti da anni tra le sedi regionali e i governi locali, che vedono uno nell'altro la ragione della mancanza dei fondi e degli sprechi. Possibile anche che venga ritoccato il canone, che attualmente ammonta a 18 euro mensili per famiglia. Correnti marine Avevamo riaperto la questione del rapporto tra il governo tedesco e quello nuovo italiano la settimana scorsa con una rassegna delle parole che aveva utilizzato Giorgia Meloni in passato per governi di Berlino. Nel frattempo, si è acutizzato il caso Humanity 1, che rischia di esacerbare le tensioni: Roma si è rivolta al governo tedesco per avere informazioni sulle persone a bordo e da Berlino era arrivata la richiesta di soccorrere la nave e permettere lo sbarco dei migranti. Ora, i due esecutivi sostengono di essere in stretto contatto, ma il rifiuto del capitano (tedesco) della nave di riprendere il largo con i migranti che non sono stati accolti potrebbe creare nuovi screzi. La stampa tedesca non enfatizza particolarmente la contrapposizione. Il quotidiano di sinistra Taz dedica anzi alla vicenda un editoriale molto critico che raccomanda di diffidare dall'apertura di Meloni sull'accoglienza di minori, donne e persone in difficoltà. Ma all'indomani delle elezioni italiane si era già schierato su questo punto il direttore della Welt, giornale di destra, Ulf Poschardt. Il suo editoriale del 26 settembre si intitolava Nel paese dei saccenti, e la sua tesi era quella che la vittoria della destra in Italia si potesse attribuire in parte anche alla politica di Berlino, «la cui immagine moralista dell'Europa infastidisce un numero sempre maggiore di europei». Ad approfondire il ruolo dell'immagine di Berlino tra i partner è la Zeit, che dedica un podcast all'immagine dei tedeschi e dei partner alpini Austria e Svizzera: la reputazione della confederazione, per esempio, ha sofferto tanto l'inizio della guerra in Ucraina, a causa della sua decisione di non fornire munizioni a Kiev. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLisa Di Giuseppe Scrivo di politica, economia ed esteri (soprattutto Germania). Ho lavorato per Reuters, La7, Corriere della Sera e Public Policy. Su Twitter sono @sallisbeth

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